La qualità della vita in Umbria presenta oggi aspetti complessi, soprattutto se valutata attraverso dati recenti sulla salute e il benessere della popolazione. Un’analisi approfondita contenuta nel XIII Rapporto Crea Sanità dell’università di Roma Tor Vergata evidenzia come la regione si collochi agli ultimi posti rispetto ad altre realtà italiane, ma segnala anche i tentativi in atto per modificare questo quadro. Il ruolo del piano sociosanitario regionale diventa quindi centrale nel tentativo di rispondere ai bisogni sociali e sanitari in maniera integrata e più efficace.
L’analisi del rapporto crea sanità sulle performance regionali tra 2019 e 2024
Il XIII Rapporto Crea Sanità, presentato a Roma, fotografa la situazione dei servizi sanitari regionali concentrandosi su un arco temporale che va dal 2019 al 2024. Tra i dati più significativi, emerge un confronto chiaro sulle diverse performance in Italia, soprattutto riguardo alla qualità della vita legata alla salute. La misura utilizzata è il Qaly, che combina durata e qualità di vita per fornire un’indicazione unica della situazione.
Confronto tra regioni italiane
Il Trentino-Alto Adige si conferma in cima alla classifica con un valore di 0,938, a sottolineare una situazione di benessere superiore alla media nazionale. Al contrario, l’Umbria registra il valore più basso, a 0,840 Qaly, segnalando una condizione più difficile nella percezione e realtà di salute. I dati indicano quindi un divario importante tra Umbria e alcune regioni del nord, ponendo interrogativi sulle ragioni di questi risultati.
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Questi numeri non si fermano all’aspetto puramente sanitario; rimandano anche a condizioni più ampie di tutela sociale e assistenza. Il report segnala che, pur offrendo una protezione socio-sanitaria di livello medio, l’Umbria rientra tra le nove regioni definite “resilienti”, avendo superato il 70% dei criteri di sostenibilità e qualità. Questo indica che sul fronte organizzativo e strutturale esistono elementi positivi su cui costruire.
La qualità della vita percepita in umbria e le criticità emerse
Nonostante la presenza di servizi accessibili come l’assistenza primaria e una buona disponibilità di farmaci, la percezione della qualità della vita in Umbria resta bassa. Il Rapporto mette in luce l’assenza di miglioramenti tangibili in questo ambito negli ultimi cinque anni. Questo dato fa riflettere sulle possibili cause, che vanno oltre la semplice offerta di servizi medici o sociali.
Fattori influenzanti la percezione del benessere
La qualità della vita percepita si lega a fattori complessi: non basta garantire l’accesso alle cure, ma occorre considerare come queste rispondano alle necessità quotidiane delle persone. Nel contesto umbro, le condizioni sociali, economiche e ambientali influenzano la percezione del benessere e rallentano il cambiamento. A questo si aggiunge la sfida di integrare la dimensione sanitaria con quella sociale, tenendo presente che i cittadini vivono situazioni dove i problemi non si possono scomporre in settori separati.
Questo scenario pone una pressione sulle istituzioni locali, chiamate a trovare risposte che coinvolgano l’intera rete di servizi e non solo singole prestazioni. I dati, infatti, suggeriscono che le strategie devono essere più articolate e incentrate su un approccio globale ai bisogni individuali.
Il piano sociosanitario regionale come strumento di cambiamento
La consapevolezza delle criticità ha spinto la Regione Umbria a ripensare il proprio metodo, concentrandosi sul Piano sociosanitario regionale, che comprende anche il Piano sociosanitario territoriale. Questi strumenti, in fase di costruzione, puntano a unire le dimensioni sanitaria e sociale, per migliorare la qualità della vita percepita.
Visione della direzione salute e welfare
Daniela Donetti, direttore Salute e Welfare della Regione Umbria, ha sottolineato che “il punto di partenza è modificare l’approccio classico, che tende a considerare separatamente assistenza sociale e sanitaria.” Nel nuovo modello, invece, la persona viene vista come un insieme di bisogni complessi, che vanno affrontati in modo integrato, soprattutto a livello territoriale. “Questo passaggio è cruciale perché manca una risposta unica, ma serve un sistema capace di cogliere le diverse sfaccettature che coinvolgono cittadini e famiglie.”
Il rapporto con i sindaci e le amministrazioni locali si è fatto più stretto proprio per condividere strategie e collaborare alla realizzazione di questo nuovo modello. L’aspetto territoriale è ritenuto fondamentale, soprattutto per rispondere alle specificità locali che non possono essere standardizzate.
Proposte e sfide per il futuro della salute e del welfare in umbria
L’esperienza finora raccontata mostra come l’Umbria abbia riconosciuto la complessità delle criticità, ma il percorso resta impegnativo. Il Piano sociosanitario si propone di orientare le azioni, ma la sua realizzazione richiede un lavoro costante e coordinato tra diversi attori.
Per dare concretezza ai cambiamenti serve un forte impegno soprattutto nell’assicurare servizi vicini alla popolazione, migliorare la comunicazione e abbattere le barriere che impediscono un accesso efficace. Le politiche devono quindi essere meno frammentate e più ancorate a una visione della persona nella sua globalità.
Dati e prospettive secondo il rapporto di tor vergata
Il Rapporto di Tor Vergata offre dati che non possono essere ignorati; quelli di Umbria indicano la necessità di un salto di qualità. Alcuni segnali di resilienza e sostenibilità riescono a infondere fiducia, ma “senza un cambiamento reale nei servizi e un coinvolgimento concreto dei territori difficilmente si potrà invertire la tendenza.”
La strada tracciata dal piano sociosanitario si confronta con queste sfide, mostrando la volontà di mettere al centro i bisogni reali dei cittadini, pur nella complessità di un sistema da ripensare e rafforzare.