La proposta fiscale one big beautiful bill approvata dalla camera degli stati uniti con un solo voto di scarto

La proposta fiscale one big beautiful bill approvata dalla camera degli stati uniti con un solo voto di scarto

La camera dei rappresentanti approva il one big beautiful bill, una manovra fiscale che modifica tasse, spesa pubblica e ambiente negli Stati Uniti, con impatti su debito, mercato obbligazionario e dollaro.
La Proposta Fiscale One Big Be La Proposta Fiscale One Big Be
L'approvazione del "one big beautiful bill" alla Camera USA introduce una vasta riforma fiscale con tagli alle tasse, aumento della spesa per la difesa e riduzioni della spesa pubblica, generando preoccupazioni per il debito pubblico, il mercato obbligazionario e la forza del dollaro, con possibili implicazioni globali. - Gaeta.it

La recente approvazione alla camera dei rappresentanti del one big beautiful bill ha acceso nuovi riflettori oltre oceano. Questa legge fiscale enorme e articolata, passata con un margine risicato tra i repubblicani, promette di stravolgere diversi aspetti economici e finanziari degli Stati Uniti. Le ripercussioni non si limitano solo a Washington: i mercati globali osservano attentamente ogni mossa, per capire come cambierà il quadro degli investimenti e degli scambi commerciali. Per comprendere cosa comporta questa proposta e perché interessa anche il nostro Paese, va considerata la portata degli interventi previsti e la strategia finanziaria che la sostiene.

La legge fiscale e i punti cardine della manovra economica

Il one big beautiful bill rappresenta una vera e propria manovra fiscale su larga scala. Viene confermato il rinnovo permanente di alcune normative introdotte nell’amministrazione trumpiana, mentre si prevedono nuovi tagli alle tasse e un incremento significativo della spesa per la difesa. Questi elementi rispecchiano l’agenda politica del partito repubblicano e di Donald Trump, il quale ha sostenuto la proposta con forza. Il nodo cruciale, ora, è individuare da dove arriveranno le risorse necessarie per finanziare tutti questi interventi senza mandare fuori controllo il bilancio.

Riduzione della spesa pubblica e modifiche ambientali

Per raccogliere fondi si punta soprattutto a ridurre la spesa pubblica. Il taglio più consistente inciderà sul Medicaid, programma sanitario per le fasce più deboli, insieme a una serie di modifiche alle leggi ambientali volute dall’era Biden, che saranno in parte smantellate o indebolite. Anche le normative sul dipartimento DOGE, legato a Elon Musk, subiranno ulteriori riduzioni. Ma questa non sarà l’unica fonte di entrate: la strategia punta molto sull’aumento delle entrate derivanti dai dazi doganali. Secondo Scott Bessent, segretario al tesoro, le entrate potrebbero arrivare tra i 300 e i 600 miliardi di dollari ogni anno. Difatti, ci sono pareri contrastanti sulle stime: lo Yale budget lab prevede introiti molto minori, sui 240 miliardi annuali nei prossimi dieci anni. Di fatto però, le condizioni attuali dei dazi sono tutt’altro che sicure e potrebbero modificarsi nel tempo.

Un’altra speranza di questa proposta è che la crescita economica possa compensare parte del deficit. Questo aspetto è tutt’altro che garantito, visto che l’impatto delle misure non sarà immediato, e i prolungamenti delle leggi vigenti, pur permanenti, difficilmente produrranno una spinta economica. Il resto dei fondi andrà a coprire un nuovo deficit, che causerà un aumento netto del debito pubblico statunitense. Le stime dicono che nei prossimi dieci anni la manovra provocherà una perdita di circa 3.800-5.000 miliardi di dollari nelle casse federali. Questi numeri si basano sull’attuale versione del disegno di legge.

Gli effetti sul mercato obbligazionario e sugli investitori

Il debito crescente dovrà essere finanziato soprattutto sul mercato obbligazionario, e già si vedono le prime reazioni di crescente tensione. Il rendimento dei titoli di stato trentennali americani è salito sopra il 5% negli ultimi giorni, per poi attestarsi al 4,94%. Tutto ciò riflette il timore di nuovi deficit importanti su un debito già elevato. Il recente declassamento di Moody’s ha peggiorato la fiducia degli investitori, aumentando di fatto i rendimenti richiesti per sottoscrivere i titoli. Già prima dell’approvazione del big bill, l’emissione di titoli ventennali ha avuto scarso successo, a dimostrazione di un mercato poco rassicurato dalle mosse della nuova amministrazione.

I bond vigilantes e il rischio di vendita di massa

Si parla di bond vigilantes, ovvero investitori pronti a vendere massicciamente i titoli qualora non intravedessero politiche fiscali sostenibili. Una possibile vendita di massa avrebbe come effetto un ulteriore aumento dei rendimenti, quindi un costo più alto per il governo americano nel ripagare gli interessi del debito. La percezione generale fra gli addetti ai lavori è che il debito pubblico stia seguendo una traiettoria poco sostenibile nel lungo periodo. Il deprezzamento del dollaro spinge ancor più in questa direzione, poiché peggiora la bilancia commerciale e aumenta i costi di importazione.

Il dollaro debole, i rischi e le opportunità per l’economia statunitense

Il cambio euro-dollaro riflette chiaramente questo momento difficile, attestandosi oggi a circa 1,135 dollari per un euro, un valore più alto rispetto ai primi mesi del 2025, quando stava poco sopra 1,03. Il deprezzamento non si limita all’euro, ma interessa anche altre valute. Questo indica che la valuta americana sta perdendo forza reale, non solo relativa rispetto ai suoi partner commerciali. L’incertezza nell’economia globale alimenta questo trend, anche se storicamente il dollaro si rafforzava durante i periodi di crisi, diventando un bene rifugio.

Oggi il suo indebolimento porta due effetti opposti. Da una parte rende più competitive le esportazioni americane, aiutando le imprese che vendono all’estero. Dall’altra, rende più costosi i prodotti importati, favorendo pressioni inflazionistiche. Questo mette la Federal Reserve davanti a un dilemma: la banca centrale potrebbe decidere di mantenere alti i tassi d’interesse più a lungo, o addirittura aumentarli, per contenere l’inflazione. Questo andrebbe in direzione contraria alle aspettative politiche di Trump e ai bisogni di crescita economica.

Nonostante tutto, gli Stati Uniti restano la più grande economia mondiale senza segni di crisi immediata. Il futuro del debito e del mercato obbligazionario resta incerto, specie se il Senato apporterà modifiche pesanti alla proposta di legge. Inoltre, la situazione internazionale influirà in modo rilevante su questi scenari, aprendo la porta a rischi e, al tempo stesso, a nuove possibilità di investimento. Le scelte dell’amministrazione americana nelle prossime settimane potranno modificare la prospettiva per i mercati finanziari e per l’economia globale.

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