Il consiglio regionale delle Marche ha appena approvato una legge che rinnova le regole per l’attività estrattiva nella regione. Questa normativa nasce con l’obiettivo di rendere le escavazioni più coerenti con le esigenze ambientali, favorendo il riuso e limitando l’apertura di nuove cave. Un passaggio pensato per sostenere la ricostruzione post sisma e altre opere pubbliche, assicurando anche un risparmio nei costi di approvvigionamento dei materiali.
La legge regionale riorganizza le attività estrattive senza nuove aperture di cave
Nel corso della seduta di questa mattina, l’aula regionale ha discusso e approvato una legge che mira a rivedere l’intera disciplina delle attività estrattive nelle Marche. Secondo l’assessore all’ambiente Stefano Aguzzi la nuova normativa garantisce una maggiore coerenza rispetto alle norme ambientali vigenti e semplifica i controlli e le procedure. La legge vieta l’apertura di nuovi siti di escavazione, ma permette di ampliare soltanto quelle cave già attive. Questo approccio punta a tutelare il territorio evitando nuove devastazioni del paesaggio e mantenendo la continuità nella produzione dei materiali necessari.
La legge è stata pensata anche per rispondere a una domanda crescente all’interno della regione di materiali come sabbia, ghiaia e pietrame. Questi sono indispensabili non solo per completare la messa in sicurezza dopo il sisma del 2016, ma anche per interventi urgenti legati agli eventi alluvionali recenti. L’assessore Aguzzi ha sottolineato come, “senza queste forniture locali, spesso si debba ricorrere a fonti esterne, persino all’estero, con conseguenti aumenti di spesa e impatti negativi sull’ambiente legati ai trasporti.”
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Esigenze territoriali e opportunità nel contesto post sisma e post alluvione
Le Marche hanno infatti affrontato sfide importanti negli ultimi anni, tra terremoti e inondazioni. Questi eventi naturali hanno richiesto interventi urgenti e massicci di ricostruzione e sistemazione del territorio. La carenza di materiali estrattivi locali ha rappresentato un ostacolo per il rapido completamento di questi lavori.
La legge appena approvata tiene conto proprio di questa necessità primaria: garantire l’approvvigionamento interno di materiali consentendo alle cave già esistenti un ampliamento limitato. Con questo provvedimento si evita la dipendenza da forniture esterne riducendo i tempi delle forniture e contenendo i costi per le amministrazioni pubbliche e per le imprese coinvolte. Questo aspetto assume rilevanza anche sotto il profilo ambientale, perché meno trasporti significano meno emissioni di CO2.
Avere cave attive in grado di soddisfare la domanda interna permette di contenere i disagi per le popolazioni colpite e di accelerare la conclusione delle opere pubbliche indispensabili per la sicurezza e lo sviluppo locale. Le istituzioni regionali puntano anche sul fatto che questo sistema possa alleggerire il carico sulle aree circostanti, mantenendo l’equilibrio tra sviluppo e rispetto delle caratteristiche paesaggistiche.
Le modifiche di dino latini per conciliare estrazione e tutela ambientale
La legge porta la firma di Dino Latini, rappresentante dell’Udc – Popolari Marche Listeciviche, che ha presentato modifiche importanti rispetto alla normativa precedente. Il provvedimento si allinea innanzitutto alle direttive nazionali, uniformando la gestione delle attività estrattive. Tuttavia, Latini ha voluto aggiungere alcune revisioni importanti, volte a consentire l’aumento delle quantità di materiale estratto, a patto che ci siano adeguate misure di compensazione ambientale.
Tra queste misure rientrano procedure per ridurre gli impatti ambientali e strumenti di recupero del territorio dopo la coltivazione delle cave. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra l’estrazione indispensabile per alimentare l’economia locale e la salvaguardia dell’ambiente circostante. Il presidente del consiglio regionale ha ricordato come “le richieste dei cavatori siano state prese in considerazione, così da rendere possibile un aumento della produzione mantenendo però il rispetto delle nuove regole ambientali.”
Il sistema informativo regionale e la promozione del riciclo per limitare l’uso delle cave
Ogni fase delle lavorazioni dovrà prevedere interventi per il recupero ambientale, affinché le aree estrattive non diventino zone perse ma possano essere utilizzate in modo diverso una volta trattati i materiali necessari. Questo approccio potrà anche migliorare l’immagine delle attività estrattive agli occhi della cittadinanza e delle associazioni ambientaliste.
Tra le novità contenute nella legge spicca la creazione del sistema informativo regionale Marche attività estrattive, noto come SIRMAE. Questa piattaforma centrale raccoglierà informazioni e dati relativi alle cave attive e ai materiali disponibili per il recupero e il riutilizzo negli impianti regionali di trattamento rifiuti.
Attraverso SIRMAE sarà possibile monitorare le risorse estratte e quelle recuperate, favorendo un uso più responsabile e circolare dei materiali. Il sistema servirà anche a semplificare le procedure autorizzative, fornendo alle imprese strumenti più chiari per chiedere permessi e per presentare i piani di compensazione ambientale. Il ruolo del riuso diventerà centrale nel contenere il consumo di nuova materia prima e nel ridurre l’impatto delle escavazioni sul paesaggio e sugli ecosistemi.
L’adozione di SIRMAE rappresenta un passo verso un modello più sostenibile e consapevole della gestione dei materiali da costruzione. Le amministrazioni intendono così aumentare la trasparenza e mettere a disposizione degli operatori uno spazio digitale per monitorare efficacemente le attività, limitando sprechi e abusi.
Con questo provvedimento le Marche cercano di riorganizzare una pratica tradizionale, portandola su un piano più moderno e adattato alle sfide ambientali ed economiche che il territorio affronta nel 2025.