Al Teatro Pergolesi di Jesi, si è svolta la prima del “Turco in Italia” di Gioachino Rossini il 8 novembre, un evento atteso da oltre due secoli che ha portato un’ondata di entusiasmo tra il pubblico presente. La scelta di riemettere l’opera, che mancava dal palcoscenico da ben 205 anni, ha rallegrato gli spettatori, che hanno accolto la rappresentazione con applausi e sorrisi. Questo allestimento, frutto di una coproduzione con cinque altri teatri italiani, non ha solo riacceso l’interesse per la storia, ma ha offerto una rilettura in chiave moderna e accattivante.
Un allestimento originale e consumista
La regia di Roberto Catalano ha realizzato un allestimento che invita alla riflessione sul consumismo, trasformando Donna Fiorilla in un’icona dello shopping compulsivo. Questa scelta artistica si allinea con la tesi dell’opera stessa, dove la protagonista rappresenta l’idea che “non si dà follia maggiore dell’amare un solo oggetto”. I palcoscenici sono stati arricchiti da elementi scenici come vetrine illuminate, tostapane e caffettiere, rendendo il tutto ancor più intrigante. I factotum vestiti in blu, con un frizzante tocco di nostalgia anni ’60, hanno contribuito a creare un’atmosfera nostalgica, trasportando il pubblico nel periodo del boom economico italiano.
L’esibizione racconta le avventure del turco Selim, che arriva in Italia e si innamora di Fiorilla, capricciosa e affascinante. La dinamica tra i vari personaggi, incluso il marito di Fiorilla, manifesta una vivace commedia degli equivoci, ricca di travestimenti e colpi di scena esilaranti. Selim, dopo aver espresso il suo amore per la protagonista, richiede che il marito acquisti la propria sposa, creando una serie di situazioni paradossali. Questo sviluppo culmina in un finale agrodolce, in cui la scoperta del vero valore dell’amore emerge attraverso l’accumulo di oggetti privi di significato.
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Una performance corale di talento
La rappresentazione ha visto un ensemble di talentuosi artisti. Nahuel Di Pierro, nel ruolo di Selim, insieme a Elena Galitskaya nei panni di Fiorilla e Fabio Capitanucci come Geronio, hanno reso il tutto vivace e coinvolgente. Anche il coro, diretto da Giuliano Fracasso, ha contribuito ad amplificare l’atmosfera festosa, con esibizioni che hanno mescolato abilità vocali a una recitazione frizzante. La direzione orchestrale, affidata a Hossein Pishkar, ha dato vita a una partitura ricca di energia, in perfetta sintonia con le voci dei cantanti.
Le scene, ideate da Guido Buganza e i costumi di Ilaria Ariemme, hanno completato un quadro visivo accattivante. Le ballerine ispirate alle celebri gemelle Kessler hanno aggiunto un tocco di eleganza e vitalità, arricchendo ulteriormente lo spettacolo. I colori vivaci e le coreografie di Marco Caudera hanno reso il tutto ancora più memorabile, mentre la fusione di narrazione visiva e musicale ha dimostrato la potenza del teatro d’opera. La trama, a tratti comica e a tratti profonda, ha comunicato chiaramente i temi di amore e desiderio, oscillando tra il divertimento e la riflessione.
L’opera, richiamando il fascino storico di Rossini e incapsulando un messaggio contemporaneo attraverso l’ottica del consumismo, ha sicuramente colpito il pubblico, creando un’abitudine di visione che si ripeterà il 10 novembre alle 16, per coloro che non hanno potuto assistere alla prima.