Un’articolata indagine della guardia di finanza ha portato alla luce un traffico illecito di metalli preziosi, con concentrazione su oro e argento di provenienza dubbia. Il materiale, raccolto in Italia, veniva poi esportato illegalmente in svizzera per essere fuso e reimmesso sul mercato. Un sistema che ha mosso milioni di euro in contanti, coinvolgendo una rete ben organizzata che operava da almeno due anni.
Il traffico illecito di oro e argento: i numeri del sequestro
La guardia di finanza ha documentato l’acquisto di oltre 560 chilogrammi di oro e più di 65 chilogrammi di argento in italia, materiali sospettati di provenire da attività illecite. Questi metalli preziosi sarebbero stati ammassati per poi essere introdotti in svizzera attraverso vie non autorizzate, aggirando ogni controllo doganale. In termini economici, il denaro ricavato da questa filiera oscura supera i 26 milioni di euro, tutto in contanti nascosti e movimentati con cautela.
Sequestro e nascondigli insoliti
Il valore di quanto sequestrato durante l’operazione si aggiunge a questi dati: monili d’oro e argento, stimati oltre 220 mila euro, erano nascosti dentro un piccolo pozzetto nel giardino di casa di uno dei principali indagati. Un nascondiglio insolito ma efficace, scelto per evitare il sequestro immediato durante le verifiche. Questo ritrovamento conferma la pericolosità e l’ingegnosità del sistema creato dalla banda.
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Modus operandi e le modalità di esportazione illegale verso la svizzera
Il sistema messo in piedi dai responsabili prevedeva l’acquisto di quantità ingenti di metalli preziosi in italia, spesso in contanti, per poi esportarli senza dichiarazione verso la svizzera. L’uso delle rotte clandestine e di mezzi di trasporto studiati per mimetizzare il carico illecito ha permesso alla banda di sfuggire ai controlli per un lungo periodo.
Un sequestro significativo al confine
Un episodio rilevante riguarda il sequestro di circa 100 mila euro in valuta, nascosta all’interno di un’autovettura al confine con la svizzera. La valuta, ritenuta provento diretto delle operazioni illegali, era incastrata in punti poco visibili del veicolo per eludere gli accertamenti delle forze dell’ordine. Questo dettaglio mostra come la banda mettesse grande cura nel coprire le tracce finanziarie dei propri affari.
La fusione dei metalli in svizzera rappresentava il passaggio finale di questa catena illecita. Convertire oro e argento in lingotti rende più difficile risalire alla loro origine. È un procedimento che permette di immettere il prodotto nel mercato legale senza sospetti. La scelta della svizzera non è casuale: il paese ha un settore di raffinazione e fusione di metalli preziosi tra i più grandi e conosciuti al mondo.
L’impatto dell’operazione sulla lotta ai traffici illeciti
L’intervento della guardia di finanza ha tagliato una fetta importante di questo traffico illecito, liberando dal mercato una significativa quantità di metalli di probabile origine criminale. I sequestri non solo riguardano i materiali ma anche il denaro, elemento che evidenzia la dimensione economica del fenomeno.
Questa operazione si inserisce in una serie di controlli mirati a fermare i circuiti illegali legati ai beni preziosi, spesso usati per riciclare denaro sporco o finanziare altre attività illecite. L’abilità con cui la banda ha tentato di mascherare i flussi ha richiesto un lavoro investigativo lungo e complesso, con raccolta di prove sul territorio e lungo i punti di confine.
I risultati ottenuti non interrompono solo il traffico, ma aiutano anche a capire le dinamiche di queste reti criminali. Un passo fondamentale per chi deve prevenire la penetrazione di risorse illegali nei mercati regolari e per tutelare una parte importante dell’economia che ruota intorno ai metalli preziosi.