Il centro storico di torino vive un’emergenza legata a raid ripetuti contro vetrine e negozi. Una serie di attacchi notturni, eseguiti con metodi simili, coinvolge attività commerciali storiche e punti di riferimento della città. Ogni spaccata lascia danni significativi e alimenta un clima di paura e sfiducia tra i commercianti che faticano a proteggere le proprie attività. Il fenomeno, noto come “banda del sampietrino”, ha intensificato la pressione sulle forze dell’ordine e le istituzioni locali, che al momento sembrano incapaci di arginarlo con efficacia.
La dinamica degli attacchi e gli ultimi fatti nel cuore di torino
Negli ultimi giorni la banda del sampietrino ha colpito nuovamente, questa volta al negozio di cioccolato il giandujotto, situato sotto i portici di piazza castello. L’assalto si è verificato all’alba, con un’azione rapida e mirata. Gli autori hanno prima danneggiato la vetrina con calci e pugni, poi hanno staccato un sampietrino dalla pavimentazione per scagliarlo contro il vetro. Un metodo ormai consolidato, che consente di sfondare le protezioni in pochi secondi. Il bottino è stato modesto, appena 300 euro dal fondo cassa, ma i danni materiali superano di gran lunga questa somma, raggiungendo migliaia di euro. Il negozio vicino, dedicato al merchandising sportivo e con gli stessi titolari, è stato danneggiato nello stesso raid.
Reazioni e testimonianze
I titolari hanno ricevuto la chiamata di allarme fra vetri rotti e rabbia. Le telecamere di sicurezza registrano gli episodi ma finora non hanno portato a risultati conclamati. Le immagini mostrano figure sfocate e movimenti rapidi, con le fughe nell’oscurità che sembrano sempre pianificate per evitare l’arresto.
Leggi anche:
Il quadro preoccupante degli episodi recenti nel centro cittadino
L’attività della banda si registra con frequenza allarmante: in venti giorni si contano almeno dieci spaccate, una ogni due giorni circa. Il 4 luglio è stata colpita la vetrina storica di baratti & milano, simbolo della tradizione torinese. Inoltre, un episodio ha coinvolto un diciottenne fermato dopo aver lanciato un tombino contro il ristorante sa corte noa in via milano. Nonostante qualche arresto isolato, gli attacchi proseguono senza sosta.
Il fenomeno assume tratti di azione quasi sfacciata considerando che i raid avvengono spesso vicino a edifici istituzionali come palazzo civico o la prefettura. Questo rende ancora più evidente il senso di impotenza percepito dai cittadini e dagli imprenditori. La domanda che riecheggia tra i commercianti è “chi sarà il prossimo bersaglio”, dato il costante ripetersi degli eventi.
I commercianti tra danni materiali, incertezze e misure di difesa
La lista delle attività colpite si è allungata includendo negozi storici e nuovi punti vendita: il giandujotto, baratti & milano, sa corte noa, scali in via po, shirtmad store, libreria luxemburg, gelateria nivà in piazza vittorio, il negozio di cicciogamer89 in via alfieri, judafire music café, tuc tuc & friends, corner caffè, contigo calzature, city shopping, pomodoro & basilico e rossi profumi. Ogni locale mostra i segni del passaggio della banda: vetrine spaccate, serrande danneggiate, danni costosi da riparare.
Problemi estivi e difficoltà logistiche
L’estate complica la situazione poiché molti vetrai sono in ferie, spingendo le riparazioni a slittare spesso a settembre. Così le vetrine rimangono rotte, rimpiazzate provvisoriamente con pannelli di legno o teli di plastica. Questi interventi temporanei lasciano le attività esposte allo sguardo dei passanti e indicano una fragilità strutturale che diminuisce la percezione di sicurezza.
Per proteggersi, diversi commercianti stanno installando grate o rinforzando le serrande. Alcuni stanno valutando addirittura di spostare le proprie attività o di chiudere definitivamente. L’insicurezza rischia di indebolire il tessuto commerciale del centro storico.
Interventi istituzionali e la percezione di abbandono dei negozianti
Le risposte delle istituzioni finora si limitano a dichiarazioni e incontri senza misure immediate e concrete. Questa lentezza alimenta un senso di abbandono tra i commercianti, che si sentono lasciati soli di fronte alla ripetizione dei raid. L’assenza di azioni visibili e tempestive peggiora la percezione generale sulla sicurezza nel cuore di torino.
Le forze dell’ordine continuano ad analizzare i filmati delle telecamere, ma gli arresti restano pochi e non fermano la banda. Il clima cresce di tensione, con una sospensione diffusa tra chi lavora in centro e chi frequenta queste vie.
Crisi sociale e culturale
La degenerazione dei raid delineano una crisi sociale e culturale che coinvolge non solo gli aspetti materiali, ma la fiducia nella capacità della città di proteggere il proprio patrimonio commerciale e civile. La città rischia di trasformarsi in un luogo dove la bellezza storica convive con un disagio crescente.
Una ferita visibile nella città che fatica a difendere il suo centro
Torino conserva il suo centro monumentale con palazzi storici e piazze note in tutto il mondo. Eppure se ogni notte o ogni due giorni una vetrina si frantuma, il danno non è solo economico. È la dignità dell’intera comunità che si incrina. Il vetro che si rompe lascia sul terreno anche la fiducia di chi abitualmente anima queste strade e vuole vederle sicure.
Non si tratta più di piccoli episodi isolati, ma di una crisi che investe la qualità della vita urbana, che espone i soggetti più fragili alla solitudine e al senso di impotenza. Il tessuto commerciale rischia di indebolirsi proprio nel cuore della città, con conseguenze che si potrebbero riflettere sull’immagine stessa di torino. La situazione resta aperta, in attesa di risposte che per ora tardano ad arrivare.