La recente indagine condotta dall’Osservatorio Opinion Leader 4 Future mostra come una larga fetta della popolazione italiana nutra gravi timori riguardo eventi naturali estremi come terremoti, alluvioni e piogge intense. Il senso di impreparazione rimane alto nonostante diversi cittadini abbiano già vissuto situazioni di emergenza. La ricerca, svolta da università e istituti specializzati, disegna un quadro dettagliato delle percezioni e preoccupazioni diffuse nel paese, comprese le differenze territoriali e le opinioni su informazione e prevenzione.
I principali timori degli italiani verso le calamità naturali
Il sondaggio realizzato a marzo 2025 su un campione di 500 cittadini maggiorenni in tutta Italia mette in evidenza le tre paure maggiori legate alle catastrofi naturali. Al primo posto ci sono i terremoti, segnalati come fonte di ansia dal 56% degli intervistati. Seguono le alluvioni, che generano preoccupazione al 52% del campione. Il terzo rischio più temuto riguarda le piogge torrenziali, con una quota pari al 38%.
Questi dati evidenziano quanto sia sentito il nodo della sicurezza rispetto ai fenomeni naturali che spesso provocano danni alle persone e alle infrastrutture. Il sondaggio rileva inoltre come la paura non sia un sentimento isolato ma accompagnato da una forte sensazione di inadeguatezza: il 58% ammette infatti di sentirsi impreparato di fronte a un evento di queste dimensioni.
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L’indagine conferma che il ricordo di esperienze passate di calamità segna le risposte della popolazione: il 42% dichiara di essere stato coinvolto in qualche modo da episodi catastrofici e di sapere come affrontarli. Nonostante questo, la paura rimane la componente emotiva prevalente e raggiunge picchi di intensità in alcune fasce d’età e aree geografiche.
Variazioni territoriali nelle percezioni del rischio
Le differenze tra le regioni evidenziano come il rischio calamità non sia percepito all’unisono sul territorio nazionale. Nel nord est, per esempio, la preoccupazione per i terremoti supera il 60%, così come per le alluvioni, entrambi superiori rispetto alla media nazionale. Questo dato riflette la storia di eventi sismici e idrogeologici della zona, nonché una maggiore attenzione della popolazione verso tali fenomeni.
Al contrario, nel nord ovest il timore per i terremoti scende al 44%, risultando così più contenuto rispetto alla media nazionale. In questa area invece si avverte maggiormente il rischio legato a piogge intense e trombe d’aria, che raggiungono rispettivamente il 46% e 42%. Anche qui si nota una diversità rispetto al quadro generale.
Il centro Italia manifesta una preoccupazione elevata sia per terremoti che per alluvioni, oltre a un’attenzione più marcata verso le eruzioni vulcaniche, che preoccupano il 15% degli intervistati nel territorio, quasi il doppio della media nazionale. Questi dati trovano riscontro nella conformazione geologica e nella storia recente di eventi sismici e vulcanici.
Nel sud, l’ansia legata ai terremoti raggiunge il 60%, oltrepassando la media nazionale. Inoltre, cresce la paura per i maremoti e le eruzioni vulcaniche , testimonianza delle fragilità specifiche di questa parte d’Italia. La varietà di rischi percepiti conferma la necessità di strategie di prevenzione e comunicazione adatte ai differenti contesti locali.
Sentimenti dominanti e cause attribuite ai rischi idrogeologici
Il sondaggio va oltre la semplice rilevazione di timori e indaga anche gli stati d’animo che accompagnano queste paure. La paura si combina spesso con sentimenti di rabbia e indignazione, espressi dal 27% della popolazione e in misura maggiore, 35%, dagli anziani sopra i 65 anni. Tra i giovani e gli adulti sotto i 45 anni, la paura domina ancora di più.
Riguardo ai rischi idrogeologici, gli italiani individuano tra le cause principali la deforestazione, menzionata dal 61% degli intervistati. Questa percentuale sale al 71% nelle regioni meridionali, dove il degrado ambientale e l’abusivismo edilizio sono particolarmente problematici. La scarsa cura dei corsi d’acqua rappresenta un altro elemento di rischio secondo il 58%, con una maggiore sensibilità al nord est . Anche la cementificazione contribuisce al pericolo, come sostiene il 44% del campione.
Il tema dell’abusivismo edilizio è più sentito al sud, dove più della metà delle persone lo cita come causa rilevante per i rischi legati all’acqua e al territorio. Questi risultati mostrano una consapevolezza diffusa sulle dinamiche che favoriscono fenomeni come alluvioni e frane.
Le soluzioni maggiormente indicate comprendono prima di tutto la manutenzione dei corsi d’acqua, scelta dal 72%. Segue la riforestazione, proposta dal 49%, e il controllo dello sviluppo urbano, segnalato dal 42%. Queste misure riflettono una richiesta chiara di interventi concreti e mirati per limitare pericoli futuri.
Percezione dell’informazione e canali di comunicazione sulle calamità
L’analisi si sofferma anche su come viene percepita l’informazione riguardo alle calamità naturali e ai cambiamenti climatici. Per il 38% degli italiani se ne parla troppo poco, mentre il 45% ritiene che l’informazione sia troppo sensazionalistica. Un 13% si dice convinto che l’attenzione mediatica serva a generare allarmismo senza offrire strategie concrete.
Soltanto una minoranza ridotta, il 4%, valuta che i media trattino questi temi in modo adeguato. Non esiste un canale considerato dominante per diffondere informazioni su queste emergenze. Oltre ai media tradizionali come tv e siti web, emergono come fonti importanti i siti istituzionali e governativi e le testate locali . La stampa nazionale si attesta a percentuali simili, raggiungendo il 30% al nord est.
Canali digitali come YouTube acquisiscono rilevanza soprattutto tra i più giovani, con un 16% della popolazione che li segue per comprendere meglio le calamità e persino il 25% dei giovani sotto i 45 anni. Questo fenomeno dimostra il ruolo crescente delle nuove piattaforme per raccontare eventi in tempo reale e raggiungere pubblici diversi.
Impegno di credem e università cattolica nella prevenzione e formazione
Luigi Ianesi, responsabile relazioni esterne di Credem, sottolinea come l’impegno sociale dell’istituto vada oltre le formalità, puntando a diffondere cultura e informazione sui rischi naturali. “L’idea è che cittadini meglio informati possano prendere decisioni più consapevoli, contribuendo a una società più sicura.” Credem supporta attivamente iniziative come l’osservatorio che raccoglie e diffonde dati su queste problematiche.
Barbara Lucini, ricercatrice e coordinatrice del master in Crisis&Disaster Management all’Università Cattolica, evidenzia che i rischi naturali sono minacce concrete per la sicurezza di persone e infrastrutture. “Sottolineo l’importanza di conoscere bene le vulnerabilità e le criticità, soprattutto grazie a una comunicazione del rischio precisa e a una formazione professionale specifica.”
Questi contributi accademici e istituzionali confermano la necessità di un approccio integrato. La prevenzione delle calamità richiede attenzione alle buone pratiche di comunicazione e un addestramento mirato, capaci di guidare scelte appropriate sia nelle emergenze che nella pianificazione a lungo termine.