Gli incendi divampati nei pressi di Gerusalemme hanno investito duramente due comunità religiose: i trappisti di Latrun e la Comunità delle Beatitudini a Emmaus-Nicopoli. Gli edifici sacri sono rimasti in piedi, ma abitazioni private e strutture agricole sono andate distrutte nel rogo, obbligando all’evacuazione monaci e abitanti. Il fuoco, alimentato da alte temperature e venti forti, ha cambiato radicalmente la vita di queste comunità, che adesso si concentrano sulla ricostruzione e la sopravvivenza del loro ruolo spirituale nel territorio.
Il disastro degli incendi a latrun e i danni ai monasteri
Gli incendi hanno colpito in modo particolare le proprietà annessi al monastero trappista di Latrun, un luogo noto per la sua storia e il valore spirituale in Terra Santa. A raccontare la distruzione è suor Eliana Kuryło, che ha descritto la perdita dell’alloggio del superiore e di un padiglione usato da una coppia di fede ortodossa impegnata da anni nel dialogo ecumenico. “Quel padiglione è andato distrutto in pochi minuti”, mentre per fortuna è rimasto intatto il laboratorio delle icone, custodito all’interno della struttura.
Condizioni climatiche estreme e intervento dei vigili del fuoco
Le fiamme sono cresciute rapide e senza controllo a causa delle condizioni climatiche estreme, e hanno spinto i vigili del fuoco a ordinare l’evacuazione immediata di tutte le persone presenti nel monastero e nelle zone limitrofe. I trappisti si sono poi spostati ad Abu Ghosh, accolti dalla comunità benedettina e dalle suore di San Giuseppe.
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Questo incendio non è solo una perdita materiale ma ha colpito un centro di vita spirituale che ospita monaci da decenni. Il terreno intorno al monastero, circa 24 ettari, è stato devastato e la preoccupazione rimane alta per nuovi possibili focolai, visto il caldo persistente e i venti forti ancora presenti nell’area.
La comunità delle beatitudini a emmaus-nicopoli tra paura e solidarietà
Anche la Comunità delle Beatitudini di Emmaus-Nicopoli ha vissuto momenti di ansia e paura durante gli incendi, in una zona che custodisce un patrimonio religioso e culturale importante. Diverse persone della comunità, tra cui monaci, si sono attivamente impegnate per aiutare i vigili del fuoco nel contenimento del rogo.
Suor Eliana ha confidato la fortuna di non aver subito danni peggiori grazie alla presenza di una biblioteca adiacente al terrazzo investito dal fuoco. “Se le fiamme fossero penetrate nella biblioteca, avrebbe potuto significare una tragedia ben più grave per la comunità.”
La sicurezza degli edifici sacri, ancora intatti, ha permesso le celebrazioni religiose, come la messa di ringraziamento svolta nella chiesa di Latrun. Posti come Emmaus-Nicopoli sono presidi di fede che da decenni assicurano un punto d’appoggio spirituale per molti fedeli.
Il vescovo William Shomali, vicario generale del Patriarcato Latino di Gerusalemme, ha visitato le zone colpite insieme ad altri vescovi per fare il punto sui danni e sulle necessità più urgenti. Ha sottolineato le perdite nei terreni e nelle strutture, ma ha confermato che le vite sono state salvate e che le comunità sono in fase di ripresa.
Come si è sviluppata l’emergenza e le azioni dei soccorsi
L’emergenza incendi si è caratterizzata per la sua rapidità e intensità, complicata dai fattori climatici in corso a fine aprile 2025. In poche ore, il fuoco si è esteso su decine di ettari intorno ai monasteri, raggiungendo fattorie, alloggi e aree boschive.
Le squadre dei vigili del fuoco sono riuscite a intervenire subito, ma la grande vastità e la forza delle fiamme hanno richiesto evacuazioni immediate delle comunità religiose e delle persone residenti nelle zone limitrofe. I primi interventi hanno evitato che le chiese e le costruzioni storiche venissero coinvolte direttamente.
Si è motivata la dichiarazione dello stato di emergenza nella regione, mentre forze di soccorso continuano a presidiare l’area per scongiurare nuove riprese del rogo. L’evacuazione è stata molto rapida, con la collaborazione delle stesse comunità religiose che hanno messo a disposizione uomini e mezzi per sostenere i pompieri.
Le organizzazioni religiose e i fedeli hanno offerto sostegno morale e materiale alle comunità colpite. Anche realtà vicine, come il kibbutz di Gezer, hanno spalancato le porte per ospitare chi ha perso la casa. L’esperienza drammatica è stata alleviata da questa rete di solidarietà diffusa su più fronti.
Azioni e sostegno esterno
Le organizzazioni religiose e i fedeli hanno offerto sostegno morale e materiale alle comunità colpite. Anche realtà vicine, come il kibbutz di Gezer, hanno spalancato le porte per ospitare chi ha perso la casa. L’esperienza drammatica è stata alleviata da questa rete di solidarietà diffusa su più fronti.
Le implicazioni per la ricostruzione e il futuro delle comunità monastiche
La distruzione causata dagli incendi investe il tessuto spirituale delle comunità più di quanto appaia a prima vista. I trappisti di Latrun e i membri della Comunità delle Beatitudini a Emmaus-Nicopoli si trovano davanti a una sfida grande, quella di ricostruire abitazioni, spazi di lavoro e servizi essenziali, come elettricità e acqua, adesso gravemente compromessi.
Suor Eliana ha lanciato un appello ai fedeli di tutto il mondo per sostenere economicamente la ricostruzione, offrendo riferimenti precisi per chi voglia contribuire. Il monastero resta un punto di incontro per la vita di tante persone, tra laici, sacerdoti, famiglie, suore e fratelli religiosi che si sono fatti carico della custodia di questi luoghi dal 1993.
Il percorso di rinascita sarà lungo, ma le comunità si mostrano pronte a far fronte al danno. La messa celebrata di recente nella chiesa di Latrun testimonia il desiderio di proteggere ciò che resta e di mantenere viva la spiritualità legata a quei terreni.
Intanto il Patriarcato Latino segue da vicino la situazione, monitorando gli sviluppi e coordinando gli aiuti necessari. La speranza è di riportare a nuova vita un pezzo importante della presenza cattolica in Terra Santa, resta comunque una fase molto delicata, data la vastità delle aree bruciate e la dipendenza di queste comunità da strutture oggi in gran parte danneggiate.