Il trono del palazzo reale di napoli non è borbonico ma sabaudo: scoperta e restauro fino al 2025

Il trono del palazzo reale di napoli non è borbonico ma sabaudo: scoperta e restauro fino al 2025

Il trono del palazzo reale di Napoli, attribuito ai Borboni, è in realtà un manufatto sabaudo del 1874; restaurato e esposto alla reggia di Venaria fino al 2025, tornerà a Napoli nel 2026.
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Il celebre trono del Palazzo Reale di Napoli, erroneamente attribuito ai Borboni, è in realtà un manufatto sabaudo del 1874. Restaurato e attualmente esposto alla Reggia di Venaria, tornerà a Napoli nel 2026, offrendo nuove prospettive storiche e culturali sul periodo post-unitario. - Gaeta.it

Il celebre trono conservato al palazzo reale di Napoli, da sempre ritenuto di epoca borbonica, si è rivelato in realtà un manufatto commissionato dalla famiglia Savoia nel 1874. Questa rivelazione è stata annunciata durante la presentazione del restauro alla reggia di Venaria, dove il trono è in mostra fino all’autunno 2025 nell’ambito della preview della ventesima edizione di Restituzioni, un’iniziativa culturale promossa da Intesa Sanpaolo. L’arredo sacro tornerà poi nella sua sede storica a Napoli nel febbraio 2026.

Il contesto storico del trono sabaudo al palazzo reale di napoli

La scoperta che il trono del palazzo reale di Napoli risale al 1874 e non all’epoca borbonica stravolge alcune certezze sulla storia degli arredi reali napoletani. La commissione da parte della casa Sabauda coincide con il periodo immediatamente successivo all’unificazione italiana, quando i Savoia consolidarono il loro potere anche al Sud della penisola. Il trono rappresentava un simbolo del nuovo ordine monarchico, un elemento decorativo e politico volto a sottolineare il ruolo centrale di Napoli nel regno unificato.

Il fatto che il trono fosse stato attribuito a lungo ai Borboni dipende probabilmente dalla sua collocazione storica e artistica nel palazzo reale, già residenza dei sovrani borbonici. La storia del manufatto si arricchisce adesso di nuove sfumature, indicando un processo di trasformazione del potere e del linguaggio artistico e simbolico a Napoli dopo il 1861. Questo chiarimento è emerso in occasione del restauro, che ha portato a un esame più approfondito del trono sia a livello storico, sia attraverso metodologie di conservazione moderne.

Il restauro e l’esposizione alla reggia di venaria

Il restauro del trono è stato curato dal centro conservazione e restauro La Venaria Reale, un punto di riferimento nazionale per il recupero dei beni culturali. L’intervento ha riguardato soprattutto il consolidamento delle strutture lignee e la pulizia delle superfici, preservando le decorazioni originali e recuperando dettagli spesso trascurati in precedenti manutenzioni.

La scelta di esporre il trono proprio alla reggia di Venaria, storica residenza sabauda vicino a Torino, ha una valenza simbolica forte. Questa location rappresenta un punto di incontro tra storia e tradizione sabauda, valorizzando il percorso culturale dal Piemonte al Sud Italia. L’esposizione durerà fino all’autunno 2025 e anticipa la ventesima edizione di Restituzioni, evento curato da Intesa Sanpaolo che si occupa di presentare restauri importanti e valorizzare il patrimonio artistico nazionale.

La collaborazione tra il consorzio delle residenze reali sabaude, il palazzo reale di Napoli e il centro restauro ha permesso di mettere a frutto competenze diverse, che hanno prodotto un allestimento elegante e scientificamente rigoroso. La mostra ha suscitato attenzione tra addetti ai lavori e appassionati per il valore storico e artistico del trono, ma anche per la sua capacità di attrarre pubblico in un momento in cui i luoghi della cultura si aprono a forme di fruizione più partecipate e accessibili.

Significato culturale e prospettive future per il palazzo reale di napoli

La nuova attribuzione del trono al periodo sabaudo offre una chiave di lettura rinnovata per il palazzo reale di Napoli, che fa parte di un progetto di ristrutturazione e ampliamento a suo carico. Grazie al finanziamento del piano nazionale di ripresa e resilienza , il palazzo si prepara a un intervento che punta a restituire i suoi ambienti con un percorso museale più inclusivo e aggiornato. I lavori permetteranno di accogliere visitatori con modalità diverse, puntando su accessibilità e innovazione nei contenuti espositivi.

Massimo Osanna, direttore generale musei, ha sottolineato come il restauro e la scoperta del trono rappresentino “un tassello fondamentale per comprendere il valore di Napoli e della sua residenza reale nel contesto post-unitario.” Il palazzo, da semplice spazio di conservazione, diventerà un laboratorio aperto dove sperimentare forme nuove di ricerca e interpretazione storica. “Sarà un luogo vivo, capace di raccontare la complessità della storia italiana attraverso i suoi oggetti.”

Il ritorno del trono nel palazzo reale nel febbraio 2026 sarà un momento atteso. Intanto la sua presenza a Venaria rafforza il legame tra le diverse sedi sabaude e conferma come la memoria materiale possa cambiare pelle, mostrando aspetti finora poco noti della storia nazionale. L’intervento e l’esposizione dimostrano il ruolo centrale della collaborazione tra istituzioni culturali per far emergere storie nascoste dietro a oggetti che, pur lasciando incantati per la loro bellezza, nascondono dettagli capaci di riscrivere capitoli storici.

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