Il ruolo di Roma nella costruzione dell'identità nazionale italiana dal Risorgimento al fascismo

Il ruolo di Roma nella costruzione dell’identità nazionale italiana dal Risorgimento al fascismo

Il discorso di Cavour del 1861 segna Roma come capitale d’Italia, avviando trasformazioni urbanistiche e ideologiche che influenzeranno l’identità nazionale fino all’era fascista.
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Il ruolo di Roma nella costruzione dell'identità nazionale italiana dal Risorgimento al fascismo - Gaeta.it

Il discorso del Conte di Cavour del 25 marzo 1861 ha segnato una tappa fondamentale nella storia d’Italia, delineando il ruolo cruciale di Roma come capitale e simbolo di un’unità nazionale appena nata. Quella data rappresenta il momento in cui la questione romana venne messa al centro dell’attenzione, sottolineando come Roma dovesse essere “la capitale d’Italia“. Sebbene Cavour esprimesse una certa distanza nei confronti della bellezza artistica della capitale, affermando la sua preferenza per le strade meno poetiche del Piemonte, la sua posizione rifletteva la complessità dell’eredità romana, necessaria per costruire un’identità collettiva italiana. Le implicazioni della sua affermazione sono molteplici: Roma non solo simboleggiava l’unità del nuovo Stato, ma rappresentava anche un’opportunità per intervenire urbanisticamente nella capitale, trasformando la sonnolenta città papalina in un centro moderno. In questo contesto, l’idea della “Terza Roma“, profetizzata da Mazzini, si consolidò con il completamento della capitale italiana nel settembre 1870.

Trasformazioni urbanistiche e ideologiche a Roma

Le trasformazioni che seguirono il trasferimento della capitale a Roma, analizzate nel libro “Roma antica e l’ideologia nazionale italiana. Trasformazioni di una città dal Risorgimento al fascismo” di Alessandro Sebastiani, offrono una visuale approfondita di come la nuova capitale venne riplasmata per riflettere l’identità italiana. La nozione di “placemaking” emerge come un concetto centrale: quel processo attraverso il quale i luoghi venivano modellati per creare legami emotivi tra le persone e il contesto in cui vivevano. Il libro osserva come vari attori, in particolare il regime fascista, abbiano utilizzato i monumenti antichi di Roma per costruire un discorso ideologico connesso al passato della nazione, ma mirato soprattutto a consolidare il consenso al potere. La complessità delle stratificazioni edilizie romane rende evidente quanto tumultuosa fosse la gestione della memoria storica. Gli interventi urbanistici necessari per dotare Roma di una nuova identità nazionale comportarono in parte la cancellazione del passato papalino, creando una sfida su più fronti in termini di identità culturale e memoria collettiva.

Dal 1861 al 1945, il nazionalismo italiano ha quindi utilizzato i monumenti e le vestigia romane come simbolo della grandezza della nazione da ricostruire. Questo richiamo al passato imperiale, incarnato dai monumenti e dalle rovine romane, serviva come potente strumento di manipolazione ideologica, attraverso il quale il regime fascista si legava ai simboli di Roma antica. L’idea della “romanità“, evoluta nel contesto fascista, diventava così un elemento chiave nella creazione dell’immagine di una “grande nazione“, evidenziando la necessità di una ristrutturazione radicale e simbolica dello spazio urbano.

L’impatto del regime fascista sulla città

Con l’avvento del regime fascista, la trasformazione di Roma subì un’accelerazione drammatica. La Marcia su Roma del 1922 segnò non solo un’epoca di nuove domande politiche, ma anche una riscrittura della storia urbana. Mussolini, inizialmente critico nei confronti delle rovine e della cultura romana, nel tempo si appropriò di questi simboli per rivendicare una nuova grandezza. Nel 1934, il Duce affermò che era necessario “liberare Roma dalle deturpazioni”, sottolineando l’importanza di presentare la città in tutta la sua magnificenza antica. Questo comportava la demolizione di vari edifici e l’abbattimento di spazi considerati poco decorosi, in nome della bellezza e della salubrità della capitale.

Gran parte delle trasformazioni urbanistiche agli inizi del ‘900 parlano di grandi progetti e opere pubbliche, celebrate dai regimi del periodo. Il programma di Mussolini prevedeva la ristrutturazione di vie cruciali e monumenti significativi per fare di Roma un esempio di grandezza. Tuttavia, le conseguenze furono anche devastanti: molti edifici storici vennero distrutti o dislocati, privati del contesto urbano di appartenenza. Il progetto fascista di realizzare una “Roma del XXI secolo” comportò quindi un franco stravolgimento della città storica, che si tradusse in una fascia di opere monumentali isolate e rese a meri fondali scultorei.

Riflessioni sulle conseguenze a lungo termine

Esaminando questa evoluzione, emerge come il concetto di “Quarta Roma” sia prezioso per comprendere la relazione tra le architetture costruite da Mussolini e la Roma italiana. Questo approccio permette di non considerare la fase mussoliniana come un semplice completamento della storia cittadina, ma come un periodo specifico di costruzione identitaria attraverso il rinnovamento urbano. La deferenza verso Augusto e i suoi monumenti rappresentò non solo un esercizio di recupero estetico, ma anche un modo di edificare una narrazione potente che collegasse il presente al glorioso passato.

Il libro di Sebastiani, pur con alcune criticità nel trattamento del soggetto, offre un’importante analisi di come la visione ideologica del regime fascista abbia permeato il tessuto urbano di Roma, portando a una destrutturazione del patrimonio storico. Sebbene sia chiaro che molte delle opere di riqualificazione progettate continuino a esistere nella città moderna, il valore dei loro significati è complesso e stratificato. I processi di trasformazione ed eredità storica che ne sono derivati offrono un terreno fertile per ulteriori ricerche e riflessioni su come le identità nazionali vengano costruite e ricostruite nel tempo, partendo dalla memoria collettiva e dalla manipolazione dei simboli urbani.

  • Elisabetta Cina

    Elisabetta è una talentuosa blogger specializzata in attualità, con un occhio critico sui temi caldi del momento. Laureata in comunicazione, ha trasformato la sua passione per il giornalismo in una carriera online, creando un blog di successo che esplora e discute le ultime tendenze in politica, società e cultura. Conosciuta per il suo approccio analitico e la capacità di sintesi, Elisabetta attira lettori che cercano una prospettiva affilata e ben informata sugli eventi mondiali. Attraverso il suo blog, offre non solo notizie, ma anche approfondimenti e riflessioni che stimolano il dialogo e la comprensione.

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