Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha denunciato pubblicamente un caso di censura da parte del Corriere della Sera. Secondo il politico, il quotidiano milanese avrebbe chiesto una replica a un editoriale critico scritto da Ernesto Galli della Loggia sulla cultura di destra, per poi cambiare idea e non pubblicare l’intervista integrale. Il caso ha acceso un contrasto acceso fra il ministero e la testata, mettendo in discussione la gestione delle opinioni e delle critiche nel dibattito culturale e politico. Vediamo nei dettagli cosa è successo, partendo dall’origine della polemica fino alla replica ufficiale di Giuli.
L’editoriale di galli della loggia e la critica al governo meloni
Sabato 12 luglio 2025, il Corriere della Sera ha pubblicato in prima pagina un editoriale firmato dallo storico Ernesto Galli della Loggia, intitolato “Cultura, lo scatto non c’è”. Nel pezzo si denuncia una presunta mancanza di visione culturale da parte del governo Meloni, accusato di aver ridotto la gestione della cultura a una mera spartizione di poltrone e di potere. Secondo Galli della Loggia, la destra al potere avrebbe potuto sfruttare l’occasione per rilanciare l’immagine culturale nazionale, magari con progetti concreti come la valorizzazione di nuove istituzioni museali o scientifiche. Invece, il giudizio dello storico è durissimo: prevale un atteggiamento difensivo e burocratico.
L’editoriale sottolinea anche che l’egemonia politica non significa sostituire vecchi amici con nuovi incaricati, bensì offrire un disegno culturale che vada oltre il semplice controllo amministrativo. Galli della Loggia riconosce però al ministro dell’Istruzione Valditara di aver intrapreso una riforma significativa, ovvero la realizzazione di nuove indicazioni per la scuola dell’obbligo. Lo storico ricorda inoltre il suo coinvolgimento nel gruppo di docenti universitari incaricati di rivedere quei contenuti, un ambito tradizionalmente dominato dalla sinistra.
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La proposta di intervista e le modifiche richieste dal corriere
In seguito alla pubblicazione dell’editoriale, il Corriere della Sera si è rivolto al ministro Giuli chiedendogli una replica. Inizialmente, la testata voleva un commento breve rivolto proprio all’articolo di Galli della Loggia. Successivamente, il giornale ha cambiato idea e ha proposto un’intervista a tutto campo con la prima domanda dedicata proprio al contenuto dell’editoriale critico. Giuli ha accettato di rispondere e ha anche concesso di modificare alcune parole più dure richieste dal Corriere, come “perditempo” e “poltrona di lusso”. Il fatto che il ministro abbia acconsentito a censure parziali ha un peso rilevante nella vicenda.
La vera svolta è che, nonostante la disponibilità di Giuli a collaborare, il Corriere della Sera sarebbe poi tornato indietro e avrebbe deciso di non pubblicare l’intervista completa. Secondo il ministro, la ragione sarebbe stata una parte della sua replica che non piaceva alla redazione, in particolare la risposta sulla posizione di Galli della Loggia nel mondo culturale e sui risultati ottenuti dal suo ministero.
I contenuti dell’intervista non pubblicata e la risposta di giuli
Nel testo dell’intervista non pubblicata, Giuli risponde alle critiche rivendicando risultati concreti ottenuti dal ministero della Cultura. Fra questi c’è l’iscrizione, avvenuta il sabato precedente, di un nuovo sito Unesco, le “Domus de Janas” in Sardegna, identificato come il 61° patrimonio mondiale italiano. Questo primato viene proposto come un fatto tangibile, a fronte dell’accusa di un’azione debole o inefficace. Il ministro ribadisce però, senza usare termini eccessivamente duri in questa versione “ripulita”, che chi critica l’operato della destra spesso si concentra sulle poltrone, ignorando i risultati.
Da un altro punto di vista, Giuli attacca la posizione di Galli della Loggia all’interno della Consulta dei Comitati Nazionali, una carica definita con rilievo come una “poltrona di lusso”. Il ministro sottolinea che proprio quella consulta ha giudicato come prive di valore nazionale opere di autori come Papini, Volpe e Gentile, e ha bocciato iniziative culturali importanti come quella per il 650° anniversario di Boccaccio. Giuli suggerisce quindi che Galli della Loggia stesso dovrebbe fare un passo indietro per lasciare spazio a chi è più motivato a rinnovare il settore.
Il tono di questo scambio è netto e non lascia margini a compromessi. La replica di Giuli chiude con una citazione parafrasata di Hegel, che allude a un’assenza di coraggio o innovazione da parte degli intellettuali vicini alla vecchia cultura culturale.
Le conseguenze politiche e mediatiche dello scontro
La vicenda, già di per sé rilevante, si è trasformata in uno scontro a tutto campo non solo culturale ma anche politico e mediatico. Il ministro Giuli ha scelto di rendere pubblico l’intero testo dell’intervista non pubblicata, definendolo “censurato”. Questo passaggio ha provocato un aumento delle tensioni fra il ministero e uno dei principali quotidiani nazionali, con accuse incrociate su libertà di parola e correttezza giornalistica.
Il caso richiama un problema più ampio sul rapporto fra potere politico e stampa nel contesto della cultura in Italia. La pubblicazione o meno di una voce scomoda solleva dubbi su quali critiche possano effettivamente emergere nel dibattito pubblico. Al tempo stesso, il peso delle testate nazionali resta fondamentale nell’orientare l’opinione e raccontare la realtà di governo.
Al momento, non sono arrivate smentite ufficiali dal Corriere della Sera né chiarimenti sul motivo per cui l’intervista sia stata esclusa. La decisione apre interrogativi su processi editoriali e relazioni fra politica e comunicazione che rimangono al centro del dibattito nei prossimi giorni.