La sconfitta di Abbes Aziz Mouhiidine contro l’uzbeko Lazizbek Mullojonov ha sollevato un’ondata di indignazione nel mondo della boxe italiana. Flavio D’Ambrosi, presidente della Federazione Pugilistica Italiana , ha espresso il suo disappunto in modo veemente, sottolineando che il risultato di 1-4 non rispecchia l’andamento del match. Questa situazione riaccende i riflettori sulle problematiche legate al pugilato e al suo management all’interno delle competizioni internazionali.
La dura critica di D’Ambrosi
La battaglia di Abbes Aziz Mouhiidine
L’incontro tra Abbes Aziz Mouhiidine e Lazizbek Mullojonov è stato molto atteso dagli appassionati di pugilato. Nonostante il forte sostegno del pubblico e le aspettative elevate, Mouhiidine ha accettato un verdetto che ha lasciato tutti perplessi, in particolare la federazione presieduta da D’Ambrosi. Secondo testimonianze e analisi del match, il pugile italiano ha mostrato un controllo e una tecnica eccellenti, meritando probabilmente un punteggio favorevole. Tuttavia, il verdetto ha evidenziato una dissonanza con l’andamento del combattimento.
Questa sconfitta ha messo in luce non solo la questione del giudizio arbitrale ma ha riaperto il dibattito sul supporto dei pugili in eventi così prestigiosi come le Olimpiadi. D’Ambrosi ha affermato che il CIO avrebbe dovuto proteggere i pugili dalle ingiustizie e dai verdetti discutibili, ma la realtà pare essere ben diversa. In questo contesto, il presidente della FPI esprime la sua frustrazione su come la situazione non sia migliorata rispetto agli scandali del passato.
Leggi anche:
Conseguenze per il movimento pugilistico italiano
Il presidente D’Ambrosi ha avvertito che eventi come quello accaduto a Parigi possono avere effetti devastanti sul movimento pugilistico italiano. Le sue parole, cariche di responsabilità, evidenziano la sua preoccupazione riguardo a come queste ingiustizie possano influenzare non solo la carriera di singoli atleti ma anche il futuro del pugilato in Italia. Ha sottolineato come alcuni individui siano pronti ad approfittare di situazioni di disagio per interrompere il progresso e i cambiamenti che si stavano attuando a livello nazionale.
La sua presa di posizione è anche un richiamo alla responsabilità, evidenziando la necessità di una maggiore protezione e supporto per i pugili italiani. Il cambiamento, secondo D’Ambrosi, è fondamentale e non può essere compromesso da risultati palesemente discutibili che minano la credibilità sportiva. È chiaro che l’unanime condanna a questo incidente potrebbe essere il catalizzatore per ulteriori discussioni su come migliorare il sistema arbitrale e di selezione dei giudici.
La riflessione di D’Ambrosi sulla propria carriera
Un futuro incerto per la presidenza di FPI?
Le parole di D’Ambrosi non si limitano a un’analisi della situazione attuale; implicano anche un profondo esame di coscienza personale. Il presidente ha espresso dubbi sulla sua permanenza nel ruolo di guida della federazione. “Non so se mi ricandiderò”, ha dichiarato, rivelando un ambiente di lavoro sempre più insoddisfacente e sfidante. La prospettiva di rimanere al servizio di un sistema che sembra non avere cambiamenti significativi è al centro delle sue riflessioni.
Il suo stato d’animo è quello di un leader frustrato dalla mancanza di supporto e dal dover fare i conti con insuccessi che non sono direttamente riconducibili a lui. In un settore dove la passione è fondamentale, D’Ambrosi si trova a esaminare il proprio impegno e la capacità di affrontare le battaglie future. Incoraggiando i pugili italiani ancora in gara, ha descritto il suo affetto per il movimento pugilistico, mostrando quanto sia importante per lui il benessere degli atleti, nonostante le avversità.
La speranza per i pugili italiani
In un clima di crisi per il pugilato italiano, D’Ambrosi ha voluto esprimere un messaggio di speranza. La sua dichiarazione finale lascia trasparire il desiderio di una coesione tra i pugili e le istituzioni. La necessità di proteggere i talenti e offrire loro un ambiente giusto per esprimere le proprie capacità è cruciale per il futuro di questo sport nel paese. Il presidente della FPI rimane un sostenitore del progresso e del cambiamento, sperando di poter continuare a lottare per la giustizia e il riconoscimento dei diritti degli atleti.