L’attività illecita di estrazione di materiali inerti dalla zona fluviale tra le province di crotone e cosenza è stata interrotta grazie a un intervento dei carabinieri forestali. I responsabili sono stati fermati durante la campagna anti-reati ambientali “fiume sicuro 2025”. Ecco cosa è successo nei dettagli, tra controlli, arresti e sequestro dei mezzi impiegati.
Il fermo durante le operazioni di scavo nel fiume nicà
Nei giorni scorsi, i carabinieri del nucleo forestale di cirò hanno colto in flagrante tre persone mentre stavano estraendo abusivamente materiali inerti dal letto del fiume nicà, nella zona di confine tra i comuni di crucoli e terravecchia . L’azione faceva parte della campagna “fiume sicuro 2025”, mirata a contrastare le attività illegali a danno dell’ambiente.
I militari hanno notato la presenza di mezzi meccanici fermi sulla superficie golenale, area ripariale del fiume, all’interno della quale erano ben visibili segni di scavi recenti. Dopo aver osservato i movimenti e individuato il cantiere improvvisato, si sono appostati per intervenire nel momento in cui sarebbe ripreso il prelievo degli inerti.
Leggi anche:
Appena i tre operai sono tornati sul posto, ignari di essere sorvegliati, hanno ripreso a utilizzare i macchinari per estrarre materiale dal fiume. I carabinieri hanno proceduto quindi all’identificazione e all’arresto in flagranza per furto aggravato ai danni dello Stato, come disposto dalla procura di castrovillari.
Caratteristiche degli scavi e reinterro di materiali pericolosi
Al momento del fermo, i controlli hanno rivelato che le operazioni di estrazione avevano creato una buca di notevoli dimensioni sia in estensione che in profondità. Subito dopo, gli operai cercavano di livellare il terreno con terre da scavo mischiate a rifiuti derivanti da demolizioni.
Questo intervento ha aggravato il danno ambientale, alterando il letto fluviale e rischiando di compromettere l’ecosistema locale. L’inserimento di materiali di risulta, non autorizzati e potenzialmente contaminanti, ha attirato ulteriormente l’attenzione delle forze dell’ordine impegnate nel contrastare lo smaltimento illecito di rifiuti.
Durante l’ispezione, i carabinieri hanno sequestrato i mezzi meccanici usati per la movimentazione del terreno e per l’estrazione degli inerti, così da impedire il proseguimento delle attività illegali nello stesso sito.
Implicazioni legali e responsabili della ditta coinvolta
Oltre agli arresti, i carabinieri hanno denunciato a piede libero il titolare della ditta crotonese per cui lavoravano gli operai arrestati. La società risulta impegnata nella gestione di un impianto di recupero inerti non distante dal luogo dello scavo abusivo.
In seguito al processo con rito immediato, i tre arrestati sono stati condannati a pene comprese tra i sei e gli otto mesi. Le condanne sono state patteggiate e sospese, mentre ai responsabili è stata imposta anche una sanzione pecuniaria.
Il caso sottolinea l’attenzione crescente delle autorità nel contrastare il prelievo non autorizzato di materiali inerti, che rischia di mettere a serio rischio la stabilità dei corsi d’acqua e l’integrità ambientale delle aree interessate. Le operazioni come quella di nicà dimostrano l’importanza di controlli sul territorio per individuare e bloccare tempestivamente gli illeciti ambientali.