A Genova un numero sempre maggiore di famiglie si trova in una situazione di difficoltà pressante a causa delle lunghe liste d’attesa per i servizi educativi. Questa criticità pone interrogativi sulla reale capacità dell’amministrazione di soddisfare le esigenze dei cittadini, sollevando questioni sulla fruizione del diritto all’istruzione per i più piccoli. L’allerta arriva dalla candidata di Linea Condivisa, Rossella D’Acqui, che mette in luce come il centrodestra, nonostante le dichiarazioni di “attenzione alle famiglie”, non stia affrontando in modo adeguato il problema.
Le lunghe liste d’attesa e il fabbricato delle risorse
La situazione attuale è allarmante: 712 bambini sono in attesa di un posto al nido, insieme a 67 nelle sezioni primavera e 57 nella scuola dell’infanzia. Questi numeri, inoltre, rappresentano solo una parte della realtà, poiché si riferiscono esclusivamente ai servizi comunali e comprendono solamente il 40% delle strutture private. Questo significa che il fabbisogno reale potrebbe essere di gran lunga più elevato. D’Acqui evidenzia ulteriormente la necessità di almeno 1055 educatori e personale per garantire servizi minimali ai bambini, ma il piano di assunzioni attuale non riesce a rispondere a questa urgenza. È chiaro che l’attenzione degli amministratori si focalizza su altre questioni, trascurando un’assistenza fondamentale e primaria ai più piccoli.
La necessità di un sistema educativo inclusivo
D’Acqui, parlando della situazione genovese, sottolinea che la città ha un urgente bisogno di un sistema educativo più inclusivo e accessibile. La proposta è di potenziare la mediazione culturale, coinvolgendo figure specializzate in grado di supportare adeguatamente i servizi per i bambini, a prescindere dalla loro origine familiare. La questione non si ferma semplicemente all’assistenza: è fondamentale aumentare il numero di operatori socio-educativi per garantire sufficiente supporto alle categorie più vulnerabili, in particolare ai bambini con bisogni educativi speciali e disabilità.
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In questa cornice, non si può trascurare l’importanza di programmi come il tempo pieno e i centri estivi, essenziali per quei genitori che devono conciliare lavoro e impegni familiari, senza cadere in difficoltà. Questi strumenti rappresentano non solo una necessità per la vita quotidiana delle famiglie, ma anche un modo per garantire che ogni bambino possa crescere in un ambiente stimolante e protetto.
Potenziare le risorse e la formazione per il futuro
D’Acqui manifesta la volontà di instaurare collaborazioni con scuole, associazioni e istituzioni, puntando a reperire finanziamenti destinati alla formazione continua per chi opera nel settore educativo. Il suo obiettivo è di trasformare il concetto di città educante in una realtà concreta e operativa, lontano da un semplice slogan privo di sostanza. Le biblioteche civiche e scolastiche, secondo la candidata, devono tornare a ricoprire un ruolo centrale nella promozione della cultura e della socialità. Il rafforzamento del personale bibliotecario e la promozione di iniziative che incentivano la lettura sono passi fondamentali per garantire che la cultura e l’educazione siano riconosciuti come diritti universali e non come privilegi riservati a pochi.
L’attenzione delle istituzioni locali deve quindi concentrarsi su una risposta immediata e efficace alla crisi dei servizi educativi, abbandonando strategie superficiali e mettendo al centro delle politiche sociali la famiglia e il diritto all’istruzione per i più piccoli.