A Cannes, la 78ª edizione del festival ha portato sulla Croisette due opere molto diverse in concorso. Da un lato il lungo e visionario fantasy cinese di Bi Gan, dall’altro il dramma sociale e familiare firmato dal giovane regista iraniano Saeed Roustaee. Entrambi i film riflettono le specificità culturali e sociali dei rispettivi paesi, offrendo racconti profondi ma molto distanti nella forma e nei temi.
Resurrection: un viaggio onirico attraverso tempo e cinema
Il film di Bi Gan, intitolato Resurrection, si presenta come un monumento visivo e narrativo difficile da ignorare. Con una durata di 160 minuti, è l’ultimo ad essere stato inserito nella selezione ufficiale del concorso e si distingue per la sua struttura complessa e l’aspetto visivo imponente. La trama ruota attorno a una donna la cui coscienza si trova bloccata in un “fuso orario eterno” durante un intervento chirurgico. In questo stato sospeso, la protagonista cerca di rianimare un androide senza memoria raccontandogli storie, in un tentativo di ricucire il tempo e la memoria attraverso le immagini.
Un diorama di visioni e memoria
Le sequenze del film passano dal cinema muto e in bianco e nero fino alle atmosfere del crepuscolo, mescolando passato e presente in un diorama di visioni evocative. Questo android, lentamente, assume tratti più umani fino all’epilogo, che richiama appunto il titolo e il tema della resurrezione, attraverso il corpo della madre.
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La fotografia è curata da Dong Jingsong, noto per lavori come The Wild Goose Lake e Black Coal, i costumi e le scenografie sono realizzati da professionisti di rilievo nel cinema cinese e hongkonghese. L’estetica del film attinge molto al patrimonio visivo del cinema classico, adattandolo a una narrazione contemporanea e sperimentale.
Resurrection rappresenta anche l’unica partecipazione cinese nella competizione di quest’anno e testimonia la rilevanza della seconda cinematografia mondiale in termini d’importanza artistica ed economica. A conferma di questo peso, il cinema cinese si è dimostrato protagonista anche nel campo degli incassi: il film d’animazione Ne Zha 2 ha superato i due miliardi di dollari a livello globale, segnando un primato per un’opera non americana e la vendita di oltre 300 milioni di biglietti, pari a quasi un quinto della popolazione nazionale.
Woman and child: resistenza femminile e diritti negati in iran
Dal versante iraniano arriva Woman and Child, opera drammatica firmata da Saeed Roustaee, regista 35enne noto per la sua attenzione alle tematiche sociali. La storia si concentra su Mahnaz, un’infermiera vedova di 45 anni che si trova a crescere da sola i suoi due figli. Quando sta per sposarsi con Hamid, un collega che lavora nell’ambulanza dello stesso ospedale, suo figlio Aliyar viene espulso da scuola. A questa difficoltà si aggiunge un incidente grave subito dal ragazzo, che mette la donna davanti a una realtà dolorosa.
Lotta e solidarietà in una società patriarcale
Mahnaz scopre che molti tra le persone a cui si è affidata, compreso il suo futuro marito, non sono quelli che sembravano. Il film punta sulla forza della protagonista, una donna che non si arrende davanti alle difficoltà e cerca giustizia in una società patriarcale che le nega anche il diritto di essere madre. Roustaee descrive Mahnaz come un personaggio che “urla nella sua testa”, un’immagine che riflette la sua lotta interiore e il senso di isolamento.
La pellicola si focalizza sulla resistenza e sulla solidarietà femminile come elementi centrali per affermare un cambiamento sociale. Nel finale, l’immagine della coesione tra donne rappresenta una speranza di superamento delle ingiustizie. Rispetto a opere simili, come Un simple accident di Panahi, Woman and Child si posiziona più sul terreno del melodramma. Panahi, già vincitore a Cannes, utilizza invece un’ironia più critica nei confronti del regime. Roustaee costruisce una narrazione più diretta, che mostra la durezza delle condizioni quotidiane senza figurazioni allegoriche.
Il confronto tra culture e stili diversi sul palco internazionale
La presenza di Resurrection e Woman and Child a Cannes mette a fuoco due modi diversi di fare cinema, rispecchiando società e culture distanti. Da un lato, una Cina dove emerge una grande capacità tecnica e visiva e una potente industria cinematografica in grado di imporsi anche nelle classifiche globali. Dall’altro, l’Iran che racconta storie drammatiche, legate strettamente alla realtà sociale e politica, che trovano eco in una sensibilità umana forte e diretta.
Il festival di Cannes, così, conferma la sua capacità di presentare film che, oltre al valore artistico, offrono uno sguardo ampio su come il cinema possa testimoniare le trasformazioni e le sfide di mondi molto diversi tra loro. La contrapposizione tra il fantasy di Bi Gan e il sociale di Roustaee lascia aperti spunti di riflessione sulle differenti strade con cui il linguaggio cinematografico affronta concetti come la memoria, l’identità, la lotta per i diritti e la ricerca di senso in un tempo che cambia.