Nelle ultime settimane, una serie di manifesti affissi per promuovere relazioni amichevoli tra Italia e Russia è stata distrutta in Emilia-Romagna. Questa situazione ha suscitato preoccupazione e indignazione tra i sostenitori dell’iniziativa pacifista. Il gesto vandalico non solo mira a zittire un messaggio di pace, ma solleva anche interrogativi sul clima sociale e politico attuale.
Distruzione dei manifesti a Modena e Reggio Emilia
L’incidente è avvenuto il 19 luglio, quando nuovi manifesti con l’inscrizione “La Russia non è il mio nemico” sono stati affissi in diverse località della regione. L’iniziativa, promossa da associazioni civili, aveva già visto i suoi messaggi esposti nel vicino VENETO il mese precedente, suscitando attenzione e controversie. Andrea Nanetti, ex consigliere comunale di Correggio, ha coordinato l’azione e riportato i fatti alla stampa.
Nanetti ha descritto come a Modena siano stati affissi sette manifesti di grandi dimensioni, ognuno lungo sei metri e largo tre. Tuttavia, la gioia della loro esposizione è stata di breve durata, dato che il giorno successivo, martedì sera, i manifesti sono stati abbattuti. La stessa sorte è toccata ai manifesti affissi a Reggio Emilia, dove sono stati trovati coperti da slogan nazionalisti pro-Ucraina. Questo episodio mette in luce un clima di tensione crescente e la predisposizione a sopprimere voci diverse.
La reazione dei media e delle istituzioni
La notizia della distruzione dei manifesti è stata rapidamente diffusata, con una particolare attenzione da parte della televisione ucraina, che ha presentato un servizio sui manifesti danneggiati. Questo coverage è stato interpretato da Nanetti come un potenziale incitamento a comportamenti ostili nei confronti di coloro che sostengono l’iniziativa pacifista. Le parole dell’ex consigliere comunale sottolineano come questo evento non sia solo un semplice atto di vandalismo, ma un attacco a una forma di comunicazione che mira a costruire ponti.
In parallelo, Nanetti ha riferito che anche i sindaci di Modena e Reggio Emilia si sono espressi contro la campagna di manifesti, evidenziando come l’iniziativa riceva opposizione non solo da parte di singoli cittadini, ma anche da rappresentanti istituzionali. Le loro dichiarazioni evidenziano un disaccordo sulle modalità di comunicazione che necessitano di un’analisi più profonda.
Reazioni delle forze dell’ordine e prospettive future
Le forze dell’ordine, in particolare i Carabinieri, hanno preso nota degli eventi, comunicando di aver identificato due individui ripresi dalle telecamere mentre strappavano i manifesti. Tuttavia, ciò che preoccupa maggiormente è la possibile impunità di tali atti, in quanto gli indiziati rischiano solo una multa di 60 euro, cifra nettamente inferiore ai costi sostenuti per ripristinare i manifesti. Ogni nuovo striscione, infatti, costa 93 euro, rendendo l’intera situazione insostenibile dal punto di vista economico per gli attivisti.
Nanetti ha espresso la sua speranza che queste persone vengano individuate e affrontino le giuste conseguenze. La richiesta di responsabilità civile è dunque un tema centrale in questa vicenda, così come la necessità di un ambiente in cui il dialogo pacifico e il rispetto reciproco possano prosperare.
In un contesto dove la comunicazione diventa sempre più polarizzante, il futuro di iniziative come quella di Nanetti appare incerto, ma fondamentale per il mantenimento di un dibattito aperto e pluralista.
Ultimo aggiornamento il 20 Luglio 2024 da Elisabetta Cina