Detenuto nel carcere di bancali tenta di produrre alcol dalla frutta nascosta nella sua cella e aggredisce agenti

Detenuto nel carcere di bancali tenta di produrre alcol dalla frutta nascosta nella sua cella e aggredisce agenti

nel carcere di Bancali a Sassari un detenuto nasconde frutta in isolamento per produrre alcol, reagendo con violenza agli agenti penitenziari; sindacati denunciano difficoltà e chiedono maggior tutela per la polizia penitenziaria
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Nel carcere di Bancali (Sassari), un detenuto ha nascosto frutta fermentata per produrre alcol e ha reagito con violenza contro gli agenti durante il sequestro, evidenziando le difficoltà di gestione e sicurezza nelle carceri italiane. - Gaeta.it

Nel carcere di Bancali, a Sassari, gli agenti penitenziari hanno scoperto un detenuto che aveva nascosto della frutta nella sua cella di isolamento. La frutta era in stato di macerazione, presumibilmente per produrre alcol. Nel corso del sequestro, l’uomo ha reagito con violenza contro gli agenti, arrivando a utilizzare una lametta nascosta in bocca. Questo episodio evidenzia le difficoltà degli operatori nel gestire le criticità in carcere, soprattutto tra detenuti con problemi psichiatrici e stranieri.

Scoperta della frutta nascosta e materiale vietato nella cella del detenuto

La scoperta è avvenuta grazie a un controllo svolto dagli agenti nel reparto isolamento del carcere di Bancali. Il detenuto aveva accumulato della frutta nel tentativo di farla fermentare, così da ottenere alcol. Accanto alla frutta, la polizia penitenziaria ha rinvenuto anche dei bastoni e altri oggetti proibiti, rigorosamente vietati nelle celle per motivi di sicurezza. Il materiale sequestrato ha fatto emergere ancora una volta la creatività e la determinazione di alcuni detenuti nel trovare modi per aggirare il regolamento interno.

La frutta lasciata a macerare rappresenta un pericolo sia per la sicurezza della struttura che per l’incolumità degli stessi detenuti. L’alcol prodotto in modo artigianale può portare a episodi di alterazione, tensioni e ulteriori controversie all’interno delle celle o tra i detenuti. Non è la prima volta che nelle carceri si registrano tentativi simili di autoproduzione di alcol o altri sostanze da parte dei reclusi, soprattutto nelle sezioni di isolamento dove il controllo è più stretto.

Reazione violenta del detenuto durante il sequestro del materiale

Quando gli agenti hanno proceduto al sequestro della frutta e degli altri oggetti proibiti, il detenuto ha perso il controllo. Da subito si è mostrato aggressivo, lanciando calci e opponendo resistenza fisica agli agenti. La situazione è degenerata quando ha estratto una lametta che aveva nascosto all’interno della bocca, brandendola per minacciare i poliziotti penitenziari. L’azione ha provocato l’intervento repentino degli operatori per riportare la calma.

Uno degli agenti coinvolti nell’aggressione ha subito delle lesioni, tanto che è stato necessario trasportarlo in ospedale per accertamenti medici. Le condizioni dell’operatore non sono state rese note nelle successive comunicazioni, ma l’episodio si inserisce in un quadro più ampio di tensioni crescenti all’interno delle carceri italiane. L’attacco ha provocato un momento di forte allarme nel reparto, richiedendo un pronto intervento per evitare conseguenze più gravi.

Problema delle condizioni di lavoro della polizia penitenziaria e richieste sindacali

Antonio Cannas, delegato per la Sardegna del sindacato autonomo polizia penitenziaria , ha denunciato con fermezza l’aggressione e la difficoltà degli agenti a svolgere il proprio lavoro in un ambiente così ostile. Ha evidenziato che episodi del genere non sono isolati e mettono sotto pressione il personale di sorveglianza. L’uso di armi non letali da parte degli agenti viene considerato fondamentale per garantire una gestione più sicura delle situazioni di crisi.

Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ha sottolineato che la presenza massiccia di detenuti stranieri e con problemi psicologici crea ulteriori complessità senza che finora le autorità abbiano trovato una risposta efficace. Le aggressioni agli agenti si moltiplicano, provocando un logoramento fisico e mentale nel corpo della polizia penitenziaria. Le richieste del sindacato si rivolgono soprattutto a una maggiore tutela e a strumenti che permettano di difendersi senza ricorrere a misure drastiche o rischiose.

Sicurezza e gestione dei detenuti difficili

Nonostante le segnalazioni, resta aperto il nodo sulla gestione di alcune categorie di detenuti e sul controllo del materiale pericoloso, un tema che torna a galla con ogni episodio di questa natura. La sicurezza nelle carceri continua a essere un problema cruciale per chi deve mantenere l’ordine e proteggere sia i reclusi che chi lavora al loro interno.

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