Detenuto evaso da bollate avrebbe pianificato un duplice omicidio prima di togliersi la vita al duomo di milano

Detenuto evaso da bollate avrebbe pianificato un duplice omicidio prima di togliersi la vita al duomo di milano

Emanuele De Maria evade da Bollate, uccide la barista Chamila Wijesuriya all’hotel Berna di Milano e tenta di assassinare Hani Nasr prima di suicidarsi al Duomo; indagini in corso sulle dinamiche e sicurezza.
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A Milano, Emanuele De Maria, detenuto evaso e autore di un omicidio e un tentato omicidio all’hotel Berna, si è suicidato lanciandosi dal Duomo; le indagini proseguono per ricostruire i fatti e i movimenti antecedenti. - Gaeta.it

L’episodio di cronaca che ha scosso Milano riguarda un detenuto evaso dalla casa circondariale di Bollate, Emanuele De Maria, autore di un omicidio e di un tentato omicidio avvenuti pochi giorni prima del suo suicidio. L’uomo avrebbe progettato di uccidere due persone, una delle quali è deceduta in seguito a una aggressione violenta. Le indagini proseguono per chiarire dinamiche e responsabilità.

I fatti dell’omicidio e del tentato omicidio all’hotel berna

L’evento tragico è avvenuto presso l’hotel Berna, nel centro di Milano, dove Chamila Wijesuriya, una barista di 50 anni, ha perso la vita. La donna è stata accoltellata alla gola. La vittima lavorava come barista nella struttura alberghiera. Il collega Hani Nasr è rimasto coinvolto nello stesso episodio ma è riuscito a salvarsi, difendendosi dall’aggressione.

Secondo quanto riferito dal pm Francesco De Tommasi, De Maria avrebbe pianificato attentamente l’assalto. L’intento era quello di uccidere prima Chamila e poi Hani. L’esecuzione del piano ha portato alla morte della barista e al tentato omicidio del collega. Le indagini si occupano ora di chiarire se De Maria fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti al momento dell’aggressione, motivo per cui sono state disposte autopsie e esami tossicologici.

Movimenti e comportamenti di emanuele de maria nelle ultime 48 ore

Le autorità milanesi stanno ricostruendo nei dettagli gli spostamenti di De Maria nei due giorni precedenti il suo suicidio. Dalle indagini emerge che l’uomo ha spento il cellulare subito dopo aver chiamato la madre e la cognata con il telefono di Chamila. Durante quella chiamata, ha parlato di aver commesso una “cazzata” e ha chiesto perdono, segno di una consapevolezza riguardo alle azioni imminenti.

Tra venerdì pomeriggio e sabato mattina, De Maria si è reso irrintracciabile, sparendo anche dai monitor delle telecamere di sicurezza e dalla rete telefonica. Questi momenti di assenza risultano fondamentali per capire dove si fosse nascosto e se abbia incontrato altre persone senza informarle del suo piano. La chiamata a un familiare con il telefono della donna assassinata e la successiva distruzione di quel cellulare risultano elementi chiave nelle indagini.

Il gesto estremo al duomo e le falle nei controlli

Il suicidio di De Maria si è consumato ieri poco prima delle 14, quando si è lanciato dalla terrazza del Duomo di Milano. L’uomo era riuscito a salire sulla cima della cattedrale come un normale visitatore, pagando il biglietto senza destare sospetti. I controlli in loco sono mirati soprattutto a individuare armi e materiali pericolosi, ma non prevedono un controllo di identità approfondito per i visitatori.

Questo episodio ha sollevato nuove domande sulle procedure di sicurezza dei luoghi pubblici e di interesse turistico. Il fatto che un uomo con precedenti penali e ricercato abbia raggiunto senza ostacoli una delle attrazioni più frequentate della città riporta in primo piano il tema della sicurezza pubblica.

Testimonianze e reazioni di colleghi e inquirenti

Hani Nasr, il collega sopravvissuto all’aggressione, è stato ascoltato dalle forze dell’ordine. Ha raccontato di aver avvertito Chamila riguardo al pericolo rappresentato da De Maria, ricordando anche un episodio precedente del 2016 dove l’uomo aveva accoltellato un’altra donna, condanna definitiva a carico di De Maria. Nasr aveva consigliato alla barista di chiudere la relazione con lui, giudicandola rischiosa.

Gli inquirenti mantengono massimo riserbo sulle autopsie ancora da fissare e sulle successive verifiche tossicologiche, ma l’intero quadro punta a una premeditazione ben definita. La vicenda continua a suscitare attenzione nelle autorità milanesi che stanno cercando di fare chiarezza attorno a un caso complesso e drammatico.

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