Corte di appello di napoli revoca confisca milionaria a gioielliere accusato di legami con clan contini

Corte di appello di napoli revoca confisca milionaria a gioielliere accusato di legami con clan contini

La corte di appello di Napoli annulla la confisca dei beni a Raffaele Olisterno, vicino al clan Contini, restituendo gioielleria e immobili; la sentenza evidenzia l’importanza di prove aggiornate nei processi contro la camorra in Campania.
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La corte di appello di Napoli ha annullato la confisca dei beni al gioielliere Raffaele Olisterno, ex presunto affiliato al clan Contini, sottolineando l'importanza di prove aggiornate e proporzionalità nelle misure patrimoniali contro la criminalità organizzata. - Gaeta.it

La corte di appello di napoli, quinta sezione penale, ha annullato una confisca di beni nei confronti del gioielliere raffaele olisterno, ritenuto in passato vicino al clan contini della camorra. La decisione riguarda anche altri imprenditori coinvolti in casi simili. Tra i beni restituiti ci sono una storica gioielleria nel cuore di napoli e un consistente patrimonio immobiliare. Questo verdetto segna una svolta nei procedimenti contro accuse legate alla criminalità organizzata in campania.

Il contesto della confisca e le accuse contro raffaele olisterno

La confisca di beni a carico di raffaele olisterno risale a indagini che lo indicavano come vicino al clan contini, una delle famiglie camorristiche più radicate a napoli. Le autorità avevano disposto il sequestro di patrimonio immobiliare e della sua gioielleria nel borgo orefici, una zona storica famosa per l’arte orafa partenopea. Secondo le accuse, olisterno avrebbe beneficiato indirettamente di capitali legati alla criminalità organizzata.

La richiesta di condanna nei suoi confronti rifletteva questa ipotesi di contiguità, consolidata da intercettazioni e testimonianze raccolte nel corso degli anni. Come spesso accade nei processi contro la camorra, la misura cautelare sulla confisca puntava a colpire i patrimoni presumibilmente costruiti grazie a attività illecite, per interrompere il circolo di finanziamento del clan.

Il ruolo della corte di cassazione e la decisione di rinvio

La svolta nel caso olisterno è arrivata da roma, con la corte di cassazione che ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati difensori. La cassazione non solo ha sollevato dubbi sulla legittimità della confisca, ma ha disposto un rinvio a una nuova sezione della corte di appello di napoli per un nuovo esame del caso.

Questa decisione ha bloccato temporaneamente l’esecuzione della sentenza precedente, aprendo la strada a una revisione approfondita degli atti e delle prove. I legali di olisterno hanno sostenuto fin dall’inizio che la confisca si basasse su elementi insufficienti e che molti beni fossero stati acquisiti in epoche lontane rispetto ai fatti contestati.

Nell’ordinanza, inoltre, la cassazione ha richiamato il rispetto dei principi stabiliti dalla corte europea dei diritti dell’uomo in merito alla proporzionalità delle misure patrimoniali.

La revoca della confisca da parte della corte di appello di napoli

A marzo 2025, la quinta sezione penale della corte di appello di napoli ha emesso una sentenza che ha revocato la confisca milionaria contro raffaele olisterno. Il presidente rovìda e i giudici collegati hanno accolto le argomentazioni difensive che mettevano in discussione la fondatezza e la tempistica della misura patrimoniale.

Tra i beni restituiti c’è la storica gioielleria di borgo orefici, una realtà commerciale radicata nella tradizione artigianale napoletana, oltre a vasti immobili e altri asset collegati all’attività orafa. La decisione ha riguardato anche altri imprenditori, impegnati in procedimenti analoghi che coinvolgevano ipotesi di connivenza con la criminalità organizzata.

La sentenza evidenzia come la confisca non possa colpire proprietà acquisite molti anni prima da eventuali reati, se non accompagnate da prove recenti e concrete. Questo può cambiare il modo in cui i tribunali affrontano casi simili in tutta Italia.

Le dichiarazioni degli avvocati di difesa e il contesto delle intimidazioni

Gli avvocati annalisa senese e gennaro pecoraro, che hanno difeso raffaele olisterno, hanno espresso soddisfazione per il verdetto. Senese ha ricordato come la corte ha applicato i principi della corte europea, che vieta confische sproporzionate rispetto ai fatti, specie quando i beni sono stati ottenuti in un periodo lontano dagli illeciti accertati.

Pecoraro ha aggiunto che il loro assistito era vittima di pressioni e intimidazioni da parte della criminalità organizzata, circostanze documentate ma mai denunciate per paura di ritorsioni. Il contesto napoletano, spesso segnato da episodi di minacce e controlli camorristici su diverse attività economiche, rende difficile per molti imprenditori denunciare apertamente tali situazioni.

Questa realtà ha contribuito a complicare il percorso giudiziario di olisterno. I legali hanno insistito sulla necessità di distinguere i casi di reale coinvolgimento criminale da situazioni dove le vittime subiscono minacce senza altra protezione.

Il significato della sentenza per i procedimenti contro la criminalità organizzata

La revoca della confisca nei confronti di olisterno segna un episodio rilevante nei processi contro la camorra in campania. La decisione solleva questioni sulle modalità con cui le procure applicano le misure patrimoniali e mette in luce l’urgenza di basarsi su prove aggiornate e circostanziate.

Nel territorio napoletano, dove la camorra ha una presenza storica e capillare, il confiscare beni senza criteri rigorosi rischia di colpire anche chi ha subito il peso del sistema mafioso. La sentenza potrebbe indurre una revisione delle pratiche investigative e giudiziarie, distinguendo con più attenzione fra reati accertati e sospetti non comprovati.

Questo fa emergere un equilibrio tra contrasto alla criminalità e tutela dei diritti dei cittadini e delle imprese. Resta da vedere come la magistratura locale recepirà questo nuovo orientamento in casi simili.

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