Un episodio ha acceso tensioni durante il glastonbury festival 2025, uno degli eventi musicali più seguiti in Inghilterra. Sabato, alcuni cori contro l’Idf, l’esercito israeliano, sono stati scanditi durante un’esibizione, provocando reazioni immediate dalla diplomazia israeliana e l’avvio di un’indagine da parte della polizia locale. L’accaduto ha sollevato dibattiti sul confine tra libertà di espressione e incitamento all’odio in occasione di manifestazioni pubbliche molto seguite.
Cori provocatori durante il concerto di bob vylan al glastonbury festival
I cori «morte all’Idf» sono stati intonati sabato nel momento in cui il duo punk inglese Bob Vylan si esibiva sul palco del glastonbury festival. Video condivisi sui social mostrano il frontman del gruppo mentre grida al microfono lo slogan contestato, seguito da alcuni spettatori che si uniscono alla proferizione. La scena ha suscitato malcontento non solo tra i presenti ma anche da parte di autorità esterne, per il chiaro riferimento alla guerra e al conflitto israelo-palestinese.
La situazione politica dietro il palco
Bob Vylan si stava esibendo prima del gruppo Kneecap, una band irlandese che si è trovata al centro di polemiche analoghe. Il frontman dei Kneecap infatti è coinvolto in un procedimento giudiziario a Londra per violazione della legge antiterrorismo, a seguito di un’esibizione dell’anno precedente in cui aveva sventolato un vessillo considerato di supporto a Hezbollah e Hamas. Questo contesto ha reso la situazione ancor più delicata, alimentando le preoccupazioni su un possibile aumento della retorica estremista all’interno di eventi culturali di grande richiamo.
Leggi anche:
La reazione dell’ambasciata israele nel regno unito
L’ambasciata israeliana a Londra ha risposto subito all’episodio definendo il messaggio contro l’Idf «retorica incendiaria e odiosa». In un comunicato, i rappresentanti diplomatici hanno sottolineato che slogan di questo tipo denunciano l’intenzione di smantellare lo stato di Israele, segnalando un pericolo legato alla normalizzazione del linguaggio violento. “Quando frasi così forti vengono pronunciate davanti a migliaia di persone e ricevono come risposta applausi, si rischia di legittimare l’estremismo”, si legge nella nota.
La diplomazia israeliana ha espresso un profondo turbamento per il fatto che questo tipo di messaggi trovi spazio su un palco così prestigioso, reputando la vicenda un segnale che evidenzia come certe posizioni radicali si stiano diffondendo oltre i canali politici e militari, arrivando a manifestazioni di massa legate alla musica e alla cultura giovanile.
Indagini della polizia e posizione del governo britannico
Le forze dell’ordine di Avon e Somerset hanno aperto un’indagine per accertare se i cori rivolti contro l’Idf costituiscano un reato. La polizia sta valutando i video registrati per decidere se procedere con un’inchiesta penale. Il processo di verifica riguarda anche l’eventuale incitamento all’odio o alla violenza, temi molto delicati che richiedono interventi legali precisi.
Downing street, sede del governo britannico, ha condannato in modo fermo i «commenti minacciosi» emersi durante la performance, queste parole indicano l’attenzione delle autorità nei confronti di episodi di questo tipo. Il governo sembra intenzionato a non lasciare spazio a messaggi potenzialmente pericolosi che possano alterare l’ordine pubblico o alimentare tensioni sociali.
Anche il glastonbury festival ha preso posizione con una dichiarazione ufficiale. L’organizzazione ha ribadito la propria linea di tolleranza zero nei confronti di ogni forma di incitamento all’odio o alla violenza tra gli artisti ospitati. Questo ribadisce l’impegno del festival a mantenere un ambiente rispettoso e sicuro per tutti i partecipanti, nonostante l’ampio spettro di idee e messaggi che possono emergere nei concerti.
Un dibattito acceso su libertà di espressione e limiti
Il caso solleva questioni importanti sul bilanciamento tra la libertà di espressione artistica e la tutela contro messaggi che possono risultare offensivi o pericolosi. Festival come glastonbury sono fenomeni culturali di massa, con migliaia di spettatori, e spesso ospitano artisti con posizioni politiche forti o controverse. Quando il linguaggio adottato si spinge verso minacce o inviti alla violenza, la linea tra provocazione e illecito diventa sottile.
Le autorità politiche e di polizia si trovano spesso a valutare queste situazioni. L’analisi del contesto e delle parole pronunciate serve a capire se si tratti di semplice disagio politico o di materiale che può istigare comportamenti violenti. La giurisprudenza britannica, in particolare, ha predisposto leggi precise contro il terrorismo e l’incitamento alla violenza, che qui sono messe alla prova in un contesto artistico.
Opinioni dal dibattito pubblico
Il dibattito pubblico sui social e nei media riflette poi le divisioni profonde tra chi difende la libertà d’espressione senza limiti e chi sostiene invece che certe manifestazioni debbano rimanere confinate a spazi privati, per non alimentare tensioni già forti a livello internazionale, specie in un momento geopolitico segnato da conflitti e crisi.
Lo sviluppo delle indagini nelle prossime settimane chiarirà quale sarà il destino di questi episodi e se potranno avere conseguenze legali sui protagonisti. Intanto, l’episodio di glastonbury si inserisce in un quadro più ampio di scontri culturali e politici che attraversano anche la scena musicale contemporanea europea.