Il contratto nazionale per il settore metalmeccanico, che coinvolge circa 1,6 milioni di lavoratori, è in una fase di crisi. Le principali organizzazioni sindacali, FIOM-CGIL, FIM-CISL e UILM, hanno annunciato uno sciopero di otto ore, programmato su base territoriale a partire dalla prossima settimana, dopo aver respinto la proposta avanzata da Federmeccanica e Assistal. La situazione si è incattivita soprattutto a causa delle aspettative economiche molto differenti fra le parti in causa.
Le diverse posizioni sul tavolo
Il blocco delle trattative è stato causato da posizioni nettamente opposte riguardo agli aumenti economici. Da un lato, i sindacati chiedono un incremento di 280 euro nei minimi retributivi per il prossimo triennio, cifra che Federmeccanica e Assistal giudicano insostenibile. Queste associazioni datoriali propongono, invece, un adeguamento automatico dei minimi tabellari basato sull’Ipca Nei, che stimano porterà a un incremento di circa 173 euro nei prossimi quattro anni.
Questa divergenza rappresenta il fulcro del conflitto. Mentre FIOM, FIM e UILM si attengono a una tradizione contrattuale orientata a garantire aumenti salariali significativi, le associazioni datoriali tendono a contenere le richieste all’andamento dell’inflazione. Questo stallo ha reso necessaria la proclamazione dello sciopero, come modo per mobilitare e coinvolgere i lavoratori nei luoghi di lavoro, attraverso assemblee condivise.
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Le argomentazioni delle associazioni datoriali
Federmeccanica e Assistal hanno chiarito che la loro proposta, orientata principalmente al rinnovo del contratto nazionale Esg 2024-2028, prevede un incremento delle prestazioni e dei servizi piuttosto che un aumento diretto della retribuzione. Secondo le stime fornite, l’adeguamento dei minimi tabellari sulla base dell’Ipca Nei non supererebbe i 173,37 euro. Questa cifra si concentrerebbe in un periodo che va dal 2025 al 2028, e viene considerata dai datori di lavoro come un’offerta già valida e sostenibile.
Oltre agli aumenti salariali, le associazioni datoriali hanno anche sottolineato i benefici aggiuntivi che potrebbero risultare per i lavoratori. Tra questi, i flexible benefit, che offrirebbero ai dipendenti la possibilità di ricevere 500 euro netti in aggiunta nel quadriennio, e una nuova copertura assicurativa per la non autosufficienza, il cui costo stimato per il singolo individuo si aggira tra i 12 e i 14 mila euro. Queste misure si pongono come tentativo di creare un pacchetto di vantaggi in grado di compensare la modestia degli aumenti salariali proposti.
Le prospettive per il futuro delle trattative
A questo punto, la situazione si presenta complessa. Lo sciopero nazionale annunciato dai sindacati rappresenta un segnale forte di discontento, una reazione diretta a un negoziato che non ha prodotto risultati soddisfacenti. La mobilitazione dei lavoratori sarà un fattore fondamentale per la ripresa del dialogo con le associazioni datoriali, soprattutto nel momento in cui si dovranno nuovamente affrontare le richieste economiche.
È evidente che il futuro contrattuale dei metalmeccanici dipenderà dalla capacità di entrambe le parti di trovare un punto di intesa. I sindacati continueranno a spingere per una revisione delle proposte economiche, mentre le associazioni datoriali rimarranno ferme sulla loro linea, occasionando un eventuale allungamento delle trattative. La situazione richiede attenzione, non solo per il benessere dei lavoratori coinvolti, ma anche per il clima di stabilità all’interno di un settore nevralgico per l’economia italiana.