Condanne per la truffa al bonus facciate: 12 anni di carcere per tre imputati a verona

Condanne per la truffa al bonus facciate: 12 anni di carcere per tre imputati a verona

Tre uomini condannati a oltre 12 anni per truffa al bonus facciate a Verona, con sequestri milionari e indagini su trasferimenti illeciti di fondi tra Italia, Spagna e Albania.
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Tre uomini sono stati condannati a Verona per una maxi truffa sul bonus facciate, con pene per oltre 12 anni e sequestri milionari legati a crediti fittizi per lavori mai eseguiti. - Gaeta.it

L’inchiesta su una maxi truffa legata al bonus facciate ha portato alla condanna in primo grado di tre uomini accusati di aver intascato soldi pubblici senza realizzare alcun lavoro. Il tribunale di Verona, dopo un processo durato oltre un anno, ha inflitto pene detentive e multe per un valore complessivo che supera i 12 anni di carcere. Il meccanismo fraudolento riguardava crediti fittizi legati al recupero e al restauro delle facciate esterne degli edifici, un incentivo varato per sostenere la riqualificazione urbana.

Le condanne inflitte e le accuse contestate

Il collegio presieduto dal giudice Pasquale Laganà ha sentenziato ieri la condanna di Francesco Di Vara, Rocco Larosa e Silvano Zornetta. I primi due sono stati riconosciuti colpevoli di aver ottenuto somme ingenti tramite false dichiarazioni, mentre Zornetta, l’imputato più anziano, ha ricevuto la pena più severa in termini di confisca.

  • Di Vara, 62 anni, ha dovuto subire 5 anni di reclusione, una multa di 15 mila euro e la confisca di 860 mila euro.
  • Larosa, 71 anni, è stato condannato a 3 anni e mezzo, con multa di 9 mila euro e confisca di 850 mila euro.
  • Zornetta, 81 anni, ha ricevuto 3 anni e 10 mesi, con una sanzione pecuniaria di 10 mila euro e la confisca di quasi 1,7 milioni.

L’imputazione principale ha riguardato associazione per delinquere, truffa aggravata per ottenere erogazioni pubbliche e autoriciclaggio.

Il processo e la dinamica della truffa al bonus facciate

L’attività criminale è emersa grazie a un’inchiesta partita nel 2023, cominciata in Sicilia e portata avanti fino a Verona per motivi di competenza territoriale. Le indagini hanno accertato che gli imputati avevano fatto transitare dichiarazioni false su una piattaforma telematica. Queste dichiarazioni attestavano spese edilizie pari a 500 mila euro, relative a lavori mai effettuati sulle facciate degli edifici.

Così i truffatori riuscivano a incassare il bonus fiscale senza realizzare alcun intervento vero. Il denaro ricavato veniva poi trasferito a società amministrate dagli indagati, spesso attraverso operazioni oltre confine con Spagna e Albania, in una rete che complicava il tracciamento dei fondi.

Dettagli sull’indagine e le intercettazioni

Il pubblico ministero Alberto Sergi ha descritto dettagliatamente nella requisitoria il funzionamento del sistema. Secondo l’accusa, gli imputati prendevano i soldi da Poste Italiane, li trasferivano in Spagna, poi li cedevano a una società estera, prima di farli rientrare in Italia e infine crearono una società in Albania per coprire i flussi.

Le intercettazioni telefoniche hanno mostrato come i coinvolti fossero sorpresi dalla rapidità dei pagamenti da parte di Poste Italiane. In particolare, uno degli imputati ha evidenziato che simili truffe non sarebbero riuscite col superbonus 110% perché le verifiche lì sono più accurate e stringenti.

L’arresto e le conseguenze economiche

Nel corso dell’indagine, dieci persone erano finite in arresto per un totale di dodici indagati riguardanti 159 pratiche false. I profitti accumulati superavano i 17 milioni di euro, investiti in attività commerciali e immobiliari sul lago di Garda.

In un procedimento parallelo con rito abbreviato prima della sentenza di Verona, alcuni componenti della rete accusata avevano già subito condanne per un totale di 23 anni di carcere. In primo grado, la somma delle pene per i tre imputati coinvolti nella maxi truffa si è fermata a 12 anni complessivi.

La vicenda resta ancora sotto osservazione per eventuali sviluppi di tipo giudiziario o finanziario dovuti ai capitali illeciti sequestrati e confiscati.

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