Cinque anni di carcere per Ambera Saliji nel caso dell'omicidio di Ismaele Lulli a Sant'Angelo in Vado

Cinque anni di carcere per Ambera Saliji nel caso dell’omicidio di Ismaele Lulli a Sant’Angelo in Vado

La corte d’appello di Ancona conferma la condanna a cinque anni per Ambera Saliji, ritenuta responsabile di aver facilitato l’omicidio del 17enne Ismaele Lulli a Sant’Angelo in Vado, Pesaro Urbino.
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La corte d'appello di Ancona ha confermato la condanna a cinque anni per Ambera Saliji, ritenuta responsabile di aver facilitato l’omicidio di Ismaele Lulli, 17 anni, attirandolo in una trappola che ha portato al suo assassinio nel 2015 a Sant'Angelo in Vado. - Gaeta.it

La corte d’appello di Ancona ha confermato la condanna a cinque anni di reclusione per Ambera Saliji, 29 anni, coinvolta nell’omicidio di Ismaele Lulli, il ragazzo di 17 anni assassinato il 19 luglio 2015 a Sant’Angelo in Vado, in provincia di Pesaro Urbino. La sentenza si riferisce alla sua partecipazione nel facilitare il delitto inviando a Ismaele un messaggio che lo ha spinto verso l’agguato mortale.

Il ruolo di ambera saliji nella vicenda criminale

Ambera Saliji è stata ritenuta responsabile di aver attirato Ismaele Lulli in una trappola. La giovane, all’epoca dei fatti, ha inviato un sms con cui invitava il ragazzo a raggiungerla alla fermata dell’autobus. Il messaggio era il mezzo con cui Ismaele è stato indotto a presentarsi in un luogo dove non lo aspettava nessuno, se non coloro che avrebbero pianificato il suo omicidio.

Chi ha agito nell’agguato

Quel giorno, al posto di Ambera, Ismaele trovò Igli Mema, suo ex fidanzato, e Mario Mema. Entrambi lo avvicinarono e lo portarono via in auto verso le campagne nei dintorni di Sant’Angelo in Vado. Ambera, secondo la ricostruzione giudiziaria, ha fornito dunque un ruolo chiave nel preparare l’agguato attraverso quel messaggio, senza di cui probabilmente Ismaele non si sarebbe recato in quel luogo isolato.

I dettagli dell’omicidio di ismaele lulli

Il ragazzo di 17 anni fu condotto lontano dal centro abitato, in un’area rurale poco distante da Sant’Angelo in Vado. Qui, secondo la sentenza, venne assassinato con un coltello. La ferita più grave fu inferta al collo, un colpo mortale che ha tolto la vita a Ismaele. Le indagini successive hanno ricostruito con precisione il contesto in cui è avvenuto l’omicidio, concentrandosi su moventi e dinamiche familiari e relazionali coinvolte.

Igli e Mario Mema sono stati giudicati come esecutori materiali del delitto, mentre Ambera è stata giudicata responsabile per concorso anomalo, per avere reso possibile il tragico incontro fatale. La vicenda ha suscitato grande attenzione mediatica e ha avuto riscontri nella comunità locale proprio per la giovane età della vittima e la brutalità della morte.

La reazione della famiglia e la sentenza della corte d’appello

A conclusione del processo d’appello che si è svolto ad Ancona, la corte ha confermato la condanna a cinque anni per Ambera Saliji. La pena riguarda la sua partecipazione indiretta attraverso la truffa morale che ha portato Ismaele all’incontro fatale.

La madre della vittima ha commentato brevemente la sentenza in un’intervista rilasciata al Tg3 Marche. La donna ha espresso un sentimento di approvazione, accogliendo la decisione come una forma di giustizia per il figlio. L’esito del processo sancisce una chiusura legale per la sua posizione nel drammatico delitto che ha scosso la comunità di Sant’Angelo in Vado.

Riflessioni sulla vicenda

Nel frattempo, la vicenda mantiene acceso l’interesse su temi legati alla violenza giovanile e ai segnali da cogliere nei rapporti interpersonali che possono sfociare in tragedia. Il caso resta un monito sul rischio di dinamiche alterate tra ragazzi e sulle conseguenze che possono avere le acquisizioni di responsabilità anche indirette.

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