Un’operazione della Guardia di Finanza di Napoli e della Polizia Penitenziaria di Roma ha portato all’arresto di tre persone accusate di gravissimi reati economici, tra cui riciclaggio, autoriciclaggio e frodi fiscali. I provvedimenti sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia locale. La situazione giunge a seguito di indagini che hanno rivelato il coinvolgimento di queste persone in una rete criminale legata al noto clan mafioso Lo Russo.
I dettagli degli arresti e i reati contestati
I tre arrestati, che comprendono un cugino del boss detenuto Oscar Pecorelli, sono stati accusati di aver ricoperto ruoli di prestanome per consentire al capo del clan di procedere a operazioni illecite. Descritto come una figura chiave nella rete mafiosa, Oscar Pecorelli ha continuato a mantenere il controllo delle sue attività anche mentre si trovava in carcere, utilizzando cellulari smuggati e ricevendo assistenza dalla moglie e dal figlio. Il provvedimento eseguito oggi segue a un arresto avvenuto il 24 gennaio, tutto nella cornice di un’indagine che ha fatto luce su un sistema di frode ben articolato.
Due degli arrestati, Vincenzo Bocchetti di 50 anni e il cugino dell’indagato, sono stati condannati alla detenzione in carcere, mentre Francesco Battimiello, di 42 anni, ha ricevuto la misura dei domiciliari. Per altri tre soggetti, coinvolti anche essi nelle perquisizioni, il giudice ha deciso di riservarsi sulla misura cautelare da applicare dopo l’interrogatorio di garanzia.
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Le manovre illecite e il valore del patrimonio sequestrato
Le indagini hanno rivelato che i tre indagati si sarebbero intestati immobili e aziende strumentali per garantire al clan di eludere i sequestri disposti dalle autorità . Tra gli atti illeciti, un immobile già pignorato veniva affittato per locazioni turistiche, complicando ulteriormente il recupero da parte delle autorità competenti. Un’altra proprietà è stata trasferita a una donna priva di mezzi e a una società avente legami con gli indagati, facilitando così il riciclaggio di denaro sporco.
In particolare, è emerso che una compagnia dedita alla lavorazione del pellame, intestata a un prestanome, ha ottenuto accesso a liquidità illecita e ha emesso fatture per operazioni inesistenti per un valore che supera i 7,5 milioni di euro. Le indagini hanno visto coinvolta anche un’azienda di calzature che ha utilizzato false fatturazioni per oltre 2 milioni di euro, rendendo possibile il funzionamento dell’impresa senza il rischio di sequestro.
Altre attività di riciclaggio e il sequestro di beni
La rete criminale non si limitava a operazioni immobiliari, ma si estendeva anche a società di trasporto intestate alle coniugi degli indagati, attraverso le quali hanno ricevuto trasferimenti di denaro di dubbia provenienza. È stata documentata anche l’acquisizione di orologi di lusso all’estero, effettuata attraverso pagamenti in criptovaluta per rendere difficoltoso il tracciamento dei flussi di denaro.
A supporto delle accuse, nel mese di giugno 2024, sono stati già sottoposti a sequestro otto immobili, dodici lotti di terreno, cinque complessi aziendali e altri beni per un valore complessivo di oltre 8 milioni di euro. La guerra contro le mafie continua, e l’operazione di oggi rappresenta un nuovo passo in avanti nella lotta contro il crimine organizzato e il riciclaggio di denaro sporco.