La squadra mobile di Ancona ha fermato due uomini egiziani ritenuti scafisti dopo lo sbarco della nave ONG Ocean Viking, arrivata con 276 migranti. I due sono stati trovati con strumenti per la navigazione in mare aperto e dispositivi telefonici satellitari. Le operazioni sono scattate subito dopo l’arrivo della nave al porto, coinvolgendo diversi reparti della polizia.
Il sequestro degli strumenti e l’arresto degli scafisti
Gli agenti della squadra mobile di Ancona hanno identificato due uomini di 22 e 23 anni durante le attività di sbarco e identificazione. I due erano a bordo della nave Ocean Viking, attraccata al porto della città con 276 stranieri a bordo, soccorsi in mare aperto. Nelle loro disponibilità sono stati trovati apparecchi usati per la navigazione e un telefono satellitare, insieme ad altri telefoni con sim, strumenti fondamentali per gestire viaggi via mare su rotte non ufficiali.
Sulla base delle informazioni raccolte, il sostituto procuratore di turno presso la procura della Repubblica di Ancona ha disposto il loro arresto. Gli arrestati sono stati portati al carcere di Montacuto, in attesa delle procedure giudiziarie. L’intervento rappresenta un’azione della polizia rivolta a contrastare il fenomeno del traffico di migranti lungo le rotte del Mediterraneo, che spesso coinvolge persone disposte a rischiare la vita dei passeggeri.
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La rotta e il contesto dei migranti trasportati
Gli investigatori di Ancona hanno ricostruito la dinamica che ha portato i migranti a imbarcarsi sulle imbarcazioni dirette verso l’Italia. Dopo aver versato grosse somme di denaro, queste persone hanno acquistato, da organizzazioni in Libia, il trasporto via mare. Prima della partenza, i migranti sono stati trattenuti in safe house vicino alla costa libica, luoghi dove molte volte si registrano condizioni difficili e costrizioni.
Successivamente, i gruppi venivano portati via terra fino alle spiagge dove iniziava il traversamento in mare. A guidare i natanti erano uomini armati che spesso indossano travestimenti per impedire il riconoscimento. La traversata si divideva in due fasi: prima la navigazione delle imbarcazioni principali fino al mare aperto, poi il passaggio su natanti più piccoli condotti da altri scafisti, che portavano i migranti direttamente verso le coste italiane. Il viaggio dura circa 40 ore, un tempo in cui i profughi affrontano rischi elevati, a volte senza forniture adeguate e con condizioni di sovraffollamento.
Le operazioni di sbarco e la gestione dei migranti ad ancona
Arrivata al porto di Ancona, la nave Ocean Viking ha trasferito i migranti su una struttura allestita temporaneamente nel palazzetto dello sport della città . Qui la polizia ha eseguito fotosegnalamenti e identificazioni, oltre a coordinare gli interventi per la tutela dei minori presenti a bordo. La procedura si è protratta per oltre dieci ore, coinvolgendo diversi operatori della polizia di stato.
Non tutte le richieste di protezione internazionale sono state accolte subito. Il questore Cesare Capocasa ha emesso sei ordini di allontanamento immediato dal territorio nazionale per alcuni dei migranti ritenuti non idonei a ricevere protezione. I 276 arrivati sono di diverse nazionalità : la maggior parte proviene da Eritrea, Etiopia e Pakistan. La presenza di 95 minori sotto i 18 anni, tra cui tre infanti e una donna incinta, ha richiesto particolare attenzione da parte degli operatori. I migranti sono stati soccorsi in mare il 17 maggio, dopo una partenza dalle coste libiche datata 15 maggio.
Composizione etnica e condizioni dei migranti soccorsi
Il gruppo soccorso conta 152 eritrei, 45 etiopi, e 39 pakistani; ci sono anche 27 egiziani e altri di origine Bangladesh, Guinea Conakry, Marocco, Palestina, Somalia e Nord Sudan. La loro provenienza riflette le rotte migratorie attive nel Mediterraneo centrale e la varietà dei paesi interessati da flussi migratori verso l’Europa.
Tra di loro ci sono 95 minori, distribuiti tra lattanti, bambini e adolescenti. Tre hanno meno di un anno, sei tra uno e quattro anni, due tra 5 e 13 anni, e 84 tra 14 e 17 anni. La presenza di soggetti così giovani, con una donna in stato di gravidanza, sottolinea le condizioni di vulnerabilità del gruppo. La loro accoglienza ha spinto le autorità a mettere in campo misure di assistenza specifiche, come la tutela sanitaria e la protezione sociale.
Le attività svolte a Ancona hanno riguardato la prima fase di accoglienza, con la registrazione anagrafica e la verifica delle richieste di asilo. Il quadro resta complesso per gli operatori, in un contesto dove i flussi migratori da Libia e Nord Africa continuano a segnare il territorio italiano.