Nel luglio 2025 Netflix ha pubblicato “angi: crimini e bugie”, una docuserie in due episodi che ricostruisce vicende di truffa, manipolazione e omicidio legate a María Ángeles Molina, conosciuta come Angi. Dietro l’apparenza di una donna rispettabile, si cela una storia di inganni e accuse pesanti, ancora oggi oggetto di controversie. Il documentario si concentra su due casi principali: l’omicidio della stilista Ana Páez a Barcellona nel 2008 e la morte misteriosa del marito di Angi, Juan Antonio Álvarez Litben, dodici anni prima. Ecco i dettagli sulle vicende e le polemiche emerse sul racconto Netflix.
Il crimine di barcellona: l’omicidio di ana páez e il processo contro angi
Ana Páez, stilista di Barcellona, è stata uccisa nel 2008 in circostanze che hanno scosso l’opinione pubblica locale. Angi, che era sua amica, è stata processata e condannata per l’omicidio. La donna ha basato la sua vita pubblica su professioni diverse, tra cui psicologa, avvocatessa e imprenditrice, ma dietro questa facciata si nascondeva un’abile manipolatrice. La docuserie racconta come Angi abbia costruito una serie di menzogne per coprire la sua reale personalità, e come la morte di Ana sia arrivata dopo che la vittima aveva iniziato a scoprire alcune verità nascoste.
Dettaglio del caso
Secondo il racconto, Angi avrebbe usato droghe e tecniche di soffocamento, cercando di simulare un incidente, ma la polizia ha colto incongruenze e falsità che hanno portato alla sua incriminazione.
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Durante il processo sono emersi dettagli su come Angi abbia sfruttato diverse identità, dichiarando anche una malattia terminale per guadagnare solidarietà. Il doppio ruolo di vittima e carnefice ha aggiunto complessità al caso. Gli inquirenti hanno descritto una personalità capace di usare le bugie con freddezza per i propri scopi. Il caso ha suscitato interesse per l’aspetto psicologico della criminalità, mostrando il contrasto tra l’immagine pubblica e la realtà nascosta.
La morte sospetta di juan antonio álvarez litben e i sospetti sul passato di angi
La docuserie esplora anche la morte di Juan Antonio Álvarez Litben, marito di Angi, avvenuta nel 1996. Questa vicenda era rimasta nella polvere degli archivi giudiziari, mai risolta davvero. La testimonianza svelata nel documentario riporta dubbi sull’effettiva causa del decesso, che era stata attribuita a cause naturali o incidente. Alcuni indizi e comportamenti di Angi hanno fatto sorgere sospetti su un possibile coinvolgimento nell’evento.
Gli investigatori non sono riusciti a raccogliere prove sufficienti per aprire un processo, ma la ricostruzione presentata suggerisce che la donna possa aver intrecciato sin dall’inizio un piano criminoso. Nonostante la mancanza di una sentenza definitiva, questa parte del racconto aggiunge tensione, mostrando come la figura di Angi sia sempre stata avvolta da ambiguità. L’assenza di risposte certe rende più inquietante il quadro, e alimenta la discussione sulla sua responsabilità in entrambe le morti.
Riflessioni del documentario
Nel documentario, questa vicenda appare come una specie di retroscena che illumina aspetti della personalità e della rete di menzogne di Angi. Il piccolo alone di mistero che circonda l’episodio offre agli spettatori un tema di riflessione sulla giustizia e sui limiti delle indagini penali.
La controversia legale sulla pubblicazione della docuserie e le accuse di angi alla produzione
Prima e durante l’uscita di “angi: crimini e bugie” è scoppiata una disputa legale iniziata da Angi stessa. Dal carcere, dove stava scontando la condanna per l’omicidio, ha avviato una causa contro Netflix, sostenendo che la docuserie ha utilizzato la sua immagine senza autorizzazione. Questa azione legale ha costretto la piattaforma a rimandare e modificare all’ultimo la pubblicazione, prevista inizialmente in una versione diversa.
La mossa ha attirato attenzione, perché ha messo in discussione i limiti tra diritto alla cronaca e tutela dei diritti personali anche per chi sta in carcere. Alla fine “angi: crimini e bugie” è stata rilasciata il 25 luglio 2025 con alcune variazioni rispetto alla versione iniziale. Le procedure dimostrano le difficoltà nel raccontare casi criminali reali, dove i protagonisti tentano di controllare il proprio racconto.
Un dibattito aperto
Questa vicenda legale è parte integrante della storia raccontata. L’opposizione del soggetto principale accende il dibattito sull’uso delle immagini, la privacy e la libertà di informazione. Il documentario si configura quindi non solo come narrazione di un crimine, ma anche come testimonianza di un conflitto tra verità giudiziaria e interpretazioni mediatiche.