Il deposito Eni di Calenzano continua a sollevare preoccupazioni in merito alla sicurezza ambientale e alla salute pubblica. Situato in un’area densamente popolata e vicino a infrastrutture sensibili, come una piscina comunale e un centro commerciale, il sito stocca una quantità notevole di combustibili fossili, creando tensioni e paure tra i cittadini e le autorità locali.
La segnalazione di Medicina Democratica
L’allerta riguardante il sito di Calenzano affonda le radici nel 2020, quando il movimento di Medicina Democratica ha lanciato il primo campanello d’allarme. I membri del gruppo denunciarono le problematiche legate allo stoccaggio di 162mila tonnellate di combustibili fossili, che comprendevano benzina, gasolio e petrolio. La vicinanza di tali materiali poco sicuri a zone abitate ha sollevato interrogativi sulla gestione e la supervisione della sicurezza del deposito.
Questa denuncia ha evidenziato una serie di rischi, non solo per l’incolumità delle persone che vivono nelle vicinanze, ma anche per l’ambiente. Medicina Democratica ha sollecitato un intervento urgente per rivedere le misure di sicurezza in atto, ma la risposta delle autorità è stata piuttosto cauta. Non è stata presa alcuna azione concreta e il deposito è rimasto sostanzialmente invariato, portando a un incremento della tensione sociale nella comunità.
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Il report del comune e l’attenzione crescente
Due anni dopo, nel 2022, il comune di Calenzano ha emesso un elaborato tecnico in cui ha nuovamente messo in evidenza i pericoli associati al deposito di carburante di Eni. Nello studio, sono stati individuati non solo questo stabilimento, ma anche un altro sito a rischio, evidenziando il livello di preoccupazione che circonda la questione.
Le relazioni fornite dal comune hanno richiamato l’attenzione su aspetti operativi del deposito, enfatizzando l’importanza di adottare misure più rigorose per prevenire potenziali incidenti. Alle preoccupazioni del comune si sono unite quelle di ARPAT, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, che ha inserito il sito tra i nove stabilimenti da monitorare attentamente.
Nonostante ciò, il deposito di Calenzano è stato segnalato come l’unico tra questi dove non sono state richieste misure integrative di sicurezza. Un fatto che ha alimentato le preoccupazioni tra gli abitanti locali, i quali temono che l’assenza di azioni proattive possa esporli a un rischio concreto.
Un’esplosione che risveglia le paure
Il clima di allerta è aumentato in modo drammatico dopo l’esplosione che ha avuto luogo nel deposito di carburante, trasformando le preoccupazioni in ansia palpabile tra i cittadini. Questo episodio ha rappresentato un campanello d’allarme decisivo, sollevando interrogativi non solo sull’efficacia delle misure di sicurezza esistenti, ma anche sull’affidabilità delle istituzioni coinvolte nel monitoraggio delle strutture a rischio.
L’esplosione ha inoltre amplificato la voce di coloro che chiedono a gran voce una revisione delle normative di sicurezza riguardanti il deposito. Molti cittadini credono che una gestione più attenta e trasparente del sito possa prevenire eventi futuri e garantire maggiore sicurezza.
Le autorità locali, pur riconoscendo i rischi associati, si sono trovate ad affrontare la pressione di dover garantire una risposta adeguata alle timori dei residenti. Il percorso verso un miglioramento delle condizioni di sicurezza appare quindi imperativo per ristabilire un clima di fiducia tra cittadini e istituzioni, ora più che mai fondamentale per il benessere della comunità.