Una preoccupante realtà inglese per il commercio al dettaglio sta emergendo in Trentino, in particolare nei quartieri di Bolghera e Cristo Re. L’allerta arriva dal presidente di Confesercenti provinciale, Ivan Baratella, che segnala una serie di chiusure di esercizi commerciali, spazi vitali per la comunità, come “l’Orto di Laura” e il “The Social Stone” in via Gorizia. Baratella evidenzia che non si tratta di episodi sporadici, ma piuttosto di un fenomeno sistemico che ha coinvolto molti esercizi di prossimità.
Un calo preoccupante delle attività commerciali
Dal 2014 al 2024, l’Italia ha assistito alla chiusura di oltre 140.000 attività di commercio al dettaglio, tassando in particolare le piccole imprese di vicinato, come alimentari, bar, panetterie e ferramenta. Sono 46.500 le piccole aziende che hanno chiuso i battenti nel periodo di riferimento, lasciando un segno evidente su poter d’acquisto e sulla vita quotidiana delle persone.
Secondo report recenti, ben 26 milioni di italiani abitano in comuni dove almeno un’attività di base ha chiuso, dimostrando come questo fenomeno non risparmi nessuna area del paese. Anche Trentino vive la medesima crisi. “Nel 2024, le imprese iscritte alla Camera di Commercio nel settore del commercio sono 7.733, rispetto alle 7.856 del 2023 e alle 8.137 del 2022″, sottolinea Baratella, avvertendo che i centri urbani si svuotano di servizi essenziali. Un cambiamento che colpisce la qualità della vita e il tessuto sociale di interi quartieri, creando un circolo vizioso di isolamento e abbandono.
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Baratella avverte che ogni chiusura commerciale segna una perdita non solo economica, ma un vero e proprio squilibrio nella vita comunitaria. La sparizione delle attività locali chiude il sipario su tradizioni e consuetudini sociali che animano la vita quotidiana dei cittadini, lasciando un vuoto difficile da colmare.
Le cause del declino commerciale
Il presidente di Confesercenti non ha risparmiato la sua analisi, ponendo l’accento sulle ragioni di questa desertificazione commerciale. Tra i fattori che contribuiscono a questa crisi, spiccano il progressivo invecchiamento della popolazione, l’aumento insostenibile degli affitti e la crescente concorrenza da parte del commercio elettronico. A questi problemi si sommano la pressione fiscale elevata e una burocrazia opprimente che frena coloro che vorrebbero investire nel commercio locale.
Il panorama è allarmante: l’economia locale sta subendo un forte impatto negativo, con un numero crescente di negozi che si ritrovano costretti a chiudere. Le conseguenze si fanno sentire in particolare nei quartieri, ora privi di servizi e di punti di aggregazione. Senza queste attività, il rischio è di vedere una progressiva perdita di identità nei luoghi dove le persone vivono e lavorano.
Le proposte per invertire la rotta
Per tentare di invertire questa tendenza preoccupante, Baratella lancia un appello alla politica locale. La necessità di attuare politiche mirate ed efficaci diventa quindi urgentissima. Serve un piano strategico che delinei con chiarezza gli sviluppi delle città, difendendo le tipologie di attività economiche nei borghi e nei quartieri più vulnerabili.
Tra le misure proposte emerge l’idea di sgravi fiscali per chi decide di aprire o mantenere un’attività commerciale nelle aree più colpite dalla crisi. Baratella suggerisce anche la creazione di un fondo per la rigenerazione urbana, che potrebbe essere finanziato attraverso una tassa sull’e-commerce. Infine, è fondamentale che i sindaci abbiano maggiore autonomia per adottare misure di tutela adeguate al contesto locale.
Queste iniziative potrebbero fare la differenza, strizzando l’occhio alla tutela non solo dell’economia, ma anche della vivibilità e della socialità nei quartieri trentini. La sfida è aperta, e la risposta a questo allarme determina non solo il futuro delle aziende, ma anche quello della comunità stessa.