Aleppo: per la prima volta fuori dal controllo di Assad, cresce il caos e i civili in fuga

Aleppo: per la prima volta fuori dal controllo di Assad, cresce il caos e i civili in fuga

Aleppo torna sotto il controllo di gruppi ribelli jihadisti, con un aumento delle vittime e degli sfollati. La crisi umanitaria si aggrava, mentre l’Iran sostiene Assad nel conflitto.
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Aleppo: per la prima volta fuori dal controllo di Assad, cresce il caos e i civili in fuga - Gaeta.it

La situazione a Aleppo si fa sempre più drammatica. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, la storica città, seconda per grandezza in Siria, è tornata sotto il controllo di gruppi ribelli jihadisti dopo anni di predominanza governativa. L’agenzia ONU ha segnalato un aumento significativo delle vittime e un numero crescente di sfollati, mentre gli sforzi per una mediazione sembrano sempre più lontani.

Aleppo, città simbolo della guerra siriana

Aleppo, noto per la sua storia millenaria e per essere stata un fulcro commerciale e culturale in Medio Oriente, ha subito devastazioni enormi durante il conflitto siriano, iniziato nel 2011. La città ha visto un alternarsi di forze militari, con le truppe governative che hanno esercitato il controllo per anni. Tuttavia, ora, come riportato dagli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, Aleppo è di fatto sotto il dominio di Hayat Tahrir al-Sham e di altre fazioni ribelli. “Per la prima volta dall’inizio del conflitto, Aleppo è completamente fuori dal controllo del regime di Bashar al Assad,” ha dichiarato Rami Abdel Rahman, il capo dell’Osservatorio, evidenziando un cambiamento sostanziale nel panorama politico e militare della regione.

Il cambiamento di potere ad Aleppo ha conseguenze significative non solo per la popolazione locale, ma anche per l’intero contesto geopolitico della Siria e dell’area circostante. La presenza di forze ribelli ha aumentato la tensione già esistente, e con l’ingresso dei jihadisti in altre zone strategiche come Hama, la situazione potrebbe ulteriormente deteriorarsi. La città, che nel 2016 fu teatro di una delle battaglie più sanguinose del conflitto, è ora nuovamente al centro delle cronache e delle tensioni militari.

L’intervento iraniano e il supporto ad Assad

In questo contesto di instabilità, l’Iran si è affermato come uno dei maggiori sostenitori del regime di Assad. Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha recentemente confermato il pieno supporto della Repubblica islamica alle forze siriane contro ciò che definisce “gruppi terroristici”. Araghchi, domani in visita a Damasco, ha ribadito l’impegno di Teheran a garantire sostegno materiale e strategico ad Assad, segnalando la determinazione dell’Iran a mantenere la stabilità nel governo siriano di fronte a una crescente attività ribelle.

Questa alleanza è significativa non solo per la Siria, ma per l’intera regione, poiché l’Iran continua a cercare di espandere la sua influenza nel Medio Oriente. Le azioni di Teheran, unite a quelle di Assad, pongono interrogativi sul futuro della Siria e sulla possibilità di un percorso verso la pace. Tuttavia, mentre l’Iran offre sostegno, la realtà sul campo riflette una continua escalation delle violenze e un aumento delle vittime civili.

La crisi umanitaria e l’appello alla comunità internazionale

La crisi umanitaria in Siria è ai livelli più critici da anni, con dati allarmanti forniti dalle Nazioni Unite. Oltre 300 morti e almeno 15.000 sfollati in soli cinque giorni di intensi scontri testimoniano la gravità della situazione. Decine di migliaia di persone si trovano in pericolo, costrette ad abbandonare le loro case mentre il conflitto continua a espandersi. L’ONU ha avviato processi di evacuazione da Aleppo verso Damasco, ma ciò che veramente serve è un intervento significativo e tempestivo della comunità internazionale.

Il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, ha lanciato un appello intenso per proteggere i civili. “La Chiesa cattolica in Siria, sebbene piccola, è impotente di fronte a una violenza così dilagante,” ha dichiarato. Il cardinale ha evidenziato la perdita di due terzi della comunità cristiana, sottolineando quanto sia diventato difficile il compito di mediazione. Zenari ha esortato le istituzioni internazionali a cercare soluzioni preventive, piuttosto che limitarsi a rispondere dopo che il conflitto si è intensificato. Si tratta di una richiesta che mette in evidenza l’urgenza di un’azione globale che vada oltre l’emergenza e si concentri sulla prevenzione di nuovi conflitti.

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