A Treviso uno studente universitario chiede al professore di fargli avere il minimo per discutere la tesi

A Treviso uno studente universitario chiede al professore di fargli avere il minimo per discutere la tesi

Nel 2025 uno studente di Treviso chiede al docente Alessandro Minello dell’Università Ca’ Foscari un voto minimo per superare l’esame di economia dell’arte, scatenando un dibattito su merito e valutazione accademica.
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Nel 2025 uno studente di Treviso ha chiesto via mail un voto minimo per superare un esame fallito, suscitando sorpresa e dibattito sull’impegno e le modalità di valutazione universitaria, con riflessioni sulle prassi accademiche. - Gaeta.it

Nel 2025, da Treviso arriva una vicenda che richiama l’attenzione sui metodi e le richieste degli studenti universitari in fase d’esame. Un giovane studente, prossimo alla laurea, ha scritto una mail al suo docente chiedendo un voto minimo per superare un esame scritto che aveva fallito. La richiesta non è passata inosservata, neppure tra gli insegnanti più esperti dell’università. Vediamo i dettagli di questa storia, il contesto in cui si inserisce e le reazioni generate.

Una mail che ha stupito il professore: chiedere un voto per passare l’esame

La mail inviata dallo studente ha suscitato sorpresa. Nel testo, il giovane si rivolge al professore che lo aveva bocciato all’esame appena sostenuto, con una richiesta esplicita: ottenere almeno un voto pari a 18, ovvero la sufficienza necessaria per accedere alla discussione della tesi. Dice di essere consapevole della gravità della domanda, ma sottolinea che non superare quell’esame rappresenterebbe un ostacolo significativo alla conclusione del percorso universitario.

Il professore in questione è Alessandro Minello, economista e docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia, che insegna da oltre vent’anni e si è trovato di fronte a una situazione insolita. L’esame in questione riguardava economia dell’arte e della cultura, materia per cui il candidato aveva ottenuto un risultato insufficiente, impedendogli di procedere verso la laurea.

La reazione del docente e il clima negli esami universitari

Minello ha espresso la propria sensazione di destabilizzazione davanti a questa richiesta fuori dall’ordinario. Lo racconta apertamente, sottolineando che nel corso di molte sessioni di insegnamento ha visto numerosi studenti tentare di migliorare un voto accettabile chiedendo approfondimenti o esami orali integrativi. Tuttavia, quel tentativo era sempre finalizzato a incrementare un voto già sufficiente, non a trasformare una valutazione negativa in un risultato che consenta di andare avanti nel percorso accademico senza ulteriore impegno.

Questa lettera, invece, rappresenta un’eccezione dal solito metodo d’interazione fra studente e docente. È emblematica di un atteggiamento che ignora le difficoltà legate al recupero di una prova scritta insufficiente, richiedendo un cambio di giudizio che appare privo di giustificazione sulla base delle prestazioni fornite.

Il dibattito sulle modalità di esame e il valore dell’impegno scolastico

Il caso di Treviso si inserisce in un dibattito più ampio circa la serietà con cui viene affrontata la fase finale degli esami universitari. Negli ultimi mesi si è parlato molto dei maturandi che, in varie città italiane, hanno scelto di non sostenere l’esame orale del diploma superiore, mettendo in discussione l’efficacia e l’impatto di certi strumenti di valutazione.

Tra i docenti e le università si accende una riflessione che riguarda la responsabilità degli studenti nel portare a termine un percorso formativo rispettando le regole e dimostrando l’effettivo apprendimento. La richiesta di un voto minimo senza passare dal normale svolgimento dell’esame pare sollevare interrogativi sul rapporto tra merito, valutazione e percorso accademico.

Prospettive e possibili sviluppi nel sistema universitario italiano

Questo episodio potrebbe spingere le università ad approfondire i criteri con cui si gestiscono le richieste di riassegnazione o recupero dei voti. Nel contesto attuale, dove la frequenza e l’esito degli esami rappresentano un elemento chiave per il proseguimento degli studi, un dialogo più chiaro e trasparente fra studenti e docenti può evitare fraintendimenti di questo tipo.

Al contempo, l’accaduto evidenzia punti di criticità nelle aspettative degli studenti verso gli esami. Diventa evidente la necessità di trovare un equilibrio tra un sistema che valorizzi la preparazione e l’impegno e al tempo stesso mantenga le valutazioni legate a criteri oggettivi. Le università italiane, compresa Ca’ Foscari, potrebbero quindi ripensare alcune prassi per assicurare che tutti affrontino rigorosamente le prove richieste senza scorciatoie non conformi al regolamento accademico.

Non mancheranno ulteriori episodi e discussioni su questo tema, che rimane centrale per la credibilità e l’efficacia della formazione universitaria.

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