Napoli porta alla 19/a Biennale Architettura di Venezia un progetto che mette al centro la rivitalizzazione di una periferia intricata e complessa come Scampia. L’installazione “Vela Celeste: Reimagining Home” mostra come questa area, spesso vista solo per degrado e abbandono, possa trasformarsi in un laboratorio urbano e sociale, grazie a un approccio di co-progettazione che coinvolge cittadini e tecnologie digitali. Il comune spinge a ripensare le Vele non come scorie del passato ma come infrastrutture civiche da rigenerare.
La storia e la trasformazione delle vele di scampia
Le cosiddette Vele di Scampia sono nate negli anni ’70 come risposta ambiziosa alla carenza di alloggi, concepite come grandi complessi abitativi di architettura modernista. In quel progetto si cercava di sperimentare nuove forme urbane e comunitarie. Purtroppo, con il passare del tempo, questi edifici si sono trasformati in simboli di degrado e isolamento sociale, finendo per incarnare la marginalità di un intero quartiere.
Le condizioni di vita sono peggiorate per decenni, tra problemi di manutenzione e crisi economiche che hanno lasciato queste strutture svuotate e abbandonate. Solo di recente, grazie ai fondi europei del Pnrr-Next Generation EU, il Comune di Napoli ha potuto pianificare un intervento radicale. L’obiettivo è demolire due delle tre Vele esistenti, mantenendo la cosiddetta Vela Celeste, che sarà destinata a diventare il cuore di un nuovo progetto urbano più sostenibile e umano.
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Questa scelta di mantenere una singola Vela vuole segnare un segno deciso verso la rigenerazione, mantenendo un legame fisico e simbolico con la memoria del luogo. Si passa da un approccio esclusivamente distruttivo a uno che valorizza le radici della comunità, dentro un percorso di trasformazione condiviso con chi, in quel quartiere, ha vissuto e vive ancora.
Il ruolo della co-progettazione e dell’intelligenza artificiale nel progetto
Il progetto che ha portato alla nascita di “Vela Celeste: Reimagining Home” si basa su principi di partecipazione attiva. Il Comune ha coinvolto una rappresentanza di circa 2000 abitanti precedenti, oggi temporaneamente ricollocati in altre zone della città. Queste persone hanno avuto modo di contribuire direttamente alle idee e ai contenuti del progetto, esprimendo bisogni e aspirazioni reali di chi conosce la vita del quartiere.
Anche realtà locali, come il Comitato Vele, hanno partecipato alla fase di co-progettazione, accompagnando un lavoro collettivo che ha trasformato le istanze della comunità in immagini generate da intelligenza artificiale. Queste immagini digitali alimentano un archivio che conserva e racconta l’immaginario della popolazione intorno alla nuova Vela Celeste, restituendolo come patrimonio da condividere e da cui ripartire per la rigenerazione.
L’uso di sistemi tecnologici ha facilitato la raccolta e la rappresentazione di contenuti visivi e narrativi, dando forma a un’esperienza inclusiva che unisce aspetti concreti del quartiere a scenari futuri possibili. La tecnologia diventa così uno strumento per tradurre in elementi tangibili i desideri dei cittadini, aiutando a realizzare una dimensione urbana più partecipata.
Le parole del sindaco manfredi e il significato politico della rinascita
Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, ha definito il progetto delle Vele come un esempio nazionale di rigenerazione urbana legata direttamente al territorio. L’amministrazione comunale ha lavorato per costruire un modello che includa nuove abitazioni ma anche spazi di comunità, restituendo così a Scampia quel ruolo sociale da tempo assente.
Manfredi ha sottolineato come la partecipazione attiva dei residenti abbia costituito la base del percorso, realizzando un’opera collettiva prima che tecnica o architettonica. La Vela Celeste assume un significato istituzionale e simbolico, diventando testimonianza tangibile di un impegno condiviso per cambiare una periferia complicata.
Partecipare a un evento importante come la Biennale di Venezia permette di mettere sotto i riflettori, a livello nazionale e internazionale, il cammino di una città che cerca di recuperare i propri spazi e dare nuovo valore ai propri quartieri più difficili. La scelta di presentare la Vela Celeste qui riflette, inoltre, la volontà di far conoscere un metodo basato su dialogo, tecnologia e innovazione sociale per affrontare problemi urbani diffusi.
La vela celeste come archivio di aspirazioni e futuro di napoli
La Vela Celeste non sarà semplicemente un edificio rinnovato. È pensata come una sorta di archivio vivo della memoria collettiva e dei sogni della sua comunità. Attraverso le immagini create con IA e raccolte nel progetto, questo spazio vuole offrire una dimensione narrativa capace di rappresentare la complessità e la vitalità di chi abita o ha abitato il quartiere.
Il lavoro di rigenerazione punta a superare il concetto di “rovina” per restituire un’infrastruttura capace di mantenere viva la storia e di parlare alle nuove generazioni, spingendo a immaginare una città diversa. In questo senso la Vela Celeste diventa un laboratorio di cultura urbana ed esperienze sociali, pronto a raccogliere le sfide del futuro.
Attraverso questo progetto, Napoli si propone come esempio di attenzione al coinvolgimento diretto delle persone nella rifunzionalizzazione di spazi urbani complessi. Lo sappiamo: è un percorso lungo e irto di difficoltà. Ma la trasformazione già in atto dimostra che costruire con la comunità – e non solo per essa – resta la chiave per un cambiamento reale.