Un’analisi approfondita da parte della procura di Prato ha portato alla luce elementi preoccupanti durante un sopralluogo effettuato al deposito Eni di Calenzano, dove si è verificata, lo scorso 9 dicembre, un’esplosione mortale che ha causato la morte di cinque persone. I risultati di questa ispezione hanno sollevato interrogativi sul rispetto delle norme di sicurezza all’interno dell’impianto, un aspetto che suscita allarme tanto tra le autorità quanto tra la popolazione. I dettagli emersi dall’indagine vengono diffusi dalla stessa procura, che continua a seguire gli sviluppi della tragedia con un occhio attento e rigoroso.
Problemi di sicurezza e elementi strutturali trascurati
Durante il sopralluogo nel deposito Eni, gli inquirenti hanno scoperto che “una tubazione riposta sulla struttura” delle pensiline di carico risultava essere completamente priva dei bulloni di sicurezza. Questa grave omissione mette in evidenza come le misure di sicurezza, basi fondamentali in un contesto industriale, possano essere state trascurate o deliberate negligentemente. La mancanza di bulloni di sicurezza non solo compromette l’integrità strutturale di impianti così delicati, ma espone anche i lavoratori a rischi inaccettabili. Le norme di sicurezza industriale prevedono requisiti stringenti per la manutenzione e l’installazione degli impianti; la carenza di questi elementi rappresenta un serio fallimento che potrebbe avere conseguenze fatali.
Le indagini della procura si concentrano ora su diverse componenti: il modo in cui sono state eseguite le manutenzioni, la formazione del personale addetto e le linee guida seguite nell’operato quotidiano. Ogni dettaglio è cruciale per costruire un quadro preciso che possa chiarire le cause di questa tragedia. Monitorando l’osservanza delle normative si spera di evitare simili eventi futuri in un settore dove la sicurezza è di primaria importanza.
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I video e le immagini dell’esplosione
In aggiunta ai risultati del sopralluogo, l’ufficio della procura ha deciso di rendere pubblici due video cruciali provenienti dalle telecamere interne al deposito Eni. Questi filmati offrono una visione dettagliata delle attività che si svolgevano nel corridoio fra la baia 7 e la baia 6, luoghi chiave dove è accaduto l’incidente. Le immagini, che forniscono un momento chiaro di ciò che è accaduto, sono parte integrante della ricostruzione dell’accaduto, utile non solo per l’inchiesta giudiziaria, ma anche per eventuali indagini interne in materia di sicurezza.
Il rilascio di questi video, previsto per garantire trasparenza nel processo investigativo, si configura come un passo necessario per rendere conto alla comunità e alle famiglie delle vittime. La pubblicazione di tali materiali, però, deve avvenire con cautela, per evitare di influenzare l’opinione pubblica in un periodo così delicato, caratterizzato da dolore e angoscia. L’obbiettivo è quello di appurare le responsabilità, riflettendo al contempo su come migliorare le condizioni di lavoro e su quali misure preventive possano essere implementate per proteggere i lavoratori e garantire la sicurezza nelle operazioni quotidiane.