Un’operazione dei Carabinieri di Caivano ha smantellato una rete criminale attiva nel Nord e nel Sud Italia, specializzata in truffe ai danni di persone anziane. L’associazione, con base nella provincia di Napoli, ha accumulato un notevole giro d’affari di circa 1 milione di euro al mese, attuando centinaia di frodi in diverse città italiane. Con investigazioni approfondite, i Carabinieri hanno eseguito 15 misure cautelari, colpendo un’organizzazione ben strutturata che operava su più fronti.
Le modalità operative della rete criminale
L’organizzazione truffaldina operava con un sistema molto sofisticato, progettato per rendere difficile il rintracciamento dei membri coinvolti. A capo delle operazioni c’erano i cosiddetti “centralinisti”, incaricati di contattare le vittime potenziali. Questi contatti avvenivano prevalentemente con persone anziane, le quali venivano minacciate per estorcere loro denaro e oggetti di valore. Per garantirsi un certo grado di anonimato, gli appartamenti utilizzati per effettuare le chiamate venivano cambiati con frequenza, anche settimanalmente.
Una strategia mirata che ha permesso ai truffatori di mantenere un basso profilo e di sfuggire alle indagini delle forze dell’ordine per lungo tempo. Le vittime, spesso spaventate o confuse, si trovavano in una posizione vulnerabile, facilitando il lavoro dei truffatori. Inoltre, il ruolo del centralinista non si limitava solo a contattare le vittime, ma includeva anche la gestione delle informazioni e la coordinazione dell’intera operazione.
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I trasfertisti e il sistema di ricettazione
Un altro gruppo chiave all’interno dell’organizzazione erano i trasfertisti, spesso giovani e in alcuni casi minorenni. Questi erano responsabili del ritiro del denaro e degli oggetti di valore dalle vittime. Oltre a questo compito, i trasfertisti si occupavano anche della ricettazione della merce, contribuendo in modo significativo all’efficienza e alla redditività del sistema.
La strategia messa in atto prevedeva anche che i trasfertisti potessero essere reclutati direttamente dai membri dell’organizzazione, che spesso assumevano anche un ruolo attivo nelle operazioni di prelievo. In questo modo, il gruppo non solo riduceva il rischio di essere scoperto, ma aumentava anche il guadagno, poiché i coordinatori incassavano una percentuale sul bottino totale. Questo approccio ha permesso di instaurare una catena di comando chiara e funzionale, contribuendo al lungo periodo di attività illecita prima dell’intervento delle forze dell’ordine.
Le conseguenze dell’operazione dei Carabinieri
L’operazione messa in atto dai Carabinieri ha portato all’arresto di diversi membri chiave dell’organizzazione, rappresentando un importante passo nel contrasto a questo tipo di crimine, in crescita nel panorama nazionale. L’azione delle forze dell’ordine ha, infatti, svelato il modus operandi di una rete ben strutturata, fatta di ruoli ben definiti e operazioni coordinate, capace di generare profitti enormi sfruttando la vulnerabilità di un segmento significativo della popolazione.
Questa operazione si colloca all’interno di un contesto più ampio di lotta contro la criminalità organizzata, che richiede attenzione e proattività da parte delle autorità competenti. La denuncia e la sensibilizzazione della popolazione, in particolare degli anziani, si rivelano essenziali per prevenire simili episodi futuri. Con l’obiettivo di tutelare i cittadini, le forze dell’ordine continueranno a monitorare il fenomeno e a mettere in atto strategie sempre più efficaci per contrastarlo.