La discussione sulla difesa comune europea continua da decenni senza risultati concreti. Sergio Mattarella è intervenuto nel 2025 al vertice Cotec a Coimbra, sottolineando come la mancanza di decisioni tempestive abbia messo l’Unione in difficoltà rispetto ai cambiamenti della scena mondiale.
La discussione storica sulla difesa europea tra speranze e ostacoli
Il progetto di difesa comune europea risale a oltre settanta anni fa, dalla firma del Trattato di Parigi nel maggio 1952 che istituì la Comunità Europea di Difesa. Quel tentativo nacque con l’intento di creare un sistema di difesa integrato tra gli Stati membri, ma fallì per contrasti politici e timori nazionali. Dopo quel primo passo mancato, negli anni ’90 si provarono altre strade meno ambiziose per rilanciare l’integrazione militare, in particolare tra il 1998 e il 2000. Questi tentativi però non hanno portato a un accordo pieno e stabile.
La parziale insufficienza di queste iniziative lascia emergere un quadro di ritardi che si protrae fino ai giorni nostri. Nuovi scenari geopolitici, come l’aumento delle tensioni internazionali e il riposizionamento delle potenze globali, hanno evidenziato quanto l’assenza di un coordinamento difensivo europeo forte rappresenti un limite. In effetti, la mancata unità ha reso più difficile affrontare minacce comuni con un fronte compatto.
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Il richiamo di Sergio Mattarella sulla necessità di scelte urgenti
Nel suo intervento a Coimbra, il presidente Sergio Mattarella ha sottolineato che la difesa comune abbia subito “le conseguenze dell’inazione e delle ingiustificate ritrosie”. Ha ricordato la lunga storia di discussioni e rinvii che ormai dura da decenni, evidenziando come la mancanza di decisioni veloci costituisca un grosso ostacolo al rafforzamento dell’Unione.
Mattarella ha spiegato che se si fosse compiuto all’epoca un salto politico decisivo, la condizione dell’Unione sarebbe oggi molto diversa. Sarebbe meglio preparata ad affrontare le sfide di un contesto globale in rapido mutamento. La sua lettura mette in luce la realtà attuale: l’Europa è “in ritardo” e “in rincorsa” rispetto agli eventi recenti. A causa di questo, diventa necessario accelerare i processi decisionali e passare a una concreta cooperazione militare.
L’appello si inserisce in un momento in cui i dibattiti tra gli Stati membri sono molto intensi, ma i progressi faticano a emergere. La testimonianza del presidente rivela come serva una nuova volontà politica per far fronte a pressioni esterne e proteggere gli interessi comuni con un approccio collettivo.
Contesto geopolitico contemporaneo e l’urgenza di un cambiamento
Il mondo del 2025 presenta sfide più complesse rispetto al passato, con crisi regionali che possono minacciare la sicurezza europea. L’espansione di coalizioni militari extraeuropee e l’instabilità in diverse aree geografiche impongono un coordinamento solido tra i paesi UE. La difesa comune, ancora in stato embrionale per molti aspetti, richiama l’urgenza di strutturare un meccanismo capace di intervenire rapidamente.
Il quadro attuale mostra come l’Unione dipenda ancora dai singoli Stati per la pianificazione militare e gli investimenti strategici. Le diversità di visione tra i membri rallentano la costruzione di un’architettura condivisa. La mancanza di coesione rischia di ridimensionare il ruolo internazionale dell’Europa, lasciando manovre difensive in balia delle iniziative nazionali.
La necessità di superare vecchie resistenze politiche
Di fronte a questa situazione, diventa evidente la necessità di superare vecchie resistenze politiche e prendere decisioni che consolidino la cooperazione. Solo una difesa europea integrata potrà garantire un’efficace risposta a minacce attuali e future, rafforzando la posizione strategica comunitaria nel mondo.
La riflessione di Mattarella al vertice Cotec mostra come gli ostacoli del passato debbano diventare stimoli per una svolta. L’Europa si trova oggi a un bivio, dove scegliere di procedere unita sulla difesa può cambiare il suo futuro.