Con l’attuale riforma fiscale, ci sono stati significativi cambiamenti nei regimi di riallineamento, rendendo il sistema più snello e coordinato. Questo articolo esplorerà le chiavi di volta di questa riforma, analizzando le opportunità e le sfide che porta con sé per le aziende. Le considerazioni del co-managing director del dipartimento fiscale di Assonime, Alberto Trabucchi, aiutano a chiarire i punti salienti di queste modifiche.
Riorganizzazione dei regimi di riallineamento
L’attuale riforma ha comportato una ristrutturazione completa dei regimi di riallineamento. Secondo Alberto Trabucchi, ora si può beneficiare di una disciplina unica che risulta più semplice da gestire rispetto al passato. È stata introdotta la possibilità di riallineare separatamente tra Ires e Irap, in modo da rendere il sistema fiscale più coerente. Le scadenze precedentemente disallineate ora sono state armonizzate, accorciando i termini e semplificando così le pratiche burocratiche per le aziende.
È importante notare che le scadenze lunghe e difficili da applicare sono state ridotte, dando una maggiore flessibilità alle aziende. Questo cambiamento è particolarmente significativo nel contesto attuale, dove le aziende affrontano sfide crescenti e necessitano di maggiore supporto per gestire le proprie posizioni fiscali. La riforma si propone quindi di semplificare il panorama fiscale, garantendo che le aziende possano osservare le normative senza incorrere in problematiche eccessive.
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Criticità delle aliquote e opportunità di riallineamento
Trabucchi ha anche sottolineato che le aliquote fiscali sono peggiorate, ma ha sottolineato che ora il riallineamento globale è sempre praticabile. L’eliminazione degli arbitraggi, che prima potevano sfruttare aliquote molto più vantaggiose, ha chiuso alcune porte, specialmente per quanto riguarda le aggregazioni aziendali con terzi. Nel tentativo di prevenire l’uso di aliquote favorevoli per manipolare il sistema, talune opportunità sono state compromesse.
Le operazioni di aggregazione aziendale, che spesso potevano beneficiare di tassi di riallineamento più bassi, potrebbero ora vedersi limitate. Queste modifiche potrebbero avere un impatto importante sulle riorganizzazioni aziendali, rendendo necessario un ripensamento su come le aziende pianificano le loro strategie fiscali.
La gestione delle perdite in un contesto riformato
Un altro punto cruciale evidenziato da Trabucchi è la continua validità del regime di consolidato fiscale, considerato uno dei più vantaggiosi a livello europeo. Questo regime permette una gestione efficace delle perdite all’interno del gruppo, facilitando la loro circolazione. La riforma ha introdotto misure per riconoscere la coesione fiscale del soggetto economico nel suo complesso, garantendo che le perdite possano essere utilizzate in modo più efficace, specialmente in caso di future aggregazioni.
Tuttavia, si è optato per consentire lo scambio di perdite solo tra entità che facevano parte dello stesso gruppo al momento della maturazione delle perdite. Questa limitazione si rivela significativa, poiché comporta complicazioni nella gestione delle perdite e nella loro attribuzione tra le aziende coinvolte. La preparazione di un decreto ministeriale mira a chiarire queste problematiche, ma rimane da vedere quanto questo possa realmente semplificare le attuali difficoltà.
Riflessioni su una riforma necessaria
Pur riconoscendo che la riforma fiscale rappresenta un passo importante, Trabucchi esprime la speranza di poter migliorare ulteriormente il sistema attraverso correttivi futuri. Sebbene ci siano state significative modifiche, alcune opportunità potrebbero non essere state sfruttate a pieno. Una maggiore flessibilità nel trattamento delle perdite potrebbe rivelarsi utile per le aziende, facilitandone la crescita e la stabilità economica.
In questo contesto, si assiste dunque a una riforma che, sebbene utile, potrebbe beneficiare di un’attenta revisione per evitare inefficienze e garantire alle imprese un ambiente fiscale più favorevole. Con l’evoluzione continua delle esigenze economiche, il dialogo tra i legislatori e il settore privato è fondamentale per adattare le normative alle impostazioni reali delle aziende.