Ricky Gervais ha riempito l’Unipol Forum di Milano con il suo nuovo spettacolo “mortality“, davanti a circa novemila persone. Il comico inglese, noto per il suo stile diretto e spesso provocatorio, ha offerto al pubblico una serata incentrata sulla vita e non sulla morte, come chiarito più volte durante la performance. Gervais ha mescolato battute ironiche a riflessioni personali e ha toccato temi delicati legati alla società, all’etica e ai diritti. Il suo ritorno sulle scene italiane si caratterizza per un monologo che spinge verso la libertà di espressione e il godersi il presente, senza eccessive paure per ciò che avverrà.
Un ritorno all’umorismo senza filtri dopo un decennio di autocensure
Nei passaggi iniziali, Ricky Gervais ha sottolineato come negli ultimi dieci anni in paesi come l’Inghilterra e gli Stati Uniti si sia imposta una forma di censura sociale che vietava di ridere di certi argomenti. Il comico non ha nascosto il fastidio verso questo clima e ha dichiarato che il suo pubblico e lui stesso hanno reagito resistendo a queste limitazioni. Lo spettacolo “mortality” segna una vittoria contro quella tendenza a frenare l’umorismo libero, che per Gervais rappresenta uno strumento fondamentale di confronto e sfogo.
La platea ha accolto con calore questo messaggio, riconoscendo che proprio ridere, anche di tematiche complesse o tabù, significa riaffermare la capacità di guardare la realtà in modo critico e senza censure. Il comico ha proprio insistito sul valore della risata come forma di difesa e di vita, proponendo una riflessione senza ipocrisie.
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Mortality più uno show sul vivere che sulla morte
Gervais stesso definisce “mortality” come il suo spettacolo più personale e onesto. Non si tratta di un monologo sulla fine della vita, ma piuttosto di una celebrazione inquieta e divertita di cosa significa davvero vivere ogni giorno. Ha confessato che molte persone si preoccupano così tanto della morte da dimenticare di godersi le cose semplici e profonde della vita.
La discussione sul vivere affronta anche il tema dei rischi e delle contraddizioni che accompagnano i piaceri, come ad esempio il consumo di alcol. Gervais non si è tirato indietro nel commentare che lui stesso ha contribuito a vendere alcolici e ha scherzato sulle conseguenze possibili per chi abusa di queste sostanze, ma anche sull’ipocrisia di certe atteggiamenti sociali. Una battuta sull’alcol e la nascita di bambini deformi ha spinto il pubblico a riflettere sul confine tra ironia e realtà, sempre all’insegna della libertà di parola.
Libertà di parola e ipocrisia sociale nel discorso di gervais
Gran parte dello spettacolo ha ruotato attorno al tema della libertà di espressione. Gervais ha smascherato alcune contraddizioni presenti in certi discorsi sociali contemporanei, in particolare quelli riguardanti l’anticrazismo. Ha portato come esempio provocatorio cosa accadrebbe se Anna Frank chiedesse rifugio in una casa circondata da nazisti, sottolineando come a volte le posizioni politiche risultino poco credibili o coercitive nel nome di valori nobili.
Secondo il comico, questa libertà è il fondamento da cui nascono tutti gli altri diritti. Il diritto a dire ciò che si pensa, anche se questo può risultare scomodo o impopolare, deve prevalere. Questa posizione è stata sviluppata con un linguaggio netto, acceso ma mai frutto di una volontà di offendere gratuitamente. Il suo invito è rivolto a riconoscere la centralità della parola rispetto a ogni altra forma di limitazione sociale.
Temi della tecnologia, della religione e dell’età raccontati con ironia
Durante lo spettacolo, Gervais ha affrontato anche argomenti come l’intelligenza artificiale, la religione, il suicidio assistito e l’invecchiamento, portandoli in scena con un mix di umorismo tagliente e osservazioni personali. Ha ironizzato sulle paure legate all’intelligenza artificiale, invitando i giovani a rapportarsi con questa tecnologia senza timori esagerati ricordando che “se diventa un peso si può staccare la spina”.
Il comico ha fatto riferimento anche a episodi della sua vita e della cultura pop, citando la sedia a rotelle di Stephen Hawking e i cori verso Elton John ai tempi del Walford, sottolineando come tutto cambi e si evolve, ma che vivere appieno il presente resti fondamentale. La sua età, 64 anni, è stata spesso tema di battute legate al tempo che passa senza mai perdere la curiosità o la voglia di scherzare.
Un discorso che alterna sarcasmo e riflessione senza autocensura
“mortality” si conferma un momento di spettacolo dove Gervais mette in campo tutto il suo talento per mescolare provocazione e introspezione. Le sue battute, spesso spinose, non si fermano davanti a nessun tema: da feste controverse come quelle di Jeffrey Epstein, alle decisioni di autocensura di Jason Momoa, fino a temi etici connessi con la vita e la morte.
Non si limita a ironizzare ma invita a una riflessione più ampia: non si può sprecare la vita preoccupandosi di cosa accadrà dopo la morte, ma bisogna concentrarsi sul momento, godere delle esperienze reali e non lasciarsi cacciare la voglia di ridere o parlare liberamente. Il pubblico italiano ha risposto con lunghi applausi e risate, confermando che certi temi, se trattati con franchezza e ironia, trovano ancora spazio nel dibattito pubblico e nelle serate di spettacolo.