Un caso di presunto trucco durante gli esami scolastici ha attirato l’attenzione delle autorità in Italia. Un docente e 26 studenti di Economia si trovano coinvolti in un’inchiesta che ha portato a accuse gravi di plagio e assistenza illecita. Durante le udienze, è emerso che uno degli studenti ha scelto di patteggiare, ricevendo una condanna leggera convertita in lavori di pubblica utilità . Gli altri venticinque studenti devono adesso presentare un progetto di messa alla prova, il quale sarà valutato in un’udienza fissata per il 10 aprile. A questo si aggiunge l’obbligo di risarcire l’Università , parte lesa nel processo, con un’offerta ritenuta adeguata per riparare il danno subito.
Accuse al docente e alle indagini
Il procuratore Francesco Cardona Albini ha sostenuto che il professore, impegnato nell’istituto Eugenio Montale di Genova, avesse un ruolo attivo nell’assistenza agli studenti durante gli esami. Secondo quanto riportato, il docente forniva indicazioni sulle risposte da scrivere attraverso WhatsApp e, in alcuni casi, redigeva direttamente le tesine finali per i suoi allievi. Le indagini sono iniziate nel marzo dell’anno scorso, ponendo inizialmente sotto inchiesta il docente insieme a 22 studenti, un numero che è successivamente cresciuto a 30 durante il corso dell’inchiesta. Alla chiusura delle indagini, però, tre studenti erano stati esclusi dal procedimento.
In particolar modo, il caso ha sollevato scalpore poiché coinvolge studenti provenienti da famiglie benestanti di Genova, inclusi imprenditori, dirigenti e politici locali. La procura, affiancata dalla Finanza, ha potuto raccogliere prove tangibili delle irregolarità : durante i controlli, il docente è stato trovato con il cellulare in mano, intento a suggerire le risposte ad esami riguardanti materie come Ragioneria, Statistica e Politica Economica.
Dettagli sugli episodi di plagio
Le irregolarità contestate si sarebbero verificate tra il 2018 e il 2019. Sotto la sorveglianza di un militare infiltrato, le autorità hanno confermato gravi violazioni delle norme scolastiche. La testimonianza dell’infiltrato ha rivelato una realtà inquietante: durante le sessioni d’esame, vi erano effettivamente scambi di informazioni tra il professore e gli studenti, nonostante il divieto di assistenza esterna.
Particolarmente allarmante la cifra menzionata riguardante la remunerazione ricevuta dal docente per la redazione delle tesi, che sarebbe stata di 35 euro per ogni ora di lavoro. Le dichiarazioni e le prove raccolte durante le indagini hanno evidenziato non solo un sistema di froda organizzato, ma anche un contesto di complicità che ha coinvolto varie figure all’interno e all’esterno dell’istituzione scolastica.
Conseguenze legali e il futuro del processo
Il processo per il docente e gli studenti giunge ora a un punto critico. La decisione di patteggiare da parte di uno degli studenti potrebbe aver influenzato le strategie difensive degli altri coinvolti, che ora si preparano a presentare il loro progetto di messa alla prova. Questo strumento legale permette di evitare la pena detentiva a favore di misure riparatorie.
Con l’udienza del 10 aprile all’orizzonte, il futuro di tutti i soggetti coinvolti rimane incerto. La richiesta di risarcire l’Università evidenzia ulteriormente la serietà delle accuse e la necessità di una risposta giuridica adeguata. Anche se la condanna del docente e degli studenti non è ancora stata definitiva, l’attenzione mediatica e pubblica intorno a questo caso solleva interrogativi sulla gestione dell’integrità accademica e sull’importanza di un sistema scolastico giusto e equo.
Ultimo aggiornamento il 26 Novembre 2024 da Elisabetta Cina