La mattina del 17 luglio 2025, la polizia di Roma ha eseguito una perquisizione nell’abitazione di Gabriele Rubini, più noto come chef rubio, nei Castelli Romani. L’intervento è scattato a seguito di un’indagine che prende spunto da alcune dichiarazioni dell’ex chef sui social. Le autorità hanno sequestrato dispositivi elettronici, mentre Rubini è stato trattenuto per diverse ore senza arresto formale.
La perquisizione della digos e il sequestro dei dispositivi
Precisamente intorno alle 7 di mattina, la Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali della questura di Roma ha eseguito la perquisizione nell’abitazione di Gabriele Rubini. L’azione è stata disposta dall’autorità giudiziaria e ha coinvolto il sequestro di computer, smartphone, chiavette USB e ogni altro dispositivo elettronico in possesso dell’ex chef.
L’operazione si è svolta nei Castelli Romani, zona residenziale a sud-est della capitale. Subito dopo la perquisizione, Rubini è stato condotto al commissariato di Frascati, dove è rimasto trattenuto quasi tutto il giorno, fino alle ore 19:50. L’attivista Alberto Fazolo, collaboratore e amico di Rubini, ha diffuso la notizia attraverso i social media, pubblicando anche una foto del verbale della questura, confermando la realtà dei fatti.
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I post social al centro dell’indagine e le accuse mosse
L’indagine si concentra su due messaggi pubblicati da Rubini a fine maggio 2025, considerati controversi dalle autorità. Il primo, scritto il 21 maggio, contiene espressioni forti contro figure diplomatiche e istituzioni israeliane, con parole di condanna nei confronti di ciò che Rubini definisce “genocidio” in corso da decenni. Nel post si legge una condanna al colonialismo, al razzismo e al sionismo, insieme a un appello di sostegno al popolo palestinese.
Il secondo post, comparso il 22 maggio appena dopo un attentato a Washington che ha coinvolto diplomatici israeliani, pone un confronto tra un impiegato dell’ambasciata israeliana e un soldato accusato di violenze sui palestinesi. Queste affermazioni sono finite sotto la lente degli inquirenti che verificano possibili violazioni delle leggi contro l’incitamento all’odio e l’apologia di reato, norme molto rigide in Italia su questi temi.
Lo stato attuale di chef rubio e il blocco della comunicazione
Nonostante la lunga detenzione e il sequestro completo dei suoi strumenti digitali, Gabriele Rubini non è stato arrestato. Rimane però senza accesso ai suoi smartphone, i social network, le chat e gli archivi digitali, un isolamento che limita fortemente le sue possibilità di comunicare con l’esterno.
Secondo le dichiarazioni di Alberto Fazolo, chef rubio sta bene e mantiene la propria determinazione. L’attivista assicura che Rubini continuerà a denunciare le situazioni che ritiene ingiuste, senza farsi fermare dagli ostacoli. Fazolo ricorda che Rubini vive da anni sotto pressione per il suo impegno a favore della causa palestinese e rivolge un appello di solidarietà a lui e a chi subisce forme di repressione simili. L’ex chef rimane quindi al centro di una vicenda che intreccia cronaca, politica e libertà di espressione.