Nelle ultime ore, un fatto di cronaca ha scosso Napoli: Salvatore Roselli, un ex affiliato della camorra, ha fornito dettagli inquietanti su come il clan Amato-Pagano gestisca il pagamento delle “mesate”, ovvero il compenso mensile destinato ai membri della famiglia mafiosa. Queste nuove informazioni emergono dall’ordinanza cautelare di oltre 360 pagine firmata dal giudice Isabella Iaselli, che ha portato all’arresto di cinquanta persone legate al clan, evidenziando come la criminalità organizzata non solo gestisca il suo territorio ma si prenda cura anche del sostentamento economico dei propri affiliati.
I pagamenti mensili e la loro distribuzione
Salvatore Roselli ha descritto come i membri del clan Amato-Pagano ricevono una somma mensile di 8.000 euro. Questi pagamenti mensili sono appannaggio di diversi membri del clan, tra cui Raffaele Amato, Cesare Pagano, e le rispettive famiglie. Roselli ha dichiarato di essere stato testimone diretto della preparazione di queste somme, che avveniva attraverso metodi organizzati e stabiliti. La somma di 8.000 euro è distribuita in modo sistematico e segue un protocollo di distribuzione scrupolosamente rispettato.
Nonostante la maggior parte dei membri riceva l’importo pieno, ci sono eccezioni. De Cicco Gennaro e D’Agnese Daniele, per esempio, ricevono una somma ridotta di 2.500 euro al mese. Questo procedimento puntualizza come le somme non vengano sempre condivise allo stesso modo, ma siano influenzate da diverse dinamiche interne al clan e dalle posizioni sociali dei membri. Le mogli di Raffaele Amato, Monica, e Debora, riceverebbero direttamente l’importo principale, evidenziando un aspetto di controllo familiare in queste distribuzioni.
Il ruolo delle donne e la distribuzione alle famiglie
Secondo il racconto di Roselli, la gestione della distribuzione dei fondi destinati alle donne del clan è affidata a un uomo di fiducia che opera sotto copertura. Questo soggetto incensurato, di cui Roselli non ricorda il nome, ha il compito cruciale di portare i pagamenti alle famiglie dei detenuti e ai membri liberi del clan. In particolare, vengono menzionate alcune donne di spicco: Cerrato Giovanna, moglie di Pagano Cesare, e Pagano Ermelinda, sposata con Amato Raffaele. Queste donne, come altre consorti degli affiliati, sembrano avvalersi di un sistema ben strutturato e protetto, in cui il sostentamento arriva direttamente a loro tramite un canale sicuro e vegetariano.
Roselli ha anche rivelato che, sebbene non tutti i pagamenti possano essere distribuiti fra il clan in libertà e in carcere con la stessa facilità, l’organizzazione è talmente ben radicata che ogni membro sembra avere la certezza di ricevere il proprio compenso mensile. Questo non è solo un segno di lealtà all’interno del clan, ma anche una modalità di controllo sociale e affettivo che mantiene uniti i membri, anche in assenza fisica di alcuni di loro a causa della detenzione.
L’impatto della criminalità organizzata sulla comunità
Le rivelazioni di Roselli pongono in luce anche l’impatto che tali sistemi redditizi di sostentamento hanno sulla comunità napoletana. Le famiglie dei membri del clan diventano così beneficiarie di un sistema che, per quanto illegale, garantisce sostegno economico. In alcune situazioni, i pagamenti rappresentano un’ancora di salvezza per le famiglie, creando una connessione complessa tra necessità economiche e affiliazioni mafiose. Ciò avviene all’interno di un contesto sociale in cui le opportunità legali di guadagno sono limitate, e il clan diventa una fonte di sicurezza, purtroppo a un prezzo molto alto in termini di moralità e rischi connessi.
Queste circostanze mettono in evidenza l’urgenza di affrontare non solo la criminalità organizzata in quanto tale, ma anche le dinamiche economiche e sociali che la alimentano e sostengono. La situazione a Napoli e nelle zone limitrofe indica chiaramente quanto sia necessaria un’attenzione particolare per prevenire l’infiltrazione della camorra e per garantire un futuro migliore ai cittadini, lontano da questi sistemi di potere mafioso.