Madre condannata a sette anni di carcere per aver tenuto la figlia in un cassetto per tre anni

Madre condannata a sette anni di carcere per aver tenuto la figlia in un cassetto per tre anni

Una madre condannata a sette anni di prigione per aver tenuto la figlia in un cassetto per tre anni, causando gravi maltrattamenti e isolamento. La bambina ora avvia un difficile percorso di recupero.
Madre condannata a sette anni Madre condannata a sette anni
Madre condannata a sette anni di carcere per aver tenuto la figlia in un cassetto per tre anni - Gaeta.it

Il drammatico episodio verificatosi nel Cheshire, nel nord ovest della Gran Bretagna, ha suscitato shock e indignazione. Una madre è stata condannata a sette anni di prigione dopo che la sua bimba è stata trovata in condizioni disastrose, tenuta in un cassetto dalla nascita fino a tre anni. La piccola, che non ha mai visto la luce del giorno, è emersa da una vita di isolamento tra le mura domestiche, solo grazie a un intervento tempestivo. A seguire, i dettagli dell’accaduto.

La scoperta sconvolgente

La storia ha raggiunto l’attenzione pubblica nel febbraio 2023, quando il compagno della madre ha trovato la bambina, gravemente denutrita e con segni visibili di maltrattamento. Secondo quanto riportato dai media britannici, la piccola soffriva di palatoschisi, una condizione congenita che richiede cure mediche adeguate. Al momento della scoperta, la bimba si presentava con i capelli arruffati e un evidente stato di disidratazione. La reazione del compagno è stata quella di contattare immediatamente le autorità competenti, portando alla luce una situazione orribile e inaccettabile.

Il comportamento della madre durante l’intervento dei servizi sociali ha lasciato sconcertati gli operatori. Questa, invece di mostrare preoccupazione o disperazione per le condizioni della figlia, ha parlato con freddezza, confermando che la bambina era effettivamente tenuta in un cassetto. Questa indifferenza ha stravolto i soccorritori, sottolineando un caso di trascuratezza estrema che solleva domande sul benessere dei minori e sulla protezione sociale.

La vita nascosta della bambina

La piccola era nata nel marzo 2020, in casa, senza registrazione ufficiale. La madre ha spiegato di aver vissuto una relazione violenta con il padre della bimba, la quale sembra aver influenzato la sua decisione di mantenere la gravidanza segreta. Ha dichiarato alla polizia che, per paura di rivelare la sua situazione, aveva nascosto la bambina e le aveva fornito solo il minimo indispensabile per sopravvivere.

Le testimoni raccontano che la madre tornava periodicamente a nutrire la bambina con cereali e latte, usando una siringa per somministrare il cibo. Ogni giorno, lasciava la piccola sola, spesso per ore, mentre lei portava gli altri figli a scuola o si recava a lavoro. Ciò ha comportato un isolamento prolungato in condizioni inaccettabili, culminando in un quadro di malnutrizione e nei gravi ritardi nello sviluppo fisico e cognitivo della bambina.

Quando la piccola è stata finalmente portata all’ospedale, i medici hanno constatato che non era in grado di camminare o parlare, incapace di produrre anche il minimo suono comunicativo. Le condizioni in cui era vissuta evidenziano un caso di maltrattamento che sfida le normali concezioni di cura materna.

Il percorso di riabilitazione e le prime esperienze

Dopo che la bimba è stata tolta dalla custodia materna, è stata avviata un’adeguata assistenza. Un’assistente sociale ha testimoniato in tribunale che la bambina ha iniziato un processo di riabilitazione sorprendente. L’assistente ha riferito con commozione che la piccola ha vissuto le sue “prime volte” in modo meraviglioso ma straziante: ha sorriso, ha provato a giocare su un’altalena e ha avuto il suo primo Natale in un ambiente amorevole, contrastando la vita di solitudine e desolazione che aveva vissuto fino a quel momento.

La bambina, ora assistita da un team di professionisti, sta iniziando a recuperare ritardi significativi nel suo sviluppo. Tuttavia, la consapevolezza che moltissime esperienze quotidiane siano nuove per lei aggiunge una dimensione triste a una storia già drammatica. I suoi progressi, benché incoraggianti, lasciano anche un rimpianto per le esperienze perdute.

Il verdetto del giudice

Il caso è giunto a conclusione con una sentenza a carico della madre, ritenuta attore principale di questa tragedia. Il giudice Steven Everett ha parlato di un comportamento incredibile, attribuendo alla madre la grave responsabilità di aver privato la figlia dell’amore, delle cure e delle interazioni necessarie a un sano sviluppo. Ha descritto la sua condotta come malvagia, sottolineando una serie di negligenze che hanno condotto a conseguenze devastanti.

La sentenza rappresenta un tentativo di giustizia nei confronti della bambina, ora avviata verso un recupero delicato e difficile. Le autorità e i servizi sociali continuano a monitorare la situazione, cercando di garantire che la piccola riceva tutto l’affetto e il supporto che la sua vita precedente le ha negato.

Ultimo aggiornamento il 27 Novembre 2024 da Laura Rossi

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