La storia di Corrado Pompei: una multa da 28 mila euro causa di un errore burocratico

La storia di Corrado Pompei: una multa da 28 mila euro causa di un errore burocratico

Corrado Pompei, manager di Colleferro, affronta una cartella esattoriale di 28 mila euro per spese elettorali non rendicontate, evidenziando le difficoltà burocratiche per i cittadini impegnati in politica.
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La storia di Corrado Pompei: una multa da 28 mila euro causa di un errore burocratico - Gaeta.it

La vicenda di Corrado Pompei, un manager di Colleferro, offre uno spaccato sulla complessità della burocrazia italiana e sulla fragilità delle piccole politiche locali. Pompei, che nel 2015 aveva deciso di candidarsi come consigliere comunale per passione civile, ha ora, a distanza di anni, scoperto di dover affrontare una pesante cartella esattoriale collegata a spese elettorali non rendicontate. Questa situazione paradossale riporta alla mente il caso della Presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, anch’essa coinvolta in problematiche simili legate alla trasparenza delle spese politiche.

L’inesorabile cartella esattoriale

Nel luglio 2024, Corrado Pompei ha trovato nel suo cassetto fiscale dell’Agenzia delle Entrate una cartella esattoriale di 25 mila euro, mai notificata prima. A questo importo si sono aggiunti anche costi accessori, che hanno portato il debito totale a 28 mila euro. La lunga attesa per la notifica non è stata altro che l’inizio di una bufera burocratica per Pompei. Inizialmente, aveva pensato che si trattasse di una delle più comuni “cartelle pazze” che affliggono molti cittadini, perciò si era recato presso l’Agenzia delle Entrate per chiarire la situazione. Tuttavia, il personale gli ha riferito che per capire il motivo della multa avrebbe dovuto contattare il collegio elettorale della Corte d’Appello di Roma.

Dopo vari passaggi e attese, Pompei ha scoperto che il debito era riconducibile a un documento di rendicontazione delle spese elettorali che, per lui, risultava impossibile presentare. A dispetto del fatto che il suo fosse un impegno civico, la scadenza per la presentazione dei documenti sarebbe diventata un’ombra lunga sulla sua vita. Non avendo ricevuto alcun aiuto o supporto dal suo comitato, Pompei si è trovato costretto a far fronte a un pagamento, di fatto, per un’attività da lui condotta quasi come un hobby.

Il confronto con il caso Alessandra Todde

Nel suo sfogo, Pompei non ha potuto fare a meno di fare riferimento alla già citata Alessandra Todde, Presidente della Regione Sardegna, attualmente coinvolta in un processo legale riguardante le sue spese elettorali. La differenza subita da Pompei è palese: mentre Todde aveva a disposizione un comitato elettorale che potesse sollevarlo da questi problemi burocratici, Pompei ha dovuto fare i conti da solo con un sistema che sembra non avere pietà per i cittadini che si impegnano in politica per motivi altruistici. Il manager ha specificato che non ha speso grosse somme in campagna, limitandosi a piccole spese per la stampa di biglietti da visita. Da ciò si evince quanto sia difficile, se non impossibile, per i cittadini normali compiere il loro dovere civico senza incorrere in insidie burocratiche.

L’appello a Giorgia Meloni

Con il debito che cresce inesorabilmente, Pompei ha deciso di rivolgersi direttamente alla premier Giorgia Meloni. Nella lettera inviata, descrive la sua situazione e quella del piccolo Comune di Colleferro, sottolineando quanto sia difficile per un cittadino normale farsi strada nel mondo della politica locale. Pompei fa appello alla comprensione della Meloni, chiedendo un intervento che possa alleviare il suo fardello. Il manager comunica la sua frustrazione e si domanda come sia possibile che un cittadino onesto, che ha contribuito con la propria passione, si trovi a dover affrontare una multa così onerosa.

Il tono della lettera è di una richiesta disperata, ma con note di rispetto verso le istituzioni e chi ci governa. Pompei si augura che le istituzioni possano riconoscere la sproporzione che si cela dietro il suo caso e lavorare affinché situazioni simili non si ripetano in futuro. Il suo stato d’animo è di determinazione, e nonostante il peso di questa ingiustizia, continua a combattere per avere voce e cercare il giusto riconoscimento delle sue intenzioni civiche.

La sua storia non è solo un caso isolato, ma rappresenta una problematica più vasta che potrebbe colpire chiunque si senta al servizio della collettività senza tutti i mezzi necessari per sostenere una candidatura politica.

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