La morte di Boris Giuliano, ucciso da Cosa Nostra il 21 luglio 1979, ha segnato profondamente non solo la Sicilia ma anche i suoi familiari, che ne ricordano con dolore la perdita. A distanza di 46 anni, Selima Giuliano, sovrintendente dei beni culturali a Palermo e figlia del magistrato, riflette sulla vita diversa che lei e i suoi fratelli avrebbero potuto avere se quella tragica sparatoria non fosse mai avvenuta. Il racconto di questa ferita si intreccia con la storia di un’intera generazione segnata dalla mafia e dal desiderio di giustizia.
Il ricordo personale di selima giuliano e l’impatto sulla famiglia
Selima Giuliano ha condiviso su Facebook una foto del padre accompagnata da un post carico di emozione. La sua riflessione ruota attorno alla domanda “Cosa saremmo noi?” se quella voce alla radio, che ha annunciato una sparatoria in via Francisco Paolo di Blasi, non avesse cambiato il corso delle loro vite. Lei stessa, insieme al fratello Alessandro, attuale direttore della direzione centrale anticrimine, e alla sorella Emanuela, dirigente nella regione siciliana, vive l’ombra di quella perdita.
Selima spiega come la loro esistenza avrebbe potuto essere più semplice, “normale, serena” forse persino migliore. Ma riconosce anche un mondo diverso, fatto di occhi capaci di illuminarsi al ricordo di chi, pur assente, continua ad amare e proteggere anche oltre la morte. Selima parla apertamente del vuoto lasciato dalla perdita, una ferita che, nonostante il trascorrere degli anni, resta viva e capace di emozionare profondamente. Lei e la sua famiglia rappresentano tutte le vittime della mafia, con le loro storie fatte di dolore, ma anche di sostegno reciproco, speranza nella giustizia e fiducia nello Stato.
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Le indagini sull’omicidio di boris giuliano e il processo contro la mafia
L’omicidio di Boris Giuliano inizialmente rimase senza responsabili chiari. Le indagini immediate non riuscirono a trovare i colpevoli, lasciando la famiglia e l’opinione pubblica in attesa di risposte. Solo con l’avvio del maxiprocesso alla mafia e le confessioni dei collaboratori di giustizia emerse la verità sulle responsabilità.
Furono condannati all’ergastolo alcuni dei più noti boss mafiosi di quegli anni come Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Francesco Madonia, Giuseppe Calò, Bernardo Brusca, Francesco Spadaro e Nenè Geraci. La sentenza definitiva ha confermato la loro responsabilità come mandanti dell’omicidio. Il ruolo di esecutore materiale venne attribuito a Leoluca Bagarella, condannato nel 1995 per il delitto.
Un pezzo di storia siciliana e la lotta contro la mafia
Questi sviluppi giudiziari hanno contribuito a fare luce su un pezzo importante della storia siciliana e a dare un minimo di giustizia a una famiglia segnata da un dolore che va oltre ogni condanna. La vicenda di Boris Giuliano resta un esempio della lunga battaglia contro la mafia, in cui molte persone hanno sacrificato la propria vita per il bene comune.