La francia avvia progetto di carcere di massima sicurezza in guyana francese contro traffico di droga e radicalismo

La francia avvia progetto di carcere di massima sicurezza in guyana francese contro traffico di droga e radicalismo

La Francia apre un carcere di massima sicurezza in Guyana francese per contrastare traffico di droga e islamismo radicale, ma il progetto da 400 milioni scatena proteste locali legate al passato coloniale.
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La Francia apre un carcere di massima sicurezza in Guyana francese per contrastare traffico di droga e islamismo radicale, suscitando proteste locali per il peso simbolico legato al passato coloniale. - Gaeta.it

La francia ha annunciato l’apertura di un carcere di massima sicurezza nella guyana francese, una decisione che punta a fermare il traffico di droga e contrastare l’islamismo radicale. Il progetto da 400 milioni di euro prevede la realizzazione di una struttura isolata nella giungla amazzonica, vicino a saint-laurent-du maroni, con l’obiettivo di tagliare i legami tra detenuti pericolosi e le loro reti criminali. L’iniziativa, però, ha suscitato immediate proteste tra la popolazione locale, che ricorda i dolorosi capitoli legati all’ex colonia e al tristemente noto penitenziario dell’isola del diavolo.

Dettagli sul nuovo carcere di massima sicurezza in guyana francese

Il nuovo carcere progettato nel territorio della guyana francese sarà dedicato a criminali considerati altamente pericolosi, tra cui i trafficanti di droga e i radicalizzati islamisti. La struttura, prevista per ospitare fino a 500 detenuti, sorgerà nella giungla amazzonica, a poca distanza da saint-laurent-du maroni, una località con una storia penitenziaria carica di significati. L’edificio avrà un regime carcerario molto rigido, con cellule e zone di massima sorveglianza per controllare separatamente i criminali più pericolosi.

Investimenti e ubicazione strategica

Il finanziamento ammonta a circa 400 milioni di euro, una cifra che riflette l’intenzione del governo di investire in modo consistente. L’apertura è prevista entro il 2028. Dal punto di vista logistico, la posizione geografica del carcere è stata scelta anche per isolare i detenuti rispetto alla francia continentale. Questa distanza dovrebbe impedire ogni contatto diretto con le reti criminali attive in europa, soprattutto quelle legate al traffico di stupefacenti che transita dalla regione amazzonica, arrivando da paesi come brasile e suriname.

L’area scelta ha un peso simbolico, poiché saint-laurent-du maroni fu il punto di partenza per molti deportati verso l’isola del diavolo, il cui nome è ancora legato a sofferenze e repressione. La costruzione di un centro penitenziario in quella zona segna, per molti abitanti, una rievocazione di una storia coloniale difficile, scatenando reazioni forti tra la popolazione locale e i rappresentanti politici del territorio.

Le motivazioni ufficiali e gli obiettivi del ministero della giustizia

Gérald Darmanin, ministro della giustizia, ha voluto sottolineare il fine principale di questa costruzione: bloccare il traffico di droga a ogni livello. Il carcere sarà infatti un punto dove concentrare i leader criminali, impedendo loro di continuare ad operare su tutto il territorio francese. Il progetto nasce in seguito a diversi episodi di violenza legati alle organizzazioni criminali nel sistema penitenziario nazionale, episodi definiti dallo stesso ministro come “terroristici”.

Isolamento e impatto sul crimine organizzato

Darmanin ha spiegato che la posizione remota permette di interrompere i collegamenti tra i detenuti e le loro organizzazioni fuori dal carcere. Avvicinare i capi delle reti criminali a un ambiente isolato mira a ridurre drasticamente la loro capacità di coordinare attività illecite. Il luogo è inoltre uno snodo strategico per il traffico di droga nel sud america, visto che gran parte della droga di origine brasiliana e surinamese attraversa la guyana prima di raggiungere la francia.

Accanto a questo progetto, il governo ha promosso nuove misure legislative per contrastare le gang: è stata creata una procura specializzata sul fenomeno criminale, dati maggiori poteri agli inquirenti e un nuovo stato di tutela per i collaboratori di giustizia. Questi passaggi mostrano un approccio deciso nel fronteggiare il crimine organizzato, integrando l’azione sul territorio con la detenzione puntuale dei criminali più pericolosi.

Le reazioni della comunità locale e la polemica politica

L’annuncio del carcere ha scatenato proteste in guyana francese, soprattutto da parte delle istituzioni territoriali e di rappresentanti politici locali. La collettività territoriale della guyana ha criticato la decisione per la mancata consultazione preventiva e ha respinto l’idea di trasformarsi in luogo destinato a detenere criminali e terroristi provenienti dalla francia metropolitana. Le pressioni politiche si sono allargate alla senatrice socialista Marie-Laure Phinera-Horth e alla sindaca di saint-laurent-du maroni, Sophie Charles, che hanno definito il progetto una “reminiscenza dolorosa” legata all’eredità coloniale.

Anche figure nazionali, come Jean-Luc Mélenchon, leader di La France Insoumise, hanno manifestato solidarietà verso gli oppositori del carcere, mettendo in discussione le scelte del governo. Nicolas Mayer-Rossignol, sindaco socialista di Rouen, ha espresso dubbi sull’effettiva efficacia della struttura nel frenare la criminalità organizzata, senza però opporsi completamente al progetto.

Darmanin, dal canto suo, ha risposto alle critiche definendole un “insulto alla repubblica”. Il confronto politico rimane acceso, con la francia che cerca di bilanciare la necessità di sicurezza con le istanze di una comunità che si sente ignorata e ferita da un passato ancora molto presente nell’immaginario collettivo locale.

La vicenda continua a evolversi tra tensioni sociali e la volontà del governo di rafforzare il contrasto al crimine, segnando un nuovo capitolo nel rapporto tra la francia e i suoi territori d’oltremare.

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