L’aumento dell’inflazione sta erodendo i salari degli italiani, causando una perdita significativa del potere d’acquisto. Di fronte a questa situazione, l’associazione Avs ha presentato una proposta di legge che mira a introdurre un adeguamento automatico degli stipendi al tasso d’inflazione ogni anno. L’iniziativa ha trovato appoggio in diversi parlamentari, inclusi Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che nel corso di una conferenza stampa hanno sottolineato l’urgenza di un intervento normativo per fronteggiare una condizione ormai insostenibile per troppi lavoratori.
La perdita di potere d’acquisto e l’impatto sulla vita quotidiana degli italiani
Secondo i dati forniti da Nicola Fratoianni, gli stipendi contrattuali in Italia hanno subito una riduzione reale dell’11,5% tra gennaio 2019 e fine 2024. Questa erosione corrisponde a una perdita superiore a 110 euro al mese per chi guadagna 1.000 euro, una cifra che si traduce in una maggiore difficoltà a soddisfare anche le spese più comuni. Fratoianni ha evidenziato come sia diventato problematico persino concedersi una semplice uscita in famiglia o affrontare imprevisti economici, oltre a gravare ulteriormente sulla gestione delle rate del mutuo.
Il problema non si limita a pochi, ma interessa milioni di lavoratori sia del settore pubblico che privato, che si trovano a dover far fronte a richieste finanziarie maggiori senza contare un salario che fatica a stare al passo con l’inflazione. In questo quadro, il disagio sociale e la tensione economica sono cresciuti, portando a un appello diretto alla politica affinché intervenga con misure concrete. La proposta punta a garantire un adeguamento automatico degli stipendi ogni 12 mesi, da realizzare con un decreto annuale da emanare entro il 30 settembre.
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Tra scala mobile e nuove esigenze: la proposta di una normativa aggiornata
L’idea dell’adeguamento automatico degli stipendi richiama la vecchia scala mobile, meccanismo cancellato circa trent’anni fa, nel 1993. Fratoianni ha ricordato come questa scelta fosse motivata allora dalla preoccupazione di alimentare spirali inflazionistiche, una motivazione ora ritenuta superata. L’inflazione, infatti, ha continuato a crescere in maniera significativa negli ultimi anni, portando a una situazione in cui gli stipendi non riescono più a coprire i costi della vita.
La nuova proposta, battezzata ’Sblocca stipendi’, propone di aggiornare quel modello mantenendo però conto delle condizioni attuali e usando strumenti normativi più recenti e precisi. L’obiettivo è ristabilire un equilibrio tra l’andamento dei prezzi e la retribuzione dei lavoratori, un passo che, secondo Fratoianni, coinvolgerebbe circa 24 milioni di cittadini. L’operazione è quantificata in un costo di circa 2 miliardi di euro.
Coperture finanziarie e scelte politiche sul tavolo
Per affrontare il costo della misura, la proposta suggerisce di intervenire sulle plusvalenze derivanti dalle rendite finanziarie, ritenendo sia possibile reperire risorse senza aumentare il debito o tagliare altre spese sociali. Fratoianni ha aggiunto che, in Italia, la disponibilità economica non manca, soprattutto se si considerano le spese militari degli ultimi anni.
Il tema si presenta quindi come una questione che dipende dalla volontà politica piuttosto che dalla mancanza di fondi. Angelo Bonelli ha definito la proposta un atto di giustizia sociale e ha sottolineato l’importanza di vedere quale sarà la risposta della premier Giorgia Meloni e della coalizione di destra. L’alleanza che sostiene la proposta mira ad aprire un dialogo anche con altri leader di opposizione come Elly Schlein e Giuseppe Conte, immaginando che il sostegno o meno a questa iniziativa possa influenzare la costruzione di un programma comune in vista delle future competizioni politiche.