L’amarissimo peso della pressione mediatica e la responsabilità di prendere decisioni storiche caratterizzano la vita dell’amministratore delegato del Milan, Giorgio Furlani. In un recente incontro rivelatore con Harvard Business School, Furlani ha esposto senza filtri le difficoltà incontrate nella sua posizione, facendo luce sugli aspetti più drammatici del suo lavoro e sulle sfide che la dirigenza rossonera sta affrontando nel periodo recente.
Pressione e responsabilità in un ambiente competitivo
Nell’intervista, Giorgio Furlani ha descritto l’impatto costante dei media sulla sua esperienza lavorativa. “Ho capito che non c’è modo di sfuggire a quello che dicono in tv o sui giornali”, ha dichiarato. Questo clima di continua esposizione pubblica si intensifica durante i momenti critici, contribuendo a creare un’atmosfera di ansia e apprensione. A sottolineare la gravità di alcune situazioni, Furlani ha menzionato le minacce di morte ricevute dopo l’annuncio della vendita di Sandro Tonali, una vicenda che ha sollevato polemiche e divisioni tra i tifosi.
Tali esperienze, descrive il CEO, mettono a dura prova non solo le decisioni aziendali, ma anche la stabilità personale. L’amara riflessione che ne scaturisce è che alcuni aspetti della gestione delle crisi non vengono affrontati nei programmi accademici, nemmeno in una delle istituzioni più prestigiose al mondo come Harvard. Questa realtà è emblematicamente rappresentativa della difficile linea di equilibrio che i dirigenti sportivi devono mantenere tra il business e la passione dei tifosi.
Leggi anche:
La gestione della proprietà RedBird e la strategia futura
Furlani ha anche fatto luce sul cambiamento nella proprietà del club, con l’ingresso del fondo RedBird, subentrato a Elliott. Riflessioni sul suo lavoro con Gerry Cardinale, fondatore del fondo, rivelano un approccio collaborativo nel management. “Ciò che ho imparato lavorando con Gerry è che più punti di contatto abbiamo e meglio è”, ha condiviso, evidenziando l’importanza della comunicazione quotidiana. Le visite di Cardinale a Milano, circa ogni sei settimane, sono momenti cruciali per delineare strategie e affrontare le sfide della stagione sportiva insieme agli altri membri della dirigenza.
Questa sinergia si sviluppa attorno a una strategia chiara: per poter aumentare i ricavi del club, è fondamentale puntare sui risultati sportivi. Furlani spiega il concetto di “ciclo virtuoso” che deve essere alimentato dal successo sul campo, il quale a sua volta genera entrate maggiori da sponsor e biglietti. La pianificazione economica e sportiva si intrecciano, creando un perfetto equilibrio necessario per sostenere la competitività del Milan.
L’addio a Maldini: una decisione difficile e storica
Un tema caldo nell’intervista è stato l’addio di Paolo Maldini, un simbolo del club, che ha rappresentato una svolta epocale per la società. “Lasciarlo andare è stata una decisione storica, per quello che ha significato per il club e per la sua autorevolezza”, ha affermato Furlani, riflettendo sull’impatto che la figura di Maldini ha avuto nel corso degli anni.
Tuttavia, nel contesto di un cambiamento necessario per realizzare la visione di Gerry Cardinale, l’amministratore delegato ha spiegato che era imperativo evolversi e procedere oltre. L’ex difensore, icona del Milan, ha incarnato i valori e la storia del club; la sua uscita ha dunque rappresentato non solo il saluto a un grande calciatore, ma anche una mossa strategica di ampio respiro per il futuro dell’AC Milan.
Queste rivelazioni sottolineano l’eterna lotta tra il rispetto per le tradizioni e la necessità di innovare in un calcio che è in continua trasformazione. Furlani, con pragmaticità e attenzione alle sue parole, mette in luce le complessità di un mondo dove ogni decisione porta con sé pesanti responsabilità e deve essere supportata da una visione chiara e ambiziosa.