I giovani al centro della social sustainability week: tra paradossi e responsabilità sociali

I giovani al centro della social sustainability week: tra paradossi e responsabilità sociali

La Social Sustainability Week a Roma ha esplorato il ruolo dei giovani nella sostenibilità sociale, evidenziando sfide e opportunità attraverso le riflessioni di Cristina Cenci su inclusione e responsabilità collettiva.
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I giovani al centro della social sustainability week: tra paradossi e responsabilità sociali - Gaeta.it

La Social Sustainability Week, tenutasi al Palazzo dell’Informazione a Roma, ha acceso il dibattito sulla sostenibilità sociale e il ruolo dei giovani in questo contesto. L’evento “I giovani e la sostenibilità, talenti da valorizzare” ha visto la partecipazione di Cristina Cenci, Senior Partner di Eikon Strategic Consulting Italia e presidente di Reworld, la quale ha condiviso osservazioni incisive su alcuni paradossi che caratterizzano la sostenibilità sociale. Le sue riflessioni pongono l’accento sulle sfide, ma anche sulle opportunità che il futuro riserva.

La sostenibilità sociale: una responsabilità invisibile

Cristina Cenci ha aperto il suo intervento evidenziando come la sostenibilità sociale sia una dimensione frequentemente trascurata, nonostante sia parte integrante della vita quotidiana di tutti noi. Quando si parla di sostenibilità, spesso l’immaginario comune si rivolge istintivamente a temi ambientali come la conservazione della natura e la riduzione dell’inquinamento. Questa associazione, pur importante, fa ombra alla comprensione della sostenibilità in un contesto più ampio, che comprende valori sociali e comunitari.

Cenci sottolinea che di fronte alla parola “sostenibilità” si genera un’associazione con la necessità di “aiutare” coloro che sono più vulnerabili. Tuttavia, questo approccio assistenzialista, sebbene significativo, non deve escludere la visione della sostenibilità sociale come una vera e propria leva strategica. Prendersi cura degli altri e costruire una società inclusiva non dovrebbe essere visto come un atto di carità, ma come un’opportunità per costruire un futuro migliore e più giusto per tutti.

La sfida principale è superare questa visione limitata e comprendere la sostenibilità sociale come un’iniziativa collettiva che richiede impegno e responsabilità da parte di ogni individuo. Riconoscere il valore che i giovani portano a questa trasformazione è cruciale, poiché possono essere agenti di cambiamento, pronti a contribuire a un modello sociale più equo.

La dualità della sostenibilità: trasformazione o inversione?

Cenci ha anche affrontato un secondo paradosso: la potenzialità della sostenibilità sociale di cambiare direzione, ovvero di trasformarsi nel suo contrario. L’idea di precedere ulteriori parole con una “S” può alterare il significato originale e spesso portare a risultati indesiderati. Questo avviene quando gli obiettivi che ci poniamo nella sfera della sostenibilità sociale non vengono raggiunti come previsto; al contrario, possono generare nuove problematiche.

Ad esempio, il desiderio di avviare programmi di inclusione può trasformarsi in nuove forme di esclusione, dove i gruppi marginalizzati vengono nuovamente messi in secondo piano. La questione si complica ulteriormente quando, nella ricerca di risultati tangibili, ci si ritrova a standardizzare situazioni che sono per loro natura uniche e irripetibili, come le esperienze di vita delle persone. Riconoscere questi paradossi è il primo passo per affrontare in modo efficace le sfide della sostenibilità sociale.

Questa riflessione invita a una maggiore attenzione nella formulazione degli obiettivi, promuovendo una pianificazione strategica che possa realmente rispondere ai bisogni delle comunità. È necessaria una cura particolare nel monitorare i processi e gli effetti delle iniziative avviate, affinché non si corre il rischio di sorvolare su questioni vitali e generare conseguenze inaspettate.

Standardizzazione e misurazione: un equilibrio difficile

Collegandosi ai principi dell’Agenda 2030 e alle nuove normative europee, Cenci ha sollevato preoccupazioni in merito alla rendicontazione delle azioni sostenibili da parte delle aziende. Questo aspetto, pur essendo essenziale, può portare a un tentativo di standardizzare il sociale, cercando di misurare dinamiche complesse e qualitative con parametri rigidi.

La rendicontazione, se fatta in modo errato, può sterilizzare il valore intrinseco delle esperienze umane e della diversità sociale. In particolare, i fattori soggettivi che compongono la vita quotidiana, come le relazioni umane e il senso di appartenenza, sono difficilmente quantificabili. Cenci avverte che se non si pone l’attenzione giusta sul modo in cui queste informazioni vengono raccolte e presentate, si corre il rischio di ridurre la ricchezza dell’esperienza umana a semplici statistiche.

Allo stesso tempo, l’importanza di misurare le azioni intraprese è inevitabile. Solo attraverso la misurazione si possono stabilire obiettivi chiari e valutare i progressi compiuti. Questo equilibrio delicato tra standardizzazione e comprensione profonda delle dinamiche sociali è essenziale per promuovere una vera sostenibilità sociale.

Diversity & Inclusion: un rischio da monitorare

Infine, un altro punto cruciale toccato da Cenci riguarda la Diversity & Inclusion. Sebbene queste tematiche siano fortemente promosse nella società contemporanea, vi è il rischio che vengano male interpretate, generando una sorta di neo-razzismo. Si tratta di una preoccupazione valida: quando si enfatizzano le caratteristiche specifiche di un individuo, c’è il pericolo di ridurre la persona a un’etichetta, creando divisioni invece di unione.

Il dibattito su queste questioni è particolarmente importante perché i giovani, nella loro capacità di riflessione e consapevolezza, possono rappresentare uno specchio di questi paradossi. La loro voce è cruciale per esprimere queste complessità e per proporre soluzioni che superino le apparenze e le semplificazioni.

Il tema della Diversity dovrebbe essere trattato come un’opportunità per valorizzare e integrare le differenze senza cadere nella trappola di un’omologazione forzata. I giovani sono in prima linea nel promuovere un cambiamento reale che incoraggi il rispetto per la diversità come patrimonio da custodire e valorizzare, piuttosto che come ostacolo da superare.

Osservazioni e riflessioni come quelle di Cenci forniscono spunti preziosi per un dibattito costruttivo e per una comprensione più profonda di cosa significhi davvero perseguire una sostenibilità sociale che faccia la differenza, specialmente per le nuove generazioni.

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