Il panorama dei “Shisha Bar” in Italia si è ritrovato al centro di un’importante operazione di controllo da parte delle autorità. Negli ultimi giorni, i carabinieri del NAS, insieme al personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, hanno ispezionato più di 100 esercizi su tutto il territorio nazionale. Durante le verifiche, sono state riscontrate numerose violazioni delle normative relative alla vendita e al consumo di melassa per narghilè e tabacco per pipa ad acqua, portando a severe sanzioni.
I controlli nei “Shisha Bar”
L’operazione condotta dai carabinieri e dall’Agenzia delle Dogane ha evidenziato problematiche significative per quanto riguarda la regolarità di alcuni “Shisha Bar”. Diverse attività sono risultate sprovviste del “patentino speciale”, necessario per la vendita e per il consumo in loco della melassa e del tabacco. Questo documento è essenziale per garantire che i prodotti venduti rispettino le normative nazionali. Chi non possiede tale autorizzazione si espone a sanzioni che possono variare tra 5.000 e 10.000 euro. Nei casi in cui il quantitativo venduto superi i 5 chili, sono previste anche sanzioni penali.
Durante le operazioni di ispezione, sono stati sequestrati oltre 68 chilogrammi di melassa priva di contrassegno, essenziale per attestare la legittimità del prodotto secondo le norme dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Le violazioni accertate non solo compromettono la legalità della vendita, ma possono anche rappresentare un rischio per la salute pubblica, poiché non c’è alcuna garanzia sulla provenienza e sulla qualità dei prodotti venduti.
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Sanzioni e conseguenze legali
Le conseguenze per coloro che operano senza il dovuto permesso possono essere severe. Le sanzioni amministrative vengono calcolate sulla base della quantità di melassa o tabacco venduta. La mancanza del contrassegno giustifica sanzioni che partono da un minimo di 5 euro al grammo, con minimi di 5.000 euro e massimi che possono arrivare fino a 75.000 euro per chi detiene quantità significative. Si fa riferimento a sanzioni penali anche nei casi in cui le violazioni dovessero essere aggravate da ulteriori circostanze.
Questo effetto deterrente è parte della strategia delle autorità nel tentativo di garantire il rispetto delle leggi e proteggere i consumatori. La collaborazione tra i carabinieri e l’Agenzia delle Dogane si è dimostrata altrettanto cruciale in questo contesto, poiché entrambi gli enti lavorano per presidiare la legalità nei vari settori commerciali.
Rischi per la salute dei consumatori
Oltre ai risvolti legali, i rischi per la salute legati al consumo di narghilè non devono essere trascurati. Le autorità sanitarie avvertono che fumare narghilè può avere effetti nocivi sulla salute simili, se non superiori, a quelli del fumo di sigaretta. La durata della sessione di narghilè varia notevolmente, da 20 a 80 minuti, permettendo di inalare un numero elevato di tiri, stimato tra 50 e 200. Questo suggerisce che la quantità di fumi inalati durante una sessione possa equivalere a quella di circa 100 sigarette.
In aggiunta, vi è un altro aspetto di preoccupazione riguardante la trasmissione di malattie infettive. Passare il tubo del narghilè da una persona all’altra, usando lo stesso bocchino, potrebbe facilitare il trasferimento di patogeni contagiosi presenti nella saliva. Questi fattori richiedono un’attenzione continua da parte delle autorità e dei consumatori stessi riguardo alle pratiche di consumo.
Il recente intervento sull’operato dei “Shisha Bar” è una testimonianza del costante impegno delle istituzioni per garantire la salute e la legalità nel mercato dei prodotti del tabacco, assicurando che i consumatori siano protetti da pratiche non conformi e potenzialmente pericolose.