Pier Domenico Bonardo, originario di Castelrosso e figura conosciuta nel volontariato internazionale, è scomparso sabato 26 luglio, all’età di 72 anni. La sua attività ha segnato la risposta italiana al disastro di Chernobyl, attraverso l’organizzazione di viaggi per i bambini bielorussi provenienti dalle zone colpite. La sua morte ha colpito la comunità locale e non solo, perché Bonardo rappresentava un punto di riferimento per chi si impegna nella solidarietà oltre confine.
L’impegno sociale e l’accoglienza dei bambini di chernobyl
Pier Domenico Bonardo aveva intuito, ben prima che l’attenzione generale si soffermasse di nuovo su di essa, la gravità delle conseguenze prodotte dall’incidente nucleare del 1986. Ha dato concretezza alla sua sensibilità sociale organizzando i primi viaggi di bambini provenienti dall’area di Chernobyl, in Italia. Questi viaggi non erano semplici trasferimenti, ma momenti di sollievo e cura per i piccoli ospiti, spesso esposti a effetti a lungo termine dovuti alla radioattività.
La sua iniziativa ha aperto la strada a molte altre forme di accoglienza e assistenza, mobilitando volontari e risorse su tutto il territorio nazionale. Il lavoro di Bonardo ha contribuito a mantenere viva l’attenzione su una tragedia che rischiava di sparire dai riflettori pubblici, rafforzando l’idea che l’impegno civile possa attutire le difficoltà delle vittime più vulnerabili. In Italia, la sua opera è rimasta pietra miliare nelle attività umanitarie legate al disastro nucleare.
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Radici alpine e passione per la bicicletta
Nonostante vivesse da anni in Friuli Venezia Giulia, Bonardo aveva profonde radici nel Piemonte, specialmente nella frazione di Castelrosso, dove era nato e cresciuto. Qui rimaneva legato agli affetti più stretti e ai ricordi di famiglia. Amava trascorrere tempo nella Val Soana, tra le montagne alpine, dove possedeva una casa e godersi la natura e la tranquillità dei sentieri in bicicletta.
La bicicletta rappresentava per lui non solo un hobby ma anche un mezzo per trovare equilibrio personale, per ritemprare mente e corpo. Molti conoscitori lo ricordano pedalare nelle salite e discese della zona, un’immagine semplice ma capace di raccontare molto del suo carattere: riflessivo, instancabile e radicato nei luoghi del cuore. La sua vita si è svolta tra la passione per la natura e l’attenzione verso chi soffre, due aspetti che si sono intrecciati nel suo percorso personale e umano.
Cordoglio a castelrosso e dettagli sulle esequie
I funerali di Pier Domenico Bonardo si terranno martedì 29 luglio, alle 10, nel santuario di Madonna di Rosa a San Vito al Tagliamento. La salma arriverà dalla casa funeraria Eredi Querin di San Vito e sarà esposta in camera ardente lunedì 28 dalle 8.30 alle 18, con apertura alle 8.30 di martedì mattina. Il santo rosario sarà recitato lunedì sera alle 19, sempre nel santuario.
Bonardo lascia la moglie Lidia, la figlia Ilaria, il genero Antonio, i nipoti Alberto e Davide, la madre e il fratello Mario. La comunità di Castelrosso partecipa al dolore della famiglia unite nel ricordo del loro concittadino. La tumulazione avverrà nel cimitero di Casarsa della Delizia. I familiari hanno chiesto che le eventuali offerte siano destinate all’hospice di San Vito, la struttura che lo ha assistito negli ultimi giorni con grande cura.
Ringraziamenti al personale medico e impatto duraturo
La famiglia ha voluto esprimere gratitudine al personale medico e paramedico dell’hospice di San Vito e del C.R.O. di Aviano. Questi operatori hanno assistito Bonardo con attenzione e umanità, garantendo sostegno nella fase finale della sua vita. Il loro ruolo è stato determinante per offrire dignità e conforto al volontario durante la malattia.
La scomparsa di Pier Domenico Bonardo lascia un vuoto nell’ambiente del volontariato e in chi lo ha conosciuto da vicino. Rimane però l’eredità del suo impegno concreto per una causa sociale. Il ricordo dei suoi gesti evidenzia quanto la dedizione verso gli altri possa costruire ponti tra comunità diverse, negli anni e nelle difficoltà. Il suo lavoro continuerà a vivere nelle iniziative e nelle persone che ne hanno condiviso la missione.