Il 22 maggio 2025 il segretario dei Radicali Italiani, Filippo Blengino, è stato arrestato a Milano dopo essersi autodenunciato per aver aperto un negozio di cannabis light nella sede del partito. L’arresto è avvenuto nel contesto di una protesta contro il decreto sicurezza che equipara la cannabis light alla cannabis con Thc, nonostante la prima non abbia effetti psicotropi. Questo episodio ha acceso un nuovo dibattito sulle norme che regolano la cannabis in Italia.
Il gesto di filippo blengino e la denuncia dei radicali italiani
Filippo Blengino ha scelto di autodenunciarsi pubblicamente dopo aver aperto un punto vendita di cannabis light all’interno della sede dei Radicali Italiani. La decisione nasce dalla volontà di sollevare una battaglia legale contro il decreto sicurezza, che ha equiparato questa sostanza a quella contenente Thc. La cannabis light è caratterizzata da un basso contenuto di Thc, non sufficiente a produrre effetti psicotropi. Per anni, questo prodotto era libero di essere venduto in vari esercizi come tabaccherie e negozi specializzati.
La denuncia ufficiale dei Radicali Italiani, lanciata il giorno dell’arresto, mette in luce il contrasto tra l’attuale regolamentazione e la reale natura della cannabis light. Blengino rischia ora sanzioni pesanti, compresa una condanna fino a vent’anni di carcere. Questo dettaglio sottolinea la severità delle conseguenze legali applicate in virtù del decreto sicurezza. L’intenzione dei Radicali è quella di contestare la norma davanti alla Corte costituzionale, puntando a ottenere una revisione che distingua adeguatamente tra diversi tipi di cannabis.
Leggi anche:
Una nuova battaglia legale
La protesta legale avanzata dai Radicali Italiani intende mettere in discussione una normativa che, secondo loro, non tiene conto delle differenze sostanziali presenti tra cannabis light e cannabis con Thc elevato.
Il decreto sicurezza e la regolamentazione della cannabis light in italia
Il decreto sicurezza, in vigore dal 2025, ha introdotto disposizioni severe riguardo alla cannabis, includendo la cannabis light tra le sostanze vietate come la cannabis tradizionale. Prima di questa legge, la cannabis light veniva venduta liberamente, non essendo considerata dannosa e priva di effetti psicotropi. Il decreto ha invece unificato il trattamento normativo, classificando entrambe le sostanze in modo identico.
Questa scelta ha provocato malumori tra i consumatori e gli operatori del settore, che lamentano una restrizione eccessiva e poco giustificata. Nel corso degli ultimi mesi, diverse attività legate alla vendita di cannabis light hanno chiuso o subito sequestri. Il caso di Blengino ha amplificato l’attenzione sul tema, mostrando una frattura tra il quadro legislativo e le posizioni di chi sostiene una regolamentazione più articolata.
Le contestazioni si basano in gran parte sull’assenza di effetti psicoattivi della cannabis light, che contiene un Thc sotto lo 0,2%. Secondo molti esperti, l’equiparazione con la cannabis ricca di Thc è una forzatura che limita diritti e libertà individuali. Questa situazione ha contribuito a creare un dibattito politico e legale intenso, con richieste di interventi che distinguano chiaramente i due prodotti.
La protesta civile come strumento per cambiare la legge
L’arresto di Blengino è stato il risultato di una strategia di disobbedienza civile scelta dai Radicali Italiani per attirare l’attenzione sul tema. L’azione di aprire un negozio di cannabis light nella loro sede rappresenta una provocazione deliberata contro il decreto sicurezza. L’intenzione è mostrare l’assurdità di una norma che tratta in modo identico sostanze con caratteristiche molto diverse.
Questa forma di protesta non mira solo a una visibilità mediatica. I Radicali intendono utilizzare il caso per portare la questione davanti alla Corte costituzionale, cercando di ottenere una sentenza che possa modificare il quadro giuridico attuale. L’iniziativa ha attirato l’interesse di altri gruppi favorevoli a una regolamentazione più flessibile della cannabis light.
Disobbedienza civile e sanzioni
Blengino, nel corso delle ultime settimane, ha spiegato più volte la necessità di distinguere tra sostanze psicotrope e non, evidenziando le conseguenze legali sproporzionate del decreto. La disobbedienza civile, infatti, rischia di portarlo a una condanna pesante, ma non è stata abbandonata. I Radicali sottolineano la volontà di proseguire la battaglia fino a ottenere un rifacimento delle norme.
Le ricadute sul dibattito pubblico e sulle normative future
L’arresto del segretario dei Radicali ha riacceso il dibattito pubblico sulle leggi che regolano la cannabis in Italia. Diversi parlamentari e gruppi politici hanno preso posizione, dividendo l’opinione tra chi sostiene l’adozione di regolamenti più permissivi e chi appoggia il pugno duro deciso dal decreto sicurezza. Nella società civile, le opinioni sono altrettanto variegate, con una parte significativa della popolazione favorevole alla differenziazione tra cannabis light e cannabis con Thc.
I confronti in ambito istituzionale potrebbero ora riaprire le porte a modifiche legislative. La Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi, avrà un ruolo centrale nel determinare se il decreto possa rimanere così com’è o debba subire rilevanti correzioni. Il caso Blengino potrebbe diventare un punto di riferimento nella giurisprudenza urbana legata alle sostanze derivanti dalla cannabis.
Impatto sul settore commerciale
Sul piano pratico, la situazione degli operatori commerciali potrebbe mutare se una sentenza modificasse l’attuale decreto. Attualmente molti negozi, già messi in difficoltà dal sequestro di merce e da multe, attendono risposte. Il quadro normativo resta incerto, alimentando una situazione delicata per chi lavora nel settore della cannabis light.
Questi fatti segnano un momento cruciale nella storia delle normative italiane sulla cannabis. La battaglia legale e civile in corso garantiranno nuove evoluzioni nelle prossime settimane, a seguito delle decisioni prese dai tribunali e del confronto istituzionale che è già in atto.