Milano tra omicidi e bande armate: l’arte della memoria nei tumultuosi anni ’50 e ’80

La mostra “Sotto assalto” esplora la violenza e la criminalità a Milano tra gli anni ’50 e ’80, analizzando bande armate e atti di violenza politica attraverso documenti storici e testimonianze.
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Milano tra omicidi e bande armate: l'arte della memoria nei tumultuosi anni '50 e '80 - Gaeta.it

La recente mostra “Sotto assalto. Bande armate e violenza politica nella Milano del secondo dopoguerra” offre un’analisi profonda delle fonti archivistiche che raccontano la violenza e la criminalità che hanno segnato Milano tra gli anni ’50 e ’80. Grazie al lavoro di archiviazione di Carmela Santoro e Fulvio Beschi, il visitatore ha l’opportunità di esplorare una parte cruciale della storia della città, nel contesto di un’Italia in tumulto. L’evento si inserisce nelle Giornate Europee del Patrimonio 2024, aprendo le porte al pubblico nei pomeriggi dell’11 e 12 ottobre e durante la Domenica di Carta 2024.

Le bande criminali e la microcriminalità

La prima sezione della mostra è dedicata alle bande criminali attive a Milano, un fenomeno che ha caratterizzato in modo particolare gli anni ’50 e ’70. Durante questo periodo, le rapine e i cruenti fatti di cronaca nera si sono intensificati, portando la città a essere teatro di episodi di grande violenza. Tra le bande più note vi è quella di via Osoppo, espressione della microcriminalità milanese chiamata “ligera”. Questa banda, pur essendo radicata nella tradizione del crimine organizzato più “leggero”, ha compiuto colpi significativi, andando a influenzare il panorama criminale dell’epoca.

Un’altra banda di rilievo è stata quella di Cavallero, insieme a quella della Comasina, il cui capo, Renato Vallanzasca, è diventato simbolo di una generazione di criminali che si è distinta per ferocia e audacia nei colpi messi a segno. Le gallerie della mostra offrono una visione dettagliata delle azioni compiute da queste bande, con fotografie storiche, documenti giudiziari e resoconti che ricostruiscono le dinamiche di un periodo segnato dall’assenza di sicurezza e dal predominio della violenza.

La presenza di testimonianze dirette e di reperti dell’epoca aiuta i visitatori ad immergersi in una realtà complessa, facendo emergere in modo vivido la paura e l’inquietudine che ha afflitto Milano. Questo contesto potrebbe apparire lontano dalla successiva metamorfosi della città, che da capitale della criminalità è divenuta meta del design e della fashion week.

Violenza politica e strategia della tensione

Un’altra fondamentale sezione della mostra è dedicata agli episodi di violenza politica che hanno costellato gli stessi anni. In particolare, l’attenzione è rivolta agli attentati e agli omicidi avvenuti durante il periodo della strategia della tensione, un fenomeno insidioso che ha utilizzato la violenza per destabilizzare l’assetto sociale e politico del paese. La cronologia di questi eventi è fondamentale per comprendere le dinamiche di paura e repressione che circondarono l’Italia.

I visitatori possono approfondire i terribili eventi degli anni ’69, come gli attentati avvenuti a Milano che segnarono l’inizio di una stagione di violenza politica. Tra questi, l’omicidio del commissario Calabresi, un episodio che scatenò una vera e propria caccia alle streghe contro gruppi di frangia, ma anche l’assassinio del giornalista Walter Tobagi, un professionista che pagò con la vita il suo impegno nell’informazione. La mostra presenta documenti che testimoniano questi eventi, tra cui disegni e registrazioni processuali, mantenendo viva la memoria di una stagione di conflitti e incertezze.

L’esposizione offre anche dettagli su attentati mirati, come quello contro la Questura di Milano e altre azioni condotte da gruppi armati di estrazione diversa, mettendo in rilievo che dietro gli atti di violenza vi era un piano strategico orientato a influenzare l’opinione pubblica e il governo. Attraverso questi materiali, il visitatore può cogliere l’intreccio tra delinquenza e ideologia, evidenziando come entrambi gli aspetti abbiano forgiato la vita quotidiana della città.

Dettagli e documentazione della mostra

La mostra non è solo un’esperienza visiva, ma anche un’importante occasione di riflessione sull’importanza della memoria storica. Tra i documenti in esposizione spiccano una ricostruzione della rapina di via Osoppo, le fotografie di armi sequestrate durante il processo contro la banda Cavallero, e una particolare attenzione all’ordigno inesploso portato in aula durante il processo di piazza Fontana. Questi reperti non solo raccontano una storia di violenza, ma fungono anche da moniti sulle conseguenze di una società segnata dalla paura.

In questo contesto, il visitatore è invitato a riflettere sulle implicazioni di questi eventi storici nella società contemporanea. La partecipazione alla mostra è gratuita, fino a esaurimento posti, rendendo quest’iniziativa accessibile a tutti coloro che desiderano avvicinarsi a un periodo oscuro ma cruciale della storia di Milano e dell’Italia.

Con il suo focus sulle testimonianze storiche, la mostra rappresenta non solo un’importante occasione di apprendimento, ma anche un richiamo alla responsabilità civica di ricordare gli eventi del passato per poter costruire un futuro migliore.

Ultimo aggiornamento il 28 Settembre 2024 da Sofia Greco

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